Recensione: The Eternal Soul

Di Mauro Gelsomini - 20 Giugno 2004 - 0:00
The Eternal Soul
Band: Martiria
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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70

I capitolini “Martiria” sono una delle tante band di una realtà semi-sommersa, che in Italia vanta diversi artisti non in grado di formare una scena, ma sicuramente di tenere vivo un genere oramai di culto come l’epic metal.
L’emergere di queste band è quantomai difficoltoso, e non mi stupisce se, a differenza di generi più inflazionati, esse devono rimanere nell’underground per molti anni: è il caso dei nostri, attivi fin dal 1987, e meritevoli di non aver mollato per 17 anni prima di debuttare, magari allettati dai terreni fertili offerti nel tempo dai vari trend metallici quali power, thrash e death.

L’influenza maggiore dei Martiria è da additare indubbiamente ai leggendari Warlord, tanto che Andy Menario, chitarrista e leader della band, riesce a contattare per il suo progetto, quel Rick Anderson che con lo pseudonimo di Damien King III si unì alla band californiana verso la fine del 1984, periodo che segnò l’inizio della decadenza per Tsamis e compagni. Proprio Bill Tsamis è l’artefice del contatto tra Menario e Anderson, e la collaborazione tra i due porta alla scrittura di pezzi dal chiaro intento malinconico e glorificatore, secondo la lezione dei maestri, nella fattispecie le liriche vogliono riportare in auge le gesta degli eroi di una saga – quella del ciclo anglosassone – decisamente abusata, soprattutto in composizioni metal, proliferatrice di messaggi positivi, in fatto di etica, e di alti valori che spesso vengono presi a vessillo dai giovani fruitori del genere.

E’ così che questo “The Eternal Soul” ha tutte le carte in regola, a livello compositivo, per divenire un nuovo cult nella produzione epic, e, sinceramente, il fatto che questi “ragazzi” (perdonatemi le virgolette, ma l’età avanza per tutti) siano miei conterranei mi inorgoglisce abbastanza.
L’errore che non dovete commettere nell’avvicinarvi ai Martiria, è considerarli come una band che tenta di scrivere il secondo vero album dei Warlord, ovvero una band che nasce a tavolino per eseguire esattamente un certo tipo di musica secondo un percorso predefinito. Ovvio, molti elementi spingono per la preterintenzionalità, ma il sottoscritto si è trovato davanti un disco onesto, curato nei dettagli, e, soprattutto, suonato con il cuore. Il sound, forse volutamente, rimane abbastanza cupo, e non dà mai l’impressione di poter esplodere, abbottonato anche dagli arrangiamenti delicati e di gusto, che uniti alla voce allo stesso tempo vigorosa e vellutata di Anderson, riescono a rendere personale lo stile dei Martiria.

Tra innesti doom e aperture melodiche ai limiti del power, il metal in chiaroscuro di “The Eternal Soul” resta sempre scorrevole e godibile, toccando in alcuni punti buoni livelli di pathos, che faranno la gioia dei defender più accaniti. Nel ribadire le difficoltà che un disco del genere può incontrare in un panorama in cui il vecchio è solo culto e leggenda, non posso che augurare ai Martiria di superare le difficoltà logistiche e presentarsi dal vivo, per non rischiare di ritrovarsi ad aver scritto un disco per pochi nostalgici.

Tracklist:

  1. Memories
  2. The ancient Lord
  3. The most part of the men
  4. Arthur
  5. Celtic Lands
  6. Babylon Fire
  7. The gray outside
  8. Romans and Celts
  9. The soldier and the sky
  10. Fairies
  11. Winter

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