Recensione: The Avenger [Reissue]

Di _DooM_ - 7 Gennaio 2010 - 0:00
The Avenger [Reissue]
Band: Amon Amarth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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80

“…We fight the world on these battlefields
To re-erect the pagan pride…”

Tutta la musica, a prescindere dal genere, è in grado di trasmettere emozioni che, diversamente, molte altre altissime Arti non sono in grado di regalare. Il feeling che si instaura tra l’ascoltatore e le note delle canzoni è qualcosa di magico, intimistico, assolutamente unico. Questo è quello che la musica degli Amon Amarth, per me, ha sempre rappresentato. Qui trovo la reale potenza della musica: nella fase rievocativa,o per dirla più cinematograficamente, di flash back, che molti dischi sono in grado di regalare a chi ha l’accortezza di sapersi abbandonare alle note. Quando la ristampa di The Avenger è magicamente comparsa nel mio lettore, come d’incanto mi sono ritrovato nel lontano 1999, catapultato indietro nel tempo da un turbinio di emozioni, di scariche di adrenalina e di ricordi. Come poter dimenticare lo stupore? Impossibile. Come poter affievolire i sussulti del cuore che batte al ritmo delle percussioni dell’opener “Bleed for Ancient Gods”? Dieci anni sono stati spazzati via con la furia cieca del growl del buon Johan Hegg.
The Avenger fu chiamato a bissare il successo planetario di Once sent from the Golden Hall, album che è stato portato agli onori della cronaca come pietra miliare del death metal melodico di matrice prettamente, orgogliosamente, brutalmente svedese. Nulla di più vero, analizzando la storia della band di Tumpa,  e quindi niente di più atteso considerando le prerogative. The Avenger fu, per tanti appassionati del genere, una conferma e un segnale distintivo di continuità e di serietà compositiva. Celebrato come capolavoro o come “traditore delle aspettative”, il disco non passò di certo inosservato vista la spasmodica attesa di cui si circondò, anche se non rientra nelle preferenze assolute dei fans; anzi è spesso dimenticato e riposto nella parte più polverosa della memoria non trovando la giusta collocazione nella discografia d’eccellenza della band. Mi sembra quasi irrispettoso e banale commentare la musica proposta nel platter: “Thor Arise” (per chi ha avuto la fortuna di acquistare il digipack), “Legend Of A Banished Man” o “The Last With Pagan Blood” non hanno sicuramente bisogno di ulteriori disamine o discussioni. La storia non si discute, non può essere soggetta a troppe parole. La musica: questo è il punto!
Dopo dieci anni è questo  il lato più sconvolgente del disco: continua a suonare tremendamente attuale, mai scontato né banale nelle sue metriche guerrafondaie. Un album dichiaratamente guerriero, impavido, sprezzante del nemico che non ha mai preso in considerazione la possibilità di fare dei prigionieri.
Assoluto nelle grande famiglia del viking, innovativo come ogni album dell’amato Monte Fato. È tutto qui il segreto e la magia della band: l’essersi discostata da quei cliché puramente black che hanno battezzato un genere, eterogeneo e comunicativo nelle sue sfaccettature, come il viking metal. Gli Amon Amarth sono  riusciti a impadronirsi di una scena fatta di cultori, di amanti quasi di “nicchia” di un mondo e di un genere musicale agli albori assaporato ed esplorato brevemente dal lungimirante Ace Börje Thomas Forsberg, per tutti l’indimenticato Quorthon, e di renderlo appetibile ad una vasta platea di appassionati di musica metal. I Nostri si sono sempre discostati dall’influenza dello sfortunato leader dei Bathory riconoscendogli in ogni caso, questo è da dire, il grande merito di aver “aperto una porta” sulle coscienze dei popoli scandinavi in primis, e degli europei in un secondo momento, sulla mitologia e la storia pre cristiana. The Avenger, a mio giudizio, fu un ottimo album di transizione, tra l’eccellenza dei predecessori  e le sfolgoranti conferme del futuro prossimo.
Non si rischia di cadere nella subdola tentazione di sopravvalutare un disco per lo sventato gusto di giudicare come gioielli album datati di band oramai all’apice della fama e della gloria solo per la malata usanza di “salire sul carro dei vincitori”. Siamo d’innanzi a una vera e propria chicca, sfornata e servita da una band che ha fatto della coerenza musicale un vero e proprio dogma, un marchio di fabbrica  tanto quanto il timbro delle chitarre o la personalità egocentrica del sopracitato Johan. Fantastico, attuale a dispetto dello scorrere del tempo, quasi immune allo stravolgimento delle ere e delle follie del mondo moderno. The Avenger resterà sempre una perla incastonata nella corona di Gestumblindi.


“…We fight the world
With glowing metal
Now the falses will pay

Our fight has just begun
We’re sent from hall of gold
Messengers of death…”

Tralasciando il non secondario interesse economico della Metalblade (di cui potremo parlare fino alla nausea dividendoci tra romantici e donchisciottiani detrattori del mero business da una parte e favorevoli e più realisti conformi al logico mercato musicale dall’altra) non possiamo esimerci da riconoscere a questo album l’eccellente fattura a dispetto della diffusione molto inferiore rispetto ad altri titoli nella discografia del Monte Fato.
La magia del disco è bissata, come da usanza nelle ristampe della band, in versione live quasi a volerne sottolineare il devastante impatto che i cinque hanno sul pubblico assiepato contro le balaustre. Perché a mio avviso la forza della band e la longevità la si devono ricercare non solo nell’enorme qualità della musica proposta, ma anche dalla sapiente combinazione di fattori deflagranti come le due fasi delle molotov: proposta musicale e feeling con il proprio pubblico. Perché è questo pubblico che li ha portati in cima alle vette del metal odierno e, di contro, gli Amon Amarth lo ripagano con spettacoli di altissimo valore empatico, in cui ognuno può trovare l’essenza di un’arte che è molto più di un intrattenimento.

Daniele Peluso

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TRACKLIST:

Disco 01

1. Bleed For Ancient Gods
2. The Last With Pagan Blood
3. North Sea Storm
4. Avenger
5. God, His Son And Holy Whore
6. Metalwrath
7. Legend Of A Banished Man
8. Thor Arise (bonus track)

Disco 02 (Live)

1. Bleed For Ancient Gods
2. The Last With Pagan Blood
3. North Sea Storm
4. Avenger
5. God, His Son And Holy Whore
6. Metalwrath
7. Legend Of A Banished Man

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