Recensione: The Day of the Raven

Di Stefano Ricetti - 19 Ottobre 2007 - 0:00
The Day of the Raven
Band: Black Raven
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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77

I Black Raven sono una nuova band proveniente da Turriaco, in provincia di Gorizia, fedele al sound diretto del classic heavy metal. Il gruppo nasce dalla comune passione per questo tipo di sonorità da parte di Marco Rosa (basso) e Giovanni Schiavon (chitarra), seguiti appena dopo da Francesco Schiavon (batteria) entrato nella band successivamente ad alcuni cambi di formazione.

Nel corso del 2004 la line-up diventa quella attuale con l’entrata di Claudio “The Reaper” alla chitarra e Andrea “Sax” Csaszar alla voce. Dopo aver trovato un punto di consistenza all’interno del gruppo i Nostri iniziano la composizione di pezzi propri e la preparazione di cover (Iron Maiden, Judas Priest, Megadeth) particolarità che permette alla band di effettuare il debutto dal vivo nel settembre del 2005, seguito poi da numerosi concerti nel 2006. Il 2007 si apre con le migliori intenzioni di entrare in studio e durante il mese di marzo la band termina di registrare il primo demo-cd intitolato The Day Of The Raven, dalla copertina che ricorda molto da vicino cose degli epic heroes  Omen, con al proprio interno cinque pezzi, oggetto della recensione.

Black Raven, il brano d’apertura, parte con un riffing raddoppiato di chitarre stra-abusato negli anni da un po’ tutti (Accept, Running Wild, Iron Maiden, Riot, tanto per citare i primi che mi sono venuti in mente) che però lascia sempre il segno… e che segno! Appena dopo subentra la batteria ed è un crescendo di HM classico che più classico non si può fino alla fine della canzone . La voce di “Sax” è acida e cattiva al punto giusto, particolare che si evince chiaramente all’interno del chorus “Black Raven”, che costituisce la colonna portante dell’intero pezzo, ideale per essere urlato in situazione live.

Riders of the Grave ha le chitarre ancora protagoniste, così come le vocal durante l’esecuzione del bridge principale, rafforzate dall’innesto di Marco Rosa. Stra-classico l’assolo centrale e HM puro in mezzo alle gengive fino al termine. In Live for Metal i Black Raven rallentano la velocità e puntano più sul groove generale: riff di chitarra insistente e coro bello carico gridato dal profondo dell’animo. Soldier of the Light è il pezzo più epico del lotto, forte di influenze Running Wild nella costruzione del brano e cori ben riusciti, fra un cambio di ritmo e l’altro. Si chiude con la marziale The Day After, che passa agevolmente da riff pesantissimi a improvvise accelerate, riuscendo a non stancare nonostante gli oltre sei minuti di durata.

L’heavy metal è chitarra e in Black Raven di schitarrate assassine ce ne sono a go-gò. I goriziani stupiscono, nonostante la giovane età, per la loro completa dedizione all’HM di stampo classico puro. Mai una svisata, mai un ammiccamento a qualcosa di moderno, ma applicazione fedele dell’insegnamento tramandato dai maestri inglesi e americani degli anni Ottanta. Sperimentazione zero e coerenza tanta: questi sono i Black Raven, prendere o lasciare!   

               
Stefano “Steven Rich” Ricetti

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