Recensione: Ten Years of Pussy

Di Stefano Ricetti - 26 Luglio 2015 - 12:30
Ten Years of Pussy
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2015
Nazione:
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64

Quasi vent’anni di milizia lungo le strade del rock’n’roll più sporco e fracassone, sempre con il sorriso sulle labbra accompagnato de tonnellate di ironia, aumentate di anno in anno in maniera direttamente proporzionale al decadimento della carica sexy/trasgressiva legata al gruppo, inesorabilmente collegata alla componente femminile della line-up, condannata da carte di identità sempre più sbiadite.

L’impietoso scorrere del tempo colpisce tutti, del resto: fare oggi copertine come quella di Let Them Eat Pussy del ’98 sarebbe esercizio patetico oltreché triste e infatti gli yankee, intelligentemente, da qualche lustro a questa parte hanno virato verso un atteggiamento ancor più guascone che non in passato, più alcoolico, reinventandosi e riuscendo a rimanere credibili quanto basta. Tanto di cappello quindi alla coppia artistica – e anche nella vita – costituita da “baffo” Blaine Cartwright e dalla biondona Ruyter Suys, così come ai due fidi pard Bonnie Buitrago (la bassista ) e Jeremy Thompson (il batterista).      

Dopo Dirty Best of Nashwille Pussy del 2005, che rappresentava su disco quanto sapessero esprimere i ‘Pussy sino a quel momento storico, esce quest’anno Ten Years of Pussy, doppio che Cd che vuole suggellare, sin dalla scaletta, il patto d’acciaio che da dieci anni lega la band alla label tedesca Spv, esplicitato lungo tre album. Trattasi infatti di una compilation bella e buona, seppure ben infiocchettata – digipak a tre ante, libretto succulento, belle foto – dai tratti atipici. Accantonati alcuni hit i Nashwille Pussy hanno optato per una tracklist che desse la giusta visibilità anche a brani toccati solamente di striscio dalle luci della ribalta.

Accanto a Lazy Jesus, impreziosita dalla collaborazione di Lemmy Kilmister dei Motorhead – combo da sempre adorato dai quattro originari di Atlanta – e I’m so High fatta a braccetto con Danko Jones, fanno la loro porca figura schegge Rock’N’Roll quali Come On Come On, Going Down SwingingHate and Whiskey, Pussy Time, Pillbilly e la suadente Before The Drugs Wear Off.    

Il secondo Cd incapsula uno stralcio della performance dal vivo del gruppo in quel di Nottingham, nel 2009, quando godevano dei Supersuckers in qualità di opening act. La carica alcoolica degli americani sgorga a piane mani dal dischetto ottico, d’altronde altro non porrebbe essere nel momento in cui si inanellano pezzi killer quali Go Motherfucker Go e You’re Going Down, innervati da una resa alle casse degna.

Lungi dal possedere le stimmate di un must per questo 2015, Ten Years of Pussy fornisce un recente spaccato dei casinari della Georgia, nulla più e nulla meno, senza aggiungere nulla alla Loro reputazione artistica da sempre sopra le righe, nel bene e nel male. Se mai ce ne fosse ancora bisogno anche questultima, ulteriore uscita conferma, da parte dei Nashwille Pussy, la scelta di rimanere ed essere fieramente underground a vita!               

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

 

 

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78