Recensione: The Early Years

Di Mauro Gelsomini - 2 Giugno 2003 - 0:00
The Early Years
Band: Harem Scarem
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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81

Dopo aver rilasciato lo scorso anno “Weight Of The World”, osannato dai media come album del 2002, i quattro canadesi, nell’incarnazione originale della loro lineup (per intenderci quella di “Mood Swings”), mettono insieme una interessantissima compilation di rarità risalenti più o meno al 1989, appena un anno dalla formazione della band.
Un demo di 11 pezzi, registrato nello studio di registrazione di Harry Hess (voce) con un multitraccia a 24 canali, era ciò in cui gli Harem Scarem riponevano tutte le loro speranze per la sottoscrizione di un contratto discografico con il colosso Warner Bros.
Le tracce originali sono state rimasterizzate in digitale, e i fasti dell’hard rock melodico sono stati così riportati in auge da una produzione all’altezza: “ottantianamente” over bass boosted, il sound brilla per pulizia e potenza, e tutti gli argomenti vincenti di questa band ormai di culto vengono ben evidenziati. Come pochi altri gruppi al mondo, gli Harem Scarem incarnano perfettamente l’AOR nella sua essenza più sublime, fatta di pezzi d’impatto, melodie travolgenti, riff efficaci e ritornelli memorabili eseguiti a più voci. Non mancano le ballatone (forse in questo platter ne troviamo anche troppe) melense, ma pur sempre di gran gusto, visto che quando si ha a disposizione una voce come quella di Harry Hess, è quasi offensivo non prodursi in certe composizioni. Insieme a lui dobbiamo necessariamente complimentarci con tutti gli altri ragazzi della band, impegnati nelle controvoci, capaci di conferire quel mood melodico immortalato persino nel titolo del loro album migliore. Citerei su tutte la bonus track “I Can Hear Them Now”, una della migliori power ballad di sempre, per dimostrare che persino il paragone con i Mr. Big più commerciali diventa qui sinonimo di goduria per i padiglioni auricolari.
Sulla scia di band come Van Halen (di cui gli Harem Scarem si sono sempre dichiarati fanatici), Survivor, Journey e Dokken, ecco un’altra band che non inventa niente, che per molti proporrà anche uno dei generi più stereotipati che esistano, ma che gli amanti dell’hard rock non possono ignorare, semplicemente perché sono maestri nel loro genere, e come lo suonano loro, lo fanno davvero in pochi.

Tracklist:

1. Whatever I Want
2. When The Morning Comes
3. Say Goodbye
4. Looking Back
5. All Over Again
6. Honestly
7. Lovin Like 90
8. One Step At A Time
10. Staying Away
11. Last Time
12. One of the Wounded
13. The Right Time
14. You’re the One
15. Out of Love
16. I Can Hear Them Now
17. End Of Time

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