Recensione: The Circle

Di Stefano Santamaria - 11 Aprile 2017 - 0:00
The Circle
Band: Faithessence
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2016
Nazione:
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85

Immaginatevi di trovarvi in uno stato d’animo in cui, ubriachi di idee, una spinta interiore  vi porti a creare qualcosa che non pensavate di poter plasmare. Inconsapevoli vi esprimereste, liberi da ogni freno inibitorio, espressione pura che sgorga da dentro e che non vi permette di restar fermi. Colori, sfumature ed adrenalina vi darebbero una scossa, scuotendovi. Questo è ciò che gli italianissimi Faithessence ci comunicano, con il loro primo album in studio.

“The Circle”, così si intitola, è un lavoro poliedrico, che si muove su lidi thrash progressive e che pensiamo possa essere definito avanguardista nel filone di appartenenza. Sviscerando i vari pezzi, troviamo infinite influenze, i cui suoni e produzione guardano agli anni novanta, ricordandoci per genialità ed approccio i Thought Industry. Un altro paragone è con i Voivod e ad un crossover di note che ci porta alla mente i Faith No More ed Anacrusis.

Alcuni approcci di chitarre, come ad esempio in ‘Humanity’ ci rammentano anche il black metal, distorsioni che poi però rientrano nei “ranghi”, utilizzate per donare quel senso di caos che forse gli artisti volevano trasmetterci. In questo senso è interessante constatare come i Faithessence non si pongano limiti, risultando spontanei e mai innamorati del lapillo tecnico o dell’assolo di compiacenza. Non mancano momenti vocali più ruvidi, le cui tonalità però non vanno mai oltre la definizione di groove, mentre le suite più “pulite” restano appannaggio di un thrash heavy dalle velleità progressive.

 In un panorama musicale in cui spesso rendere la produzione “unta” e di impatto è la parola d’ordine, quasi a voler gonfiare a dismisura la massa muscolare dei suoni, apprezziamo la scelta controcorrente dei Faithessence. In tal guisa possiamo così apprezzare tutti i particolari e le idee dei ragazzi, restando su una dimensione di suoni che, come dicevamo poc’anzi, ci ricorda molto gli anni novanta. Non c’è così l’intenzione di stupire ed abbagliare, ma di concretamente incidere con idee ed una proposta che, se saprete pazientemente assimilare, vi darà soddisfazioni.

Auspichiamo la genuinità dei ragazzi resti intatta, perché la personalità c’è, come anche competenza ed emotività.

Stefano “Thiess” Santamaria

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