Recensione: The Distortion of Lies and the Overdriven Truth

Di Nicola Furlan - 24 Maggio 2014 - 8:48
The Distortion of Lies and the Overdriven Truth
Band: One Machine
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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40

Raramente m’è capitato, nel corso di questi ultimi anni, d’ascoltare un disco tanto incomprensibile, sconnesso e stridente come l’esordio discografico dei britannici One Machine, “The Distortion of Lies and the Overdriven Truth”. Il gruppo, che annovera in formazione membri con esperienze importanti in band del calibro di Biomechanical, Testament, Vicious Rumors, Forbidden, Nevermore, Mercenary, Crionic e Mnemic, dà vita a undici brani di technical thrash metal moderno, sconclusionati, ‘illogici’ e confusionari. Fatico davvero a credere che ci sia stato sostanziale impegno dal punto compositivo quando, fatti alla mano, tutto viaggia per i fatti propri.
Linee vocali a dir poco terrificanti distruggono completamente l’aspetto armonico delle canzoni (quando tale è presente…). Mikkel Sandager scimmiotta costantemente l’irragiungibile teatralità che un tal Warrel Dane (per chi non conoscesse questo talento, dopo un paio di penitenze, corra ad ascoltare i Nevermore!) ha portato con prepotenza all’interno della florida scena modern thrash metal dell’ultimo quindicennio. Le chitarre entrano in gioco con sezioni soliste ambiziose, ma fini a se stesse, prive di anima, intramezzo a sezioni ritmiche scialbe, debolissime anche quando provano a proporre le sfaccettature più groove-oriented del songwriting. C’è davvero da porsi la domanda: ma Steve Smyth cosa stava ascoltando in cuffia quando era in sala prove? Su cosa stava intessendo soli?
Dopo un paio di ascolti, l’idea generale è che questi musicisti si siano ritrovati ogni giorno, verso sera, belli stanchi dopo una giornata di provante lavoro, nelle rispettive casette. Abbiano quindi composto riff e buttato giù idee. Abbiano acceso skype ed abbiano cercato di assemblare il tutto assieme (confrontandosi via webcam?) Bozze alla mano, abbiano spedito il tutto a qualche produttore che abbia dato vita a questo forzato collage sonoro. Non è davvero possibile ritenere che gente con un po’ di curriculum alle spalle possa aver dato vita ad un disco così scadente. Non è possibile davvero!
Pure gli aspetti più ‘technical’, a tratti emulanti con scarsissimi risultati quanto in passato possono aver concepito i leggendari texani Watchtower, non c’azzeccano nulla gli con gli altri. Una batteria lanciata sull’inerzia del nulla, priva di mordente, prodotta da far schifo, propone filler scadentissimi e nessuna integrazione efficace con le linee di basso, strumento completamente assente in termini di spessore ritmico.
Ognuno dei cinque musicisti ostenta la propria abilità nel suonare lo strumento senza curarsi minimamente della forma canzone. Per non parlare poi del missaggio dei volumi… non saprei nemmeno da dove cominciare!
Niente da fare. A mio parere, “The Distortion of Lies and the Overdriven Truth” è una vera e propria ‘anarchia artistico-musicale’ che, anziché garantire al disco una sorta di unicità e, perché no, pure esclusività, dato l’ambito artistico in cui ha cercato di muoversi, evidenzia una marcatissima incapacità a lavorare in team per costruire un qualcosa che possa chiamarsi anche solo degnamente ‘musica’. Credetemi, ragazzini alle prime armi, dopo solo un mese di sala prove, saprebbero fare meglio!
In definitiva possiamo affermare che gli One Machine hanno fallito completamente, sotto ogni profilo. Ancora peggio, ma ovviamente di questo non accusiamo nessuno in quanto tale è pura percezione personale, possiamo ipotizzare che il gruppo abbia voluto mettersi sul mercato con la speranza che un ‘qualcosa’ sarebbe saltato fuori comunque, forse facendo leva sul solido curriculum dei propri membri. Badate bene, errore che commettono in tanti di questi giorni… ma per toccare il fondo così rovinosamente ce ne vuole!
Ecco allora che si butta giù un po’ di materiale, ci si confronta ogni tanto con quanto composto, si parla, si buttano giù revisioni, ancora altre idee e quando il sacchetto di riff è bello pieno ci si mette ad incastrare il tutto. Copia incolla… questo sta bene qua, quest’altro là… e via, il gioco è fatto. Tanto che c*zzo vuoi che ne capisca la gente là fuori? Qui oggigiorno tutti pubblicano e sperimentano come gli pare… È questo che avete pensato cari One Machine? Così non si fa ragazzi!
Per il resto? A voi tutti il piacere di farvi ammaliare dagli One Machine. Un solo consiglio, sopratutto a chi di voi potrebbe essere affezionato a qualcuno di questi navigati musicisti: prima di ordinare il disco, dategli un ascolto preventivo. Solo un consiglio.

Nicola Furlan

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