Recensione: The Dungeons Are Calling

Di Mauro Gelsomini - 9 Maggio 2003 - 0:00
The Dungeons Are Calling
Band: Savatage
Etichetta:
Genere:
Anno: 1985
Nazione:
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81

Sebbene sia stato registrato durante le stesse sessioni del precedente debut album “Sirens”, “The Dungeons Are Calling” è forte di un sound più deciso e potente, ed esprime sicuramente una maggiore coesione all’interno della band. In realtà più che di un album dovremmo parlare di un EP, visto che inizialmente la release dell’etichetta Combat includeva solo sei brani, a cui poi si aggiunsero, nel remaster della Metal Blade due “lost tracks”: “Fighting for your Love” e una versione live piuttosto ancillare di “Sirens”.
Ad ogni modo si tratta ancora del primo periodo Savatage, ovvero quello più heavy, senza fronzoli e ghirigori: un infuocato assalto sonoro, rude e diretto, nel sound come nelle liriche. Lo dimostra la dirompente titletrack che qui ha anche il ruolo di opener: gli scorticati e misteriosi riff del compianto Criss Oliva, e le acute e stridule vocals di suo fratello Jon erompono presto in uno dei più intensi anthem della band americana.
La seconda traccia è ancora un hit, “Grace Of The Witch”, che una serie di soluzioni ritmiche e sonore (a dire il vero molto popolari negli eighties) rendono irresistibile; la stessa sorte tocca a “Midas Night”, e stavolta il “merito” va all’avvincente guitar work e al chorus quasi etereo.
I primi segni dell’evoluzione artistica che caratterizzerà la produzione Savatage a partire dalla fine degli anni ’80 (forse con “Gutter Ballet”) fanno capolino nei synth di “City Beneath The Surface”,  esempio di power-metal straordinario, dati i tempi non sospetti. In realtà i sintetizzatori non giocano un ruolo fondamentale, né in questa traccia né nella titletrack (appaiono anche lì), ma vengono usati per ottenere dei cangianti effetti d’atmosfera che rendono giustizia al vero significato di “prog”.
Ad ogni modo, la differenza tra questo album e il debut “Sirens” è da attribuirsi principalmente alle liriche: quasi tutte le song di “The Dungeons…” sono saldamente trincerate nell’immaginario dark-fantasy di storie infernali, i cui protagonisti sono streghe e cavalieri. L’unica eccezione è costituita da “The Whip”, volantino sadomaso piuttosto fuori luogo. Posso immaginare come per molti “moderni” ascoltatori questi temi possano sembrare datati, ma il punto di forza (e lo sarà ancor più in futuro) di una prog band è riuscire a tradurre in musica le atmosfere, e vi assicuro che questo grezzo inizio di carriera Savatage ottiene dei risultati che a tratti offuscano i sensi.
Tuttavia non dimentichiamo che questo è ancora il secondo album per Oliva & Co., ben lontano da quello che sarà il sound degli anni ’90 (quello dell’era O’Neill per intenderci), ma per quanto mi riguarda rimane un classico che ogni fan del rock dovrebbe possedere.

Tracklist:

 1. The Dungeons Are Calling
 2. By the Grace of the Witch
 3. Visions
 4. Midas Knight
 5. City Beneath the Surface
 6. The Whip

Bonus-tracks del remaster Metal Blade:

 7. Fighting for You Love
 8. Sirens [live]

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