Recensione: The Dark Epic

Di Vittorio Cafiero - 16 Marzo 2011 - 0:00
The Dark Epic
60

Con un moniker bizzarro (forse troppo per il genere proposto) e un artwork da fumetto vintage, gli One Man Army And The Undead Quartet, band il cui leader è Johan Lindstrand degli indimenticati The Crown, si ripresentano oggi con “The Dark Epic”, il loro quarto full-length e secondo su Massacre Records.

Così come per i lavori precedenti il genere proposto è, come la moda attuale spesso impone, ‘troppo thrash’ per essere definito death metal e ‘troppo death’ per inserirsi pienamente nel thrash metal. Poco importa, in ogni caso. La solita produzione eccellente (per merito di Jonas Kjellgren, già al lavoro con Scar Symmetry e Carnal Forge), ormai garantita in terra scandinava, e i dettagli curati a livello di arrangiamenti e di prodotto nel suo complesso indicano buoni mezzi, ma da un certo punto di vista tendono a livellare e a conformare il risultato, impoverendone l’eventuale personalità.

Disquisizioni ‘filosofiche’ a parte, “The Dark Epic” si apre con la tellurica “Stitch”, ideale incrocio tra le accelerate che hanno reso grandi gli Slayer e una certa claustrofobia tipica degli ultimi The Haunted: ritmiche serrate e con buone varianti, lavoro solistico agguerrito per una classica canzone d’apertura. Ben strutturata nel complesso, anche se non memorabile, la successiva “The Zombie Syndrome (Of Acid And Man)”. Discorso diametralmente opposto, invece, per “Inside The Head Of God”, dotata sia di un ritornello entusiasmante e spacca collo, sia di un eccellente exploit di chitarra solista. La classica power-song trascinante e rappresentativa che, se fosse contornata da episodi altrettanto incisivi, potrebbe far lievitare il giudizio complessivo del lavoro.
Detto ciò, non si può purtroppo tacere un’altra osservazione. Molte band moderne, purtroppo, accanto ad un’ottima produzione e a un’energia esplicita, spesso ‘dimenticano’ l’ingrediente principale: il songwriting, ossia… lo scrivere belle canzoni! Proprio a tal proposito, “Sandman Apocalypse” non graffia e i suoi abbondantissimi sette minuti invitano chi scrive a passare direttamente alla successiva “The Pleasures Of Slavery” la quale, pur non facendo gridare al miracolo, è senza dubbio più piacevole: inframmezzata da un lungo ed elaborato solo, presenta nella seconda parte una serie di break che aiutano a rompere il ritmo.
Inizio maestoso per “Skeletons Of Rose Hall”, che alterna parti più tirate ad altre più anthemiche e cadenzate, senza però trovare vero mordente o una propria personalità; non che ogni track debba per forza di cose essere caratterizzata dalla solita struttura di strofa-bridge-ritornello-assolo, tuttavia nel caso specifico la chiave di lettura del pezzo è quanto meno evanescente.
Senza particolari sussulti (“Devil’s Harlot” si fa notare unicamente per il buon lavoro chitarristico e nient’altro), si arriva alla title-track: un lungo (otto minuti e passa) pezzo semi-strumentale, senza particolari virtuosismi o scelte compositive tali da giustificare la considerevole durata. In sostanza, una lunga canzone con poco testo: poco ‘epic’ e ‘dark’ solo nella misura in cui rimangono oscuri i motivi che hanno spinto gli One Man Army & The Undead Quartet a inserirla nella track-list.
Fortunatamente l’album si chiude in modo migliore: “How I Love To Kill You” è una rapida sfuriata di moderno death/thrash con influenze swedish e una velata atmosfera deathcore che la rendono paragonabile a certi episodi proposti ultimamente da gruppi come The Black Dahlia Murder e Job For A Cowboy. Semplice e di tendenza, dunque, ma di sicuro effetto.

Grazie a un pugno di episodi riusciti e alla solita e quasi scontata professionalità nordica, gli OMAATUQ (pregasi cambiare nome) portano a casa una stiracchiatissima sufficienza. Ma, in una scena inflazionata da uscite più che discrete, difficilmente “The Dark Epic” riuscirà a porsi davvero in evidenza. Sarà necessario per il futuro puntare a una maggiore incisività nella composizione e a uno sforzo più importante nella ricerca di una propria individualità.

Vittorio “Vittorio” Cafiero

Discutine sul forum nel topic relativo!

Track-list:

1. Stitch 4:47
2. The Zombie Syndrome (Of Acid & Man) 4:03
3. Inside The Head Of God 5:51
4. Sandman Apocalypse 7:43
5. The Pleasures Of Slavery 4:53
6. Skeletons Of Rose Hall 5:59
7. Devil’s Harlot 4:04
8. Dark Epic 8:48
9. Love To Kill You 2:12

Durata 46 minuti c.a.

Line-up:
Johan Lindstrand – Vocals
Mattias Bolander – Guitar
Jonas Blom – Guitar
Robert Axelsson – Bass
Marek Dobrowolski – Drums
 

Ultimi album di One Man Army And The Undead Quartet