Recensione: The Empire Strikes Back

Di Giuseppe Casafina - 24 Febbraio 2015 - 0:01
The Empire Strikes Back
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2015
Nazione:
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80

Con un gruppo come questo, per certi versi, sembra di essere tornati agli anni d’oro del metal. Nel senso che in questi ultimi anni il feeling della band esordiente capace di realizzare un debut (fatta eccezione per l’EP “Face The Terror” del 2012) con i fiocchi, sinceramente, era una cosa che cominciava a mancarmi ma costoro sono riusciti davvero a sorprendermi.

Tali ‘costoro’ si chiamano Terror Empire, sono portoghesi, accasati presso la famigliare (nel senso che è anch’essa portoghese) Nordavind Records ed hanno tutte le carte in regola per poter dire qualcosa di realmente interessante all’interno del panorama metal moderno pur senza inventare chissà cosa: solo del sano e robusto headbanging, servito con abbondanti dosi d’idee e ispirazione e contornato da una produzione eccellente.

La band forgia un eccellente thrash metal sporcato di pesanti venature death con ampi spunti melodici, ma rilegge il tutto in chiave moderna pur senza strafare nel trendy o nel modernista a tutti i costi. Come già accennato, qui abbiamo unicamente a che fare con del panciuto metal estremo, puro e incontaminato, venato d’idee che sin dal primo ascolto si rivelano assolutamente riuscite e convincenti come l’originalità di alcune soluzioni chitarristiche, un uso tutto personale dei cambi di tempo e un sapiente intreccio strumentale-vocale sempre puntato sull’impatto sonoro. Tutto ciò ovviamente è proposto sempre in chiave di lettura ‘Terror Empire’ e la cosa, per una band all’esordio, non può che essere sicuramente estremamente positiva.

Dopo una intro atta a svolgere unicamente il suo ruolo, si parte a manetta con l’opener vera e propria, “Black”, capace di mettere in mostra tutti i punti salienti della band senza esporli troppo alla luce del sole: l’apertura perfetta quindi, ideale biglietto da visita di una formazione che sa esattamente come farsi notare già al primo appuntamento. Già da questo pezzo s’intravedono le caratteristiche personali dei Nostri, in primis l’assolutamente sensato e originale uso dei cambi di tempo e atmosfera, capace di calmare gli animi per poi scuoterli di colpo con una sonora mazzata sulla spina dorsale, unito a interventi chitarristici degni di nota, anche questi mai fin a loro stessi e sempre inseriti ed eseguiti con un gusto e una cura che sembrava ormai persa nel tempo. Le liriche, forse data anche l’origine del combo (il Portogallo, così come la sua vicina Spagna, è famoso per le sue continue lotte politiche…) strizzano l’occhio al sociale e denunciano il marcio della nostra società con testi ricercati ma mai faziosi, spesso concentrati su esperienze di vita vissuta che donano ai vari brani del disco un feeling anarcoide e da rivolta. Per una volta tanto, demoni e satanassi vari potranno dormire sonni tranquilli nei loro gironi infernali, dato che in questo caso nessuno evocherà la loro venuta in Terra (ed era anche ora che qualcuno proponesse qualcosa di non troppo sui generis!). Nel pezzo successivo, “Servants”, l’ensemble assesta un’ulteriore freccia vincente al proprio arco con un brano dal fortissimo impatto sonoro, basato su un thrash metal dal gusto a tratti molto personale e in mezzo alla ormai ‘già solita’ classe dei musicisti spiccano anche un refrain modernista e cattivo che ‘puzza’ di Sodom e la presenza di numerosi inserti groovy degni dei migliori Pantera, il tutto ovviamente reinterpretato secondo uno stile fortemente personale.

Inutile un’analisi track-by-track, dato che il tutto “The Empire Strikes Back” nella sua interezza presenta ottimi spunti d’interesse in ogni sua traccia e, nonostante in alcuni episodi i nostri sulle prime possano dare l’impressione di apparire un po’ appannati (come nel caso delle prime battute di “Route Of The Damned”), negli stessi sanno poi comunque catturare l’interesse tramite spunti che riportano all’insù con orgoglio il pollice del nostro animo metallico. Persino un brano breve e velocissimo come “Revolution Now”, che di primo acchito potrebbe apparire quasi come un riempitivo, rivela, a un secondo ascolto, come questa band sia capace di sfoderare un proprio trademark anche in brani così coincisi.

Un ultimo accenno va verso la produzione, anch’essa moderna: pulita, definita, potente e sempre al servizio dell’ensemble senza mai eccedere nel patinato e nel ruffiano come in altri casi, con ogni strumento che si sente bene e al proprio posto (tra cui anche il basso, bello presente e in grado di dare una bella spolveratina alle casse del vostro stereo) in perfetta coesione l’uno con l’altro. Perfetto specchio di una formazione dove ogni musicista al suo interno mette a disposizione il proprio talento in modo funzionale. La cosa, forse sarebbe anche inutile specificarlo, rende il CD ascoltabile tutto di un fiato senza problemi (al contrario della ‘sindrome da noia dilagante da metà album’ tipica di molti album thrash/death) e sono sicuro che se continueranno su questa strada in futuro sentiremo spesso parlare di loro o meglio glielo auguro!

Glielo auguro perché sta ora a voi pagar loro il giusto tributo supportando quest’ottimo disco a cui, ed anche su questo sono sicurissimo, la dimensione live potrebbe donare un’ulteriore carica di aggressività. Ottimo disco davvero, oltre che debutto e band davvero sorprendente. Voto meritatissimo.

Giuseppe “Maelstrom” Casafina

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