Recensione: The End Of Our Flames

Di Francesco Sgrò - 11 Febbraio 2013 - 0:00
The End Of Our Flames
Band: Pastore
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Correva l’anno 2010 quando i brasiliani Pastore davano alle stampe il loro esordio discografico intitolato “The Price For The Human Sins“.
Nel 2012 il quartetto carioca torna sulle scene, rilasciando per Inner Wound Recordings il secondo full length, “The End Of Our Flames“.
I Pastore basano il proprio sound su un Heavy Metal estremamente potente, assai debitore dello stile dei Judas Priest e dei Racer X di Paul Gilbert.
Il nuovo platter presentato si snoda attraverso dodici tracce ben eseguite,in cui emergono soprattutto i taglienti riff chitarristici del bravo Rafael Gazal e le acide melodie vocali, condotte dal singer Mario Pastore.
Durante il prosieguo dell’opera la band dimostra di avere certamente talento, tuttavia, pur confezionando una serie di buone canzoni, l’album sembra non decollare mai veramente, risultando lineare e senza purtroppo riuscire (quasi mai) a far esaltare davvero l’ascoltatore.

I nostri aprono le danze con l’ottima “Brutal Storm“, una canzone che sembra essere il risultato di un’interessante, quanto ipotetica, collaborazione fra i Judas Priest e i Racer X appunto.
In questo brano i Pastore dimostrano pienamente in quale direzione intendono proseguire nel resto del disco, allestendo una canzone semplice, ben strutturata ed adrenalinica.
A “Brutal Storm“ seguono subito dopo, la potente Title Track e l’altrettanto violenta “Night And Day”: due episodi che rincarano la dose adrenalinica espressa dal combo brasiliano e ne confermano la bontà compositiva dimostrata dalla traccia ascoltata in apertura.

A parere di chi scrive, il problema di questo album è quello di offrire una manciata di canzoni, indubbiamente di piacevole ascolto ma, in verità, anche molto simili fra loro, risultando alla lunga monotono ed incapace nel mantenere intatta l’attenzione dell’ascoltatore per l’intera durata (brani come “Fools“, “Empty World“ e “Liar“ ne sono un esempio lampante).
Fortunatamente il livello di interesse torna a salire grazie alla cupa “When The Sun Rises“, coraggiosa pseudo ballad in cui il gruppo si assesta su velocità più cadenzate per un brano davvero ben riuscito.
Molto buona,anche se decisamente più classica per la band, si rivela essere la granitica “Envy“,che può inoltre contare sulla bellezza di un break strumentale atmosferico, dominato da un solo di basso di ottima fattura.

Le incertezze dimostrate in precedenza dai Pastore si ripresentano nella solenne “Unreal Messages“, caratterizzata da una serie di buoni riff ma povera di un refrain coinvolgente.
Decisamente migliori risultano essere le ultime “Bring To Me Peace“, “The World Is Falling“ e “Hidden Is The Truth“ (inclusa nel disco come Bonus Track), passaggi che permettono al giovane quartetto brasiliano di chiudere degnamente un secondo album dominato da alti e bassi, ma, in conclusione, sostanzialmente gradevole.

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Tracklist:

01. The End Of Our Flames     
02. Night And Day     
03. Brutal Storm     
04. Fools     
05. Empty World     
06. Liar     
07. When The Sun Rises
08. Envy     
09. Unreal Messages     
10. Bring To Me Peace     
11. The World Is Falling

Line Up:

Rafael Gazal  – Chitarre
Mario Pastore – Voce
Aléxis Gallucci  – Basso
Fabio Buitvidas – Batteria
 

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