Recensione: The Down Of Enlightenment

Di Marco Ferrari - 31 Marzo 2008 - 0:00
The Down Of Enlightenment
Band: Armory
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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68

The Down Of Enlightenment” è il primo lavoro, autoprodotto, degli Armory, combo americano nato nel 2001 ad opera di due chitarristi del Massachussetts, Chad Fisher e Joe Kurland, nel quale le influenze di band seminali come Iron Maiden, Helloween e Gamma Ray sono ben radicate.

Che i cinque ragazzi americani abbiano talento e ambizione lo si evince immediatamente dalla ben riuscita introduzione, nella quale la potenza di una tempesta di tuoni viene accompagnata da note di crescente intensità che fanno da preludio all’opener “Faith In Steal”, brano veloce e accattivante, che non nasconde le forti influenze helloweeniane. Musicalmente i Nostri si dimostrano subito all’altezza mettendo in evidenza buone doti esecutive unite ad un songwriting fresco e ad un ritornello di impatto immediato. L’opener mette però in luce le chiare difficoltà di Adam Kurland, la cui voce fatica ad adattarsi a linee pre-impostate, nelle quali viene sacrificato il pathos interpretativo nel tentativo di raggiungere l’estensione più elevata.
La successiva “Riding The Cosmic Winds” è aperta da una lunga parentesi strumentale per poi lanciarsi su velocità sostenute, ma senza riuscire, nel corso dei suoi oltre sette minuti, ad essere graffiante. A dare linfa al lavoro arriva la successiva “Forever Triumphant”, brano che si configura come un’epica ballata nella quale la voce di Adam riesce finalmente a ritrovarsi su melodie che esaltano le doti interpretative dando vita ad uno dei migliori pezzi del disco.
Con “Heart Of Dreams” e la successiva “Warrior Farlorn” gli Armory si cimentano con altri due pezzi veloci nei quali però tutti i limiti espressi sino ad ora trovano il proprio apice, con una sezione ritmica eccessivamente statica e melodie che, in questo caso, non risultano sufficientemente originali ed accattivanti. A suscitare sensazioni positive ci pensa la successiva “Forged In Dragon Flames”, un pezzo strumentale decisamente riuscito e mai banale nel suo incedere ad ulteriore dimostrazione che i ragazzi americani, con i propri strumenti, ci sanno fare. “The Eye Of Time”  è senza dubbio un brano dall’ottimo impatto nel quale però lo sforzo, i cui esiti non sono eccelsi, di ricercare tonalità a la Kiske appiattisce le linee vocali che, con un pizzico di maggiore aggressività, sarebbero potute risultare molto buone. Tale sensazione viene ulteriormente confermata dalla successiva  “Mystic Star” la cui intro non può che richiamare alla mente le sonorità tanto amate dai Gamma Ray, caratterizzate da ritmiche incalzanti e fresche che lo rendono, comunque, un brano apprezzabile.
 
Durante il primissimo ascolto del disco, mentre facevo una prima analisi dei pregi e dei difetti di “The Down Of Enlightenment”, devo ammettere che la voglia di correre immediatamente all’ultima traccia è stata forte. La title track, con i suoi quasi quattordici minuti, avrebbe sicuramente rappresentato l’ago della bilancia nel giudizio finale, ma, come ben si sa, le suite rischiano di divenire un’arma a doppio taglio, ma non è questo il caso. Sono malinconiche note di pianoforte quelle che hanno il compito di aprire la lunga suite per poi, una volta avvolto l’ascoltatore, lasciare spazio ad un graffiante mid tempo. Il brano è un continuo mutare di tempi, con riuscitissimi break strumentali che si trasformano in suggestioni fatte di note lente per poi dare spazio a fulminanti ripartenze; a tal proposito è stupenda la parte finale del brano nella quale in più di un’occasione vi sono riferimenti alla magnificenza delle suite di “Keeperiana” memoria.
A conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, delle qualità mal sfruttate dell’ugola di Adam c’è come bonus track una cover degli Iron Maiden, “Flight Of Icarus”, in ogni caso una versione riuscita.

Che la band abbia le qualità per piacere non c’è alcun dubbio, nonostante alcune composizioni risultino eccessivamente mirate a omaggiare i grandi del power metal europeo e nonostante l’eccessiva prolissità di alcuni brani. Nonostante i tanti difetti evidenziati non me la sento di bocciare il primo lavoro del gruppo americano in quanto è proprio nei pezzi in cui viene messa da parte l’emulazione dei colleghi più noti che saltano fuori le vere potenzialità di una band tecnicamente molto preparata. Io ripartirei dalla sontuosa title track per sviluppare una propria e forte identità musicale.

Marco Ferrari

Tracklist:
1. The Tempest (intro – 1:57)
2. Faith In Steel (5:54)
3. Riding The Cosmic Winds (7:33)
4. Forever Triumphant (5:13)
5. Heart Of Dreams (7:53)
6. Warrior Forlorn (5:08)
7. Forged In Dragon Flames (4:22)
8. The Eyes Of Time (6:37)
9. Mystic Star (5:27)
10. The Down Of Enlightenment (13:46)

Bonus Tracks:
11. Flight Of Icarus (3:50)
12. Dr. Wily (1:54)

Line Up:
Adam Kurland: Vocals
Joe Kurland: Guitars / Session Drums
Chad Fisher: Guitars
Thomas Preziosi: Bass
Peter Rutcho: Keyboards

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