Recensione: The Curse Hidden In The Beauty

Di Eric Nicodemo - 22 Agosto 2018 - 11:00
The Curse Hidden In The Beauty
Etichetta:
Genere: Vario 
Anno: 2018
Nazione:
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70

Un monicker come “No Class D.G.” (alias Sergio Vallero, Fabio Fenoglio e Alessandro Parisi), non ammette repliche e rivela l’inclinazione del combo senza smancerie: sudato, polveroso, rauco metal, imparentato con stoner e southern, la cui discendenza risale fino ai Black Sabbath e ai Motorhead, coinvolgendo la scena heavy e alternative statunitense post anni Ottanta (non a caso la voce di Sergio Vallero richiama l’ugola sporcata e raschiante di personaggi quali Rob Zombie).

Messa a punto la macchina da guerra in forma del presente EP, marchiato “The Curse Hidden In The Beauty”, il trio piemontese (esordiente nel 2016 con “No Way In Hell”) irrompe sulle scene con la schiacciasassi “Belaglia’s Song”, canzone alimentata da suoni massicci e ossessivi. “Claustrophobic Blues” non tradisce le aspettative di riff intrappolati in un loop claustrofobico. Il guitar solo apparirebbe ortodosso se non fosse deformato dall’atmosfera insalubre che trasuda il pezzo. “I’m (not) A Dead Man” è posseduto da un groove tanto abrasivo quanto accattivante, anche grazie al ritornello a presa rapida. Semplice, chirurgico, efficace. “I Wish I Had The Power” funge da canzone bifronte della tracklist: possiede velocità e ritmo ma anche pattern in slow-motion, dal carattere macilento, accentuato dal tocco malinconico e torrido dell’armonica che striscia come un crotalo sul terreno arido (aggiunta riuscita e congeniale ai testi).

Insomma, carne al fuoco ce n’è e per metterla a rosolare a dovere sarà necessario escogitare refrain killer e qualche assolo più articolato (il bridge di “I’m (not) A Dead Man si incaglia in troppi passaggi reiterati per la sua breve durata), senza dimenticare l’aggiunta di maggior varietà nel contesto ritmico (a riguardo, la doppia facciata ritmica di “I Wish I Had The Power” è da tenere in seria considerazione).

Affilate le lame, si potrà penetrare con maggior disinvoltura nel cervello del metallaro, assorto com’è dalla sovrabbondanza di produzioni e demotape.

Eric Nicodemo

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