Recensione: The Ballad Of Mary

Di Damiano Fiamin - 30 Maggio 2011 - 0:00
The Ballad Of Mary
Band: Grave Digger
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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52

E’ sempre difficile comprendere le ragioni che portano gli artisti a decidere di dare un seguito ad un loro vecchio album di successo. E’ accaduto tante volte e possiamo scommettere che non sarà di certo l’ultima. Anche i Grave Digger non hanno resistito alla tentazione di perpetrare questa tradizione e dare una continuazione ad uno dei loro capolavori, producendo il discutibile The Clans Will Rise Again.

Con questa premessa, è lecito domandarsi quali siano le motivazioni dietro quest’ultima produzione dei becchini teutonici. Sicuramente, questo EP nasce come ponte per The Clans Are Still Marching, il DVD che immortala il concerto realizzato dal gruppo tedesco per festeggiare trent’anni di onorata carriera al Wacken 2010; non possiamo dubitare che sia stato preso in considerazione il traino commerciale che viene garantito da un nome collaudato ma, in questo caso, si ha l’impressione che abbia avuto il suo peso l’effetto nostalgia: pare quasi che i Digger abbiano voluto saldare nella loro (e nella nostra) memoria le emozioni che hanno provato durante l’esibizione, omaggiati da colleghi come il leader dei Blind Guardian Hansi Kürsch, Doro Pesch ed i Van Canto. Scorrendo tra le tracce, l’impressione è quella di un prodotto nato dopo una cenetta tra amici dove, dopo qualche birra, i padroni di casa si mettono a suonare qualcuno dei propri successi del passato, accompagnati dagli ospiti. Ovviamente, non mi riferisco alla qualità della registrazione, che è pulita e precisa come ci si può aspettare da un gruppo di questo calibro, quanto piuttosto all’atmosfera che permea l’EP.

Prendiamo The Ballad of Mary, ad esempio: la title-track è proposta in due versioni, nella prima, Boltendahl duetta con Doro mentre, in maniera abbastanza discreta, i Van Canto accompagnano i due singer con la loro caratteristica eufonia vocale; il secondo riadattamento si differenzia dal precedente per essere registrato quasi completamente con strumenti acustici e per l’assenza del supporto a cappella. Il confronto con l’originale è quasi improponibile: sebbene la prima riproposizione sia anche orecchiabile, bisogna ammettere che nessuna delle due versioni riesce a ricreare l’energia primigena del brano di partenza; il risultato è certo più vicino al lamento affranto di Mary ma manca di quella forza sporca che trasudava nell’album del ’96.

In mezzo alle due ballate, i Grave Digger reinterpretano uno dei loro cavalli di battaglia: Rebellion. Oltre che dai Van Canto, in questo caso il supporto è fornito da Hansi Kürsch. Seguendo lo schema collaudato nel duetto precedente, i due cantanti si alternano per qualche strofa per poi raggiungere il ritornello insieme. Sebbene la voce del singer dei Blind Guardian non sia adattissima per questa canzone, l’effetto finale non è malvagio. Chiudono l’EP Highland Farewell e Coming Home, brani provenienti da The Clans Will Rise Again e qui riproposti in sotto la riprovevole etichettatura di “versione karaoke” che, in pratica, non è altro che una variante strumentale da cui sono state epurate tutte le parti vocali ad esclusione dei cori. La cenetta tra amici volge al termine, i cantanti sono stanchi e lasciano i musicisti a suonare, permettendo a chi vuole di unirsi a loro per divertirsi un po’, alzando un boccale alla salute degli ospiti.

Il periodo d’oro del quintetto tedesco è sicuramente passato ma una resurrezione è sempre possibile, come dimostrato nel recente Ballads Of a Hangman. Quest’album, però, non può che essere considerato un omaggio dei Grave Digger a loro stessi ed ai propri fan: le uniche due tracce che possono dare un senso alla produzione sono le prime due, gradevoli, per quanto superflue, varianti di canzoni scolpite nella memoria di tutti coloro che apprezzano l’opera del gruppo tedesco, varianti forse troppo melodiche e ripulite per essere pienamente gradite dai fan della prima ora ma comunque di buon livello. Acquisto obbligato per tutti quanti quelli che non possono fare a meno di possedere qualunque cosa porti il nome Grave Digger, investimento da ponderare attentamente per tutti gli altri.

Damiano “kewlar” Fiamin

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Tracklist:

  1. The Ballad Of Mary (Queen Of Scots)
  2. Rebellion
  3. The Ballad Of Mary (Queen Of Scots) – Extended Symphonic Version
  4. Highland Farewell
  5. Coming Home

Formazione:

Chris Boltendahl – Voce
Axel Ritt – Chitarra
Hans Peter Katzenburg – Tastiere
Jens Becker – Basso
Stefan Arnold – Batteria

Ospiti:

Hansi Kürsch – Voce
Doro Pesch – Voce
Van Canto – Voce

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