Recensione: The Divine Cage

Di Stefano Ricetti - 23 Marzo 2005 - 0:00
The Divine Cage
Band: Concept
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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76

Il prog metal italiano ha trovato nei romani Concept una delle rivelazioni migliori degli ultimi anni. Il loro secondo disco The Divine Cage è un’opera ambiziosa e davvero elegante. Sotto le insegne della compatriota Underground Symphony questi ragazzi hanno trovato la possibilità di dare un seguito al predecessore Reason and Truth uscito per la medesima label nel 2003.

I Concept sono nati dalla collaborazione fra differenti musicisti: tra essi va ricordato il batterista degli Stormlord, David Folchiotto, co-fondatore della band nel 2000, ora rimpiazzato da Luca Urbinati. La storia dei Concept inizia nel 1999 con il progetto ATT che rapidamente porta il gruppo, dopo solo un demo, al cambio di nome e alla realizzazione di un secondo demo che verso la fine del 2000 fa approdare i nostri al contratto con la loro attuale label Underground Symphony. Nella band militano due talenti del nostro HM, famosi negli ambienti romani: Mariano Croce, chitarrista veramente preparato dotato di uno stile personale e Gianni Carcione, ottimo singer legato ai canoni vocali tipici dei migliori interpreti europei in ambito progressivo. In breve la band registra il primo album Reason and Truth che però non viene pubblicato fino al 2003 a causa di problemi legati al missaggio. La gestazione dell’ultimo The Divine Cage pare essere andata meglio, il disco è uscito poco tempo fa ed è già disponibile negli scaffali dei negozi.

La direzione artistica del nuovo corso dei Concept appare subito più risoluta ed efficace rispetto al precedente Reason and Truth, i capitolini si sono concentrati su un songwriting essenziale, forse più melodico, confezionando composizioni non particolarmente lunghe ma decisamente coinvolgenti e assimilabili da parte dall’ascoltatore. La band ha ridimensionato la propria vena sperimentale a favore di una maggiore attenzione per gli arrangiamenti e i ritornelli, che infatti rappresentano una delle migliori qualità del nuovo lavoro. Con questo non si pensi che i Concept abbiano rinunciato al lato puramente prog metal della loro musica perché così non è. Un grande lavoro in questo senso è stato svolto dal tastierista Andrea Mastroianni che ha saputo dosare con perizia la propria presenza nei vari brani risultando sempre elegante ed utile. Questo strumento è bene integrato nella musica del gruppo senza scadere in inutili e stucchevoli esercizi scolastici spesso deleteri per l’impatto dei pezzi. La produzione del disco è decisamente valida, le chitarre ritmiche sono più potenti rispetto al passato e i Concept si sono liberati di quel trademark sonoro tipico di molti gruppi in ambito power prog tricolore. Pur essendosi affidati agli ormai noti New Sin studios i romani hanno mantenuto la loro personalità sonora evitando una produzione uniformata a quella delle altre band nostrane.

Il disco parte bene con le prime New Prospectives e Faithless Truth, brani dalle forti tinte melodiche crescenti e solari: in entrambi i casi i Concept emergono per la loro preparazione stilistica e strumentale. Gli Angra sono certamente identificabili tra le influenze maggiori della band. Proprio il famoso gruppo carioca emerge stilisticamente dai solchi di Don’t Let Me Die, un brano melodico ma elaborato dove i cinque romani sfoderano tutta la loro tecnica compositiva. L’ambizione della band affiora maggiormente con le successive My Cage e Out of Fashion dove i nostri spaziano agilmente tra parti elaborate e aperture melodiche trascinanti, dalla presa immediata su chi ascolta. Da sottolineare  i duetti vocali tra Mariano Croce e Mina Pacciana che rimandano ai Time Machine del periodo Evil. Cambievole e raffinata A Fate Worse Than Death lascia spazio a soluzioni brillanti e arrangiamenti davvero vincenti. Gli spunti progressivi di Changeover rispecchiano la direzione del disco precedente, in questo brano i Concept scelgono un profilo sobrio e decisamente vincente, dove le linee vocali risultano molto importanti nella riuscita finale del pezzo. Sebbene snella nel cantato Catching Dreams rivela un’anima ambiziosa e particolare, richiedendo diversi ascolti per poter essere assimilata in pieno. Il power di matrice tipicamente italiana è percepibile in brani come Lost in a Sigh e Under my Care che a tratti rimandano ai primi Vision Divine. Il disco si conclude con My Divine Embrace che riporta i Concept verso lidi tipicamente progressivi.

Se amate band del calibro di DGM, Stramonio, MadSword, Angels Grace, Pojecto, Arachnes, Helreid, Altered Vision e Empty Tremor dovreste essere molto interessati a questi Concept che dopo un buon disco d’esordio hanno confezionato un secondo lavoro decisamente interessante.  

Stefano “Steven Rich” Ricetti

  
01. New Perspectives  
02. Faithless Truth  
03. Don’t Let Me Die 
04. My Cage  
05. Out of Fashion  
06. A Fate Worse Than Death (of Reason) 
07. Changeover  
08. Catching Dreams (Out of The Cage)
09. Lost in a Sigh  
10. Under my Care  
11. My Divine Embrace   
 

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