Recensione: The Divine Debauchery

Di Gaetano Loffredo - 18 Febbraio 2008 - 0:00
The Divine Debauchery
Band: The Street
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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60

E’ una formazione ultra decennale proveniente dallo Utah (Stati Uniti d’America), a ridosso delle Montagne Rocciose, che si inserisce nel panorama dello Us Hard Rock. The Divine Debauchery è il sesto disco in studio di un gruppo quasi ignoto al pubblico del continente europeo: loro sono i The Street.

Un curriculum vitae di queste dimensioni non dovrebbe ammettere i peccati di inesperienza che, invece, abbiamo accertato durante l’ascolto delle dodici tracce di cui si compone il disco, un album pregno di melodia (ad ampio raggio) e buone intuizioni che a fatica, però, riescono a nascondere i difetti in fase realizzativa.

Più che mai efficace la voce di B. Arnold, giunta ad un buon livello di maturità, concitata in un pezzo vivace come l’opener Greetings From The Ghetto e “leggera” nei brani più riflessivi. Il problema non è tanto la prova vocale, come specificato, quanto la scelta di dedicarsi troppo spesso a soluzioni più ricercate (Nemesis) a discapito della semplice bordata vecchio stile (Step It Up) che, senza dubbio, resta la migliore espressione musicale del combo a stelle e strisce.

Bisogna dare atto di una ulteriore ricerca del proprio stile, eludendo di fatto un immobilizzo stilistico, ostacolo che gran parte dei colleghi non riescono a superare e che i The Street oltrepassano, viceversa, con troppa superficialità.
Le buone notizie provengono dalla prima metà di The Divine Debauchery, Devil’s Dilemma, Bitter e Light Of The Day divertono e convincono anche al di là della primissima impressione, tenendo conto che stiamo parlando di musica che non necessita di chissà quali attenzioni per essere assimilata a dovere.

Per quanto ci si sforzi, però, è impossibile non avvertire quei peccati di inesperienza, come vi dicevo, che si manifestano anche nella produzione, evidenziando un suono obsoleto, ai limiti del tollerabile, e una registrazione che indebolisce seriamente la batteria di Rob Lambros e il basso di Garry Navas.

A fronte di quanto scritto non potete e non dovete aspettarvi un capolavoro, anzi, preferisco mettere relegare in secondo piano un episodio che deve essere de-rubricato alla voce “senza infamia e senza lode”. E prima di comperarlo, fate un salto sulla pagina ufficiale MySpace, l’ascolto preventivo è obbligatorio.


Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
01.Greetings From The Ghetto
02.Devil’s Dilemma
03.Bitter
04.Light Of The Day
05.Step It Up
06.Nemesis
07.Vendetta’s My Name
08.Shovel
09.One Man Battle
10.Walls
11.Head Or Be Dead
12.A Voluntary Loss Of Innocence

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