Recensione: The Devil’s Resolve

Di Carlo Passa - 25 Ottobre 2012 - 0:00
The Devil’s Resolve
Band: Barren Earth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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72

I Barren Earth sono un supergruppo finlandese formato da ex membri di Amorphis, Swallow the Sun, October Falls e Thy Serpent (per menzionare solo i più noti).
Questo “The Devil’s Resolve” è il loro secondo full-length, edito a due anni di distanza dall’acclamato esordio “Curse of the Dead River”, a dimostrazione del fatto che siamo in presenza di una band vera e non di un progetto estemporaneo.
Il genere proposto è un melodic death progressivo molto vicino agli Opeth del periodo “Blackwater Park”, cui si associa qualche influenza tratta dagli Amorphis che furono.

La produzione è pulita, ma non levigata, risultando in un suono caldo e non omologato al mainstream vigente sia nelle parti violente che in quelle più riflessive. Non a caso, il disco è stato mixato e masterizzato da Dan Swanö, mastermind dei mai sufficientemente lodati Edge of Sanity: insomma, uno che di death melodico se ne intende.

Tra i talenti dei Barren Earth c’è sicuramente la capacità di cambiare più volte atmosfera nel corso di una stessa canzone senza incorrere in bruschi stop & go, ma modulando molto bene l’alternarsi di distorsioni, growling, arpeggi e pianoforte.
Questa dote, che distingue il buon prog dalle accozzaglie di idee legate alla rinfusa, rende piacevole l’ascolto di “The Devil’s Resolve”: il disco non annoia mai e riesce, anzi, ad interessare l’ascoltatore anche dopo ripetuti passaggi. La durata limitata delle canzoni (tra i cinque e i sette minuti), oltre che del disco stesso (46:51), permette di arrivarne al termine ancora volenterosi di ascoltare i Barren Earth suonare. Di questi tempi non è poco.

Tra i momenti migliori del disco va annoverata l’opener “Passing of the Crimson Shadows”, che ben rappresenta le caratteristiche della musica proposta dai finlandesi: melodie di tastiere, alternanza tra growling e voce pulita, suoni cupi e aperture luminose. In questa linea si inserisce anche la seguente “The Rains Begin” che è, assieme a “As it is written”, il brano con il songwriting più ispirato del lotto.
Se “Vintage Warlords” e “The Dead Exiles” non si distinguono per originalità, “Oriental Pyre” tiene fede al proprio titolo e presenta una superba divagazione centrale orientaleggiante da cui la band esce alla grande, chiudendo il pezzo con una straordinaria violenza tutta death.
“White Fields” non aggiunge molto a quanto già ascoltato fin qui, mentre “Where All Stories End” chiude il disco regalandoci bellissime atmosfere cupe e a tratti epiche.

L’unico difetto dei Barren Earth è che “Blackwater Park” è uscito più di dieci anni fa. E tutti ce lo ricordiamo bene.
La band manca ancora di una personalità definita che la possa far emergere dalla massa. I presupposti perché il salto di qualità avvenga sono, tuttavia, alla portata del gruppo: competenze tecniche, suoni validi e maturità di scrittura non mancano.

Auguriamoci che il prossimo disco ci consegni una band al massimo delle proprie potenzialità. Per ora, “The Devil’s Resolve” è un succulento antipasto.

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Tracklist:

01. The Dead Exiles
02. Passing of the Crimson Shadows
03. The Rains Begin
04. White Fields    
05. Vintage Warlords
06. As It Is Written
07. Oriental Pyre
08. Where All Stories End
09. Martyrs Of Devotion (Bonus Track)
10. World In Haze (Bonus Track)

Line Up:

Mikko Kotamäki – Voce
Olli-Pekka Laine – Basso
Kasper Mårtenson – Tastiere
Janne Perttilä – Chitarra
Marko Tarvonen – Batteria
Sami Yli-Sirniö – Chitarra

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