Recensione: Ten Years In Rage

Di The Dark Alcatraz - 5 Ottobre 2004 - 0:00
Ten Years In Rage
Band: Rage
Etichetta:
Genere:
Anno: 1994
Nazione:
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75

Il disco del decimo anniversario.
Un appuntamento a cui tutti le band guardando con un pizzico di soggezione, unito a molta, ma molta scaramanzia. Che non si dica che per i tedeschi Rage la cosa non fosse stata così. La banda di Peavey e soci infatti, si presenta a questo importante appuntamento, galvanizzata dal grandissimo successo ottenuto con “Trapped!” nel 1992, e col disco immediatamente precedente al decenario, “The Missink Link”.

Ci troviamo dunque nel 1994 e lontani erano i tempi in cui i Nostri diedero alla luce il loro primo lavoro in studio ( un EP dal titolo: “Depraved To Black” ), in cui neanche portavano il monicker di Rage, bensì si proponevano alle piazze col vessillo di Avenger.
Ed ecco allora proporre all’ esigentissimo pubblico della scena anni 90 questo “Ten Years In Rage”, col quale, fin dal titolo, i Rage hanno avuto premura di ricordare l’ importante ricorrenza, che ivi si festeggiava nella loro carriera di musicisti.
Il platter ( nella versione che stiamo esaminando, ovvero la rimasterizzazione del 2002, su etichetta Noise Records ) consta di 10 pezzi più ben altre 5 bonus tracks, fra le quali due versioni live appartenenti a “Trapped!” e una al precente “The Missing Link”.
Si inizia a fare sul serio fin dalla prima traccia, la rocciosa “Vertigo”, passando poi, repentinamente, per la subdola “She Killed And Smiled”, in cui Peavy si esibisce in una performance particolarmente ispirata, specie nell’ intonazione del refrain.

Si continua poi con “Destination Day”, altro pezzo in cui la band mette in evidenza una potenza impressionante, grazie anche alle battute del puntualissimo Chris Efthimiadis.

Troppo bello per essere vero però, perché i sogni di gloria e i buoni propositi della band si spengono miseramente nella seconda parte della tracklist, in cui vengono presentati, nell’ordine, quattro brani piuttosto modesti, poveri cioè di idee, quasi a dare l’impressione di uscire forzati dagli strumenti dei loro compositori. Ma facciamo dei nomi, in gloria della chiarezza: “Take my Blood”, “No Sign of Life”, “Submission” e “The Unknown”.

La citata seconda parte del disco è piuttosto deludente perché, a conti fatti, ci si rende conto che il maggior difetto dei brani che la compongono sia la palese mancanza lucidità della band e sembra quasi che i Rage abbiano voluto imporre una metrica a questi brani che in realtà non gli apparteneva. Intendo dire, in pratica, che molto probabilmente i tedeschi avrebbero fatto meglio a privilegiare anche solo un poco di più la melodia, piuttosto che picchiare e basta sugli strumenti, senza nessun comun denominatore. Dispiace poi perché, alla base di tutto, i pezzi erano più che discreti, ma tendono, in questo caso, via via a perdere gran parte della loro attrattiva per delle sciocchezze che la band era, a mio avviso, in grado di gestire più che egregiamente.

Si rivede in parte la luce con due buone esecuzioni, “Dangerous Heritage”, una vera e propria speed track in pieno stile “The Missing Link” e una rivisitazione di “Prayers Of Steel”, title track del primo full lenght dei tempi degli Avenger, uscito nel 1985.
Davvero molto ben fatta e fedele all’ originale, anzi direi migliorata in alcune inevitabili pecche commesse ai tempi dagli allora Avenger, classici delle band agli esordi. Migliorata dunque la resa sonora e la produzione: il pezzo acquista tutta un’ altra carica e personalità, il tutto, ovviamente, a giovamento dell’ ascoltatore.

Si parlava prima delle bonus tracks. Che dire, senza infamia e senza lode le due edizioni live appartenenti al capolavoro “Trapped!”. Si tratta, per dovere di cronaca, di “Solitary Man” e “Enough Is Enough”. C’è poi, come ricordavamo qualche rigo più su, un altro pezzo eseguito in live, appartenente al precedente “The Missing Link”, “From The Underworld” che risulta essere la più interessante delle proposte come Bonus Tracks per questo album.

Prestazione non eccelsa insomma per i Rage che, in occasione del loro decimo compleanno, non si può dire abbiano deluso. In ogni caso però, le aspettative che una band di questo calibro riserva per una ricorrenza così importante sono, senza ombra di dubbio, tutt’ altre.
Se non fosse che questo mio commento sia nato molto a posteriori, rispetto al disco in questione, si potrebbe dire che i Rage stessero attraversando un periodo involutivo non indifferente, ma tutti sappiamo come poi sono andate realmente le cose, già a partite dall’ anno successivo, il 95 che vedrà l’uscita di un certo “Black In Mind”, che non ha di certo bisogno di presentazioni.
Si può parlare però di prestazione poco ispirata, questo si, diciamo che con questo “Ten Years In Rage” i tedeschi vengono rimandati a settembre, per poi essere promossi a pieni voti, già nell’ anno successivo, come abbiamo precedentemente ricordato.
Daniele “The Dark Alcatraz” Cecchini

TRACKLIST
1. Vertigo
2. She Killed And Smiled
3. Destination Day
4. Take My Blood
5. No Sign Of Life
6. Submission
7. The Unknown
8. Dangerous Heritage
9. The Blow In A Row
BONUS TRACKS

10. Brainsucker
11. On The Edge ( live )
12. Solitary Man ( live )
13. Enough Is Enough ( live )
14. From The Underworld ( live )

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