Recensione: The End of Chaos

Di Andrea Bacigalupo - 29 Gennaio 2019 - 21:20
The End of Chaos
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2019
Nazione:
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87

Penso che dei Flotsam and Jetsam sia ormai già stato detto tutto: si sa che la band nacque in Arizona nel 1981 con il nome di Paradox, cambiato nell’attuale monicker nel 1984. Si sa che i primi due album, ‘Doomsday From the Deceiver’ del 1984 e ‘No Place for Disgrace’ del 1988 furono di grande impatto storico, tanto che il secondo fu completamente ri-registrato (non ristampato) nel 2014. Non c’è articolo che non riporti che uno dei fondatori fu Jason Newsted, che venne poi scelto dai Metallica per sostituire il compianto Cliff Burton.

Ma si sa anche che la band, alla fine, non riuscì mai a decollare completamente, complici un sacco di mutamenti di sound e di lineup che hanno fatto si che alcuni album abbiano avuto giudizi controversi, in alcuni casi persino negativi perché considerati di scarso interesse.

Nonostante questo, a dispetto delle loro crisi e dell’aver patito quelle del Thrash in generale negli anni ’90, i Flotsy hanno resistito, non si sono arresi, hanno continuato e nel 2016 hanno dimostrato di poter ancora farsi sentire, seppure con una lineup quasi nuova (rimanendo il cantante Erik A.K. Knutson ed il chitarrista Michael Gilbert gli unici superstiti della band originaria del 1984), pubblicando un album, dal semplice titolo ‘Flotsam and Jetsam’. Quest’ultimo è stato il simbolo della loro rinascita, intriso della loro voglia di pestar duro e di andare a prendersi il posto che gli spettava di diritto tra le migliori Thrash Band di sempre.

Fortunatamente tale album non è stato solo un fuoco fatuo, un singolo episodio e questo lo ha confermato ‘The End of Chaos’, disponibile dal 11 gennaio 2019 via AFM Records.

La band presenta, a livello di lineup, un solo cambio: al posto del batterista Jason Bittner (già negli Shadows Fall e ora negli Overkill) è entrato Ken Mary, altro grande personaggio che ha suonato e collaborato un po’ con tutti: Fifth Angel, Alice Cooper, Chastain, House of Lords giusto per menzionarne alcuni.

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Per il resto, il nuovo platter è il giusto proseguimento del lavoro del 2016. Non si può parlare di nuovi Flotsam and Jetsam ma di una conferma di quello che erano agli inizi, con trentasette anni di esperienza in più.

L’album suona potente dall’inizio alla fine, senza cedimenti ed è una giusta miscela del buon sano Thrash vecchia scuola e l’Heavy Metal più roboante: melodia accoppiata ad aggressività, cambi di tempo continui, parti anthemiche, scambi di articolati assoli, forza e durezza compresse in cinquanta minuti di quella che si può semplicemente chiamare con due parole: ‘ottima musica’, fresca nonostante i forti collegamenti con il passato.

Non c’è altro da dire: parlare delle qualità dei musicisti, tutti di notevole spessore artistico, o di quelle del vocalist Erik A.K. Knutson, unico, riconoscibile da subito, dando il marchio di unicità alla sua band, è praticamente inutile. I Flotsam and Jetsam sono una macchina da guerra ben oliata e ben armata, che sa come comporre, arrangiare ed eseguire i pezzi, che nascono dalle sue idee. Gli assoli, gli interludi, i ponti, la messa in luce della sezione ritmica sono tutti al posto giusto per amplificare al massimo le emozioni che ‘The End of Chaos’ è in grado di produrre.

Emozioni che s’insinuano nell’anima sin da subito con la dirompente e coinvolgente ‘Prisoner of Time’, un pezzo di vero Heavy Metal che collega il passato con il presente e con la successiva ‘Control’, un sano e vecchio Thrash aggressivo e tirato, con una buona sezione di Twin Guitars che porta ad un assolo articolato.

L’energia dilaga con ‘Recover’, pestata e lanciata per mezzo di ritmiche variabili e refrain anthemici e dotata di un assolo ricco ed entusiasmante.

La marzialità di ‘Prepare for Chaos’ e ‘Slowly Insane’ portano a  ‘Architects of Hate’, sofferta ed aggressiva allo stesso tempo con la voce di Knutson che esprime bene il concetto di odio nel refrain.

Demolition Man’ non può dirsi che un classico del Metal.

Descrivere il resto dei pezzi non è necessario, lasciando la sorpresa ai lettori, essendo sicuri che brani come ‘Unwelcome Surprise’, ‘Snake Eye’, ‘Survive’ o ‘Good or Bad’ non passeranno inosservati e lasceranno il segno.

Chiude ‘The End’, un pezzo veloce e duro che collega i Flotzy di ieri con quelli di oggi, sicuramente maturi e con le idee chiare tanto da creare un album personale, riuscito e ricco di solidità metallica. Se l’album ‘Flotsam and Jetsam’ ha voluto dire rinascita, ‘The End of Chaos’ significa crescita. Album consigliato a tutti. Grandiosi Flotsy, ritorno alla grande!!!

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