Recensione: The Executioner

Di Matteo Lavazza - 6 Febbraio 2005 - 0:00
The Executioner
Band: Deliverance
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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80

Nati nell’ormai lontano 1992 i marchigiani Deliverance arrivano solo adesso all’esordio discografico con questo “The Executioner”, a causa dei soliti problemi che da sempre affliggono i gruppi underground italiani, cioè la mancanza totale, o quasi, di label serie e preparate, oltre ai soliti cambi di line up.
Fin dall’iniziale “Needle of Pain” i Deliverance chiariscono solo che la loro proposta si basa sul glorioso Thrash Bay Area degli anni d’oro, la canzone infatti è un concentrato di riff spaccaossa e melodie violente, se mi passate il termine, che unite danno al pezzo un impatto davvero letale.
La band è davvero molto brava a riproporre gli schemi classici del Thrash senza risultare banale o scontata, come dimostra benissimo la title track, “The Executioner”, un brano giocato completamente su cambi di tempo, che riescono a conferire un dinamismo davvero incredibile al brano, che risulta quindi davvero molto coinvolgente.
Le atmosfere generali sono piuttosto cupe, ed in più di un caso lo stile della band mi ha ricordato un misto tra gli Anthrax (vecchio stile ovviamente), senza però quella patina di spensieratezza che aleggiava su molti pezzi della band newyorkese, e Testament, potete quindi immaginarvi quanto possano risultare cattive e massicce canzoni come “Stone Tears”, altro concentrato di cambi di tempo perfettamente studiatie riff massicci come macigni, “Dust Rises High”, altra canzone da pogo sfrenato, con un riff iniziale sparato ad alta velocità, prima che il gruppo, come al solito, torni a concentrarsi più sulla compattezza e sulla potenza che sulla velocità, che in ogni caso ogni tanto torna a far capolino, “Deliverance”, un’altra canzone che se fosse stata scritto da uno dei gruppi storici del Thrash sarebbe già diventata un classico assoluto, soprattutto in virtù di parti ritmiche davvero molto ben studiate per creare un effetto “muro” davvero incredibile, senza mai dimenticare però delle aperture melodiche che danno ariosità alla canzone, “We are not who we are”, anch’esso basato soprattutto sulle parti ritmiche, anche se con buonissimi inserti solisti dei due chitarristi Andrea Fermani, che è anche il cantante, e Juri Ferracuti, “Last Cross Road”, che grazie al suo inizio molto atmosferico e fatto di chitarre pulite dona un po’ di varietà al disco, andando a spezzare per un attimo il ritmo del disco, prima di esplodere in un brano Thrash al 100%, “Tears of the Universe”, altra canzone che mette in mostra le ottime capacità compositive del gruppo, che come in tutti i brani, riesce a fondere la cattiveria musicale con un certo gusto melodico, e la conclusiva “Silence After the Storm”, stranissima ballad strumentale, che fa dell’originalità il suo opunto di forza, infatti il gruppo ha studiato questo brano soprattutto sulle atmosfere, senza cercare inutili svolazzi solisti, il risultato e quanto di più inaspettato ci si possa attendere alla fine di un disco come questo, ma che proprio per questo motivo risulta ancora più intrigante.
Mi ha davvero lasciato piacevolmente sorpreso la capacità dei Deliverance di creare dei brani anche molto articolati in fase ritmica eppure incredibilmente scorrevoli, un pregio che non molti gruppi possono vantarsi di possedere, ma purtroppo, nonostante le belle, e meritate a mio parere, parole che ho sin qui speso per il gruppo ci sono anche dei particolari che non mi hanno convinto, cioè il fatto che le canzoni si muovano quasi tutte sulle stesse coordinate, senza particolari sorprese per tutta la durata del disco, il che di sicuro giova alla linearità di questo “The Executioner”, ma che alla lunga fa si che gli entusiasmi per le buone canzoni iniziali venga un po’ a mancare verso la fine.
I suoni purtroppo non mi hanno convinto appieno, la potenza dei brani risulta frenate in certe circostanze proprio da una produzione che non riesce a far esprimere alle canzoni quello che a mio parere è il loro vero potenziale.
Tecnicamente il gruppo è molto bravo e preparato, come ho già scritto è soprattutto nella fase ritmica che emergono le vere capacità dei 5 ragazzi marchigiani.
Se la band riuscirà a variare maggiormente il proprio songwriting credo che la loro prossima release sarà davvero un qualcosa da ricordare, per il momento posso dire che “The Executioner” è già un disco che si ascolta con grande piacere e che contiene ottime canzoni, ennesima dimostrazione di quanto sia vitale, ed in buona salute, la scena Thrash Metal in Italia, adesso non posso che sperare che se ne accorgano in molti, e che soprattutto la gente inizi a supportare come si deve gruppi di questo valore.

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80