Recensione: The Final Demand

Di Eugenio Giordano - 3 Maggio 2004 - 0:00
The Final Demand
Band: Asperity
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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62

Gli svedesi Asperity vantano tra le loro fila membri dei Carnal Forge e si presentano come una interessante promessa della scena metal scandinava. Lo stile del gruppo è incentrato du un potente heavy metal dalle tinte oscure e dalle melodie vocali ricercate. Siamo di fronte a un ibrido artistico tra metal classico, power americano e influenze ritmiche dei maestri storici della scena svedese come i Nocturnal Rites.

A scanso di equivoci posso subito affermare che gli Asperity sono senza dubbio un gruppo ispirato e personale, sotto il profilo compositivo questo primo “The final demand” si presenta come un disco ambizioso e particolare che vuole rompere le definizioni imposte dal mercato e dal trend per allargare le possibilità sonore della band senza snaturarne lo spirito. L’ossatura centrale del platter è un tellurico lavoro ritmico affidato a chitarre avvolgenti e poderose e alla sezione ritmica che col suo dinamismo impreziosice ogni traccia del disco. Su questo substrato di base viene costruita una strepitosa prestazione vocale dell’ottimo Peter Kronberg che disegna con la sua voce linee melodiche efficaci e convincenti rendendo memorizzabile ogni singola traccia del disco. La produzione del platter è incentrata su suoni oscuri e cambievoli, la potenza del gruppo emerge nettamente da ogni traccia del disco e non si segnalano cali di tono lungo tutta la durata del lavoro. Alcuni credono che la Arise Records produca solo power metal sinfonico di poco conto e invece di recente gli spagnoli hanno dimostrato di avere naso per le band migliori che stanno emergendo nel nord Europa accasandosi act di massimo interesse come gli Steel Attack, Wiz e Axenstar. Anche in questo caso la scelta della combattiva etichetta spagnola è senza dubbio coraggiosa ma credo si rivelerà vincente. Il potenziale live degli Asperity è innegabile alla luce di composizioni così convincenti ed efficaci, spero che questi ragazzi abbiano la possibilità di suonare in qualche festival estivo in modo da farsi vedere dal grande pubblico e convincere chi ancora non li conosce.

Il disco incomincia nel modo migliore con “Will they come” una canzone dalla potentissima ossatura ritmica e affidata a un riffing oscuro e irresistibile, le linee vocali sono ispirate e generano un refrain vincente. La formula compositiva di “Pleasure and pain” non si sposta dalla canzone precedente proponendo un riffing compatto e oscuro, nuovamente ottime linee vocali generano un refrain vincente nel ritornello. Più elaborata e ambiziosa “Pray” mostra influenze quasi progressive ricordandomi in certi passaggi le melodie e lo stile degli In Flames di “Clayman” in pezzi come “Swim”. Ottima sotto tutti i profili “Soul collector” è un esempio lampante del talento di questi ragazzi e del loro coraggio compositivo, qui la band si avvicina al metal americano ma senza perdere il suo trademark. La successiva “I’ll never understand” si dimostra meno ambiziosa delle precedenti puntando su un ritornello dalle chiare potenzialità live che promette di rivelarsi un tormentone quando sarà suonato sul palco. La title track è certamente una canzone cambievole e vagamente progressiva, gli Asperity sanno essere profondi e potenti al tempo stesso senza mai perdere di vista il tiro dei pezzi. Più energica e frontale “The man with 1000 faces” ricorda da vicino la direzione sonora dei recenti episodi discografici targati Nocturnal Rites ed è a mio avviso un ottimo biglietto da visita. Con “Past life” i nostri svedesi uniscono alle melodie vocali un lavoro della sezione ritmica assolutamente convincente e dinamico, non ci sono più dubbi sulla bontà di questo disco d’esordio. Le conclusive “Rebellion” e “My sad eyes” sfoderano una aggressività indiscutibile e chiudono il cd in maniera adeguata senza perdere l’energia e il potenza che la band scandinava aveva dimostrato fin qui.

Non cambieranno la storia del metal svedese ma senza dubbio hanno incominciato bene questi Asperity e una volta tanto hanno portato alle orecchie degli amanti del metal ortodosso un disco innovativo e intelligente giocato su pezzi sobri e vincenti. Ancora una volta sembra che le migliori speranze per la scena europea siano affidate a band capaci di fondere stili diversi e magari tentare abbinamenti artistici ancora inediti.

Tracklist:

1 Will they come
2 Pleasure and pain
3 The pray
4 Soul collector
5 I’ll never understand
6 The final demand
7 The man with 1000 faces
8 Past life
9 Rebellion
10 My sad eyes  

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