Recensione: The Frozen

Di Alessandro Di Clemente - 21 Luglio 2003 - 0:00
The Frozen
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Questo progetto Irlandese/Norvegese di sulfureo death/black metal nasce nel 2001 grazie a Void (chitarra), Nekro (chitarra), Winter (basso) e Nout (voce). Giungono a questo primo mcd con la line up rivoluzionata poichè a rimpiazzo dei defezionari Nout e Nekro compaiono Sanrabb (già con Forlon, Gehenna, Satyricon, Blood Red Throne) e Dolgar (sempre Forlon e Gehenna). Dietro le pelli l’onnipresente Trym (Ceremony, Emperor, Enslaved, Imperium, Obnoxious, Old Man´s Child, Tartaros, Zyklon) e Patricia si occupa della viola negli sporadici casi in cui è presente.
Pur non apportando nulla di nuovo a quanto detto all’interno del genere bisogna dire che questi signori ci sanno fare (complice anche una registrazione nitida): musica violenta, fredda, con pochi fronzoli, alternanza di blast beats e midtempos atmosferici (in alcuni punti mi hanno riportato alla memoria i My Dying Bride).
E’ palese l’influenza black nordeuropea (ricordano, a livello concettuale, bands come Satyricon e Zyklon) anche se risalta maggiormente la componente death con vocalizzi al limite del brutal (in sporadici casi).
Non vorrei analizzare le canzoni una ad una, anche perchè molto simili tra loro, pero’ devo elogiare l’operato dei Nostri perchè, pur non proponendo un genere a me congeniale, riescono ad incuriosire l’ascoltatore. Le canzoni, differentemente dalle composizioni di altri e ben più blasonati combos, non scadono mai nel caotico (merito anche della qualità della registrazione), infatti anche nei punti più veloci e violenti vi è sempre il controllo degli strumenti.
La qualità della produzione, come già detto, è abbastanza elevata, tipica del genere, con le chitarre sempre fredde che lavorano su toni alti, così come la batteria, il basso non fa un lavoro sopra le righe ma semplicemente svolge un ruolo di riempimento. Infine la voce, pur utilizzando una timbrica bassa (come dicevo prima, a volte al limite del growl) viene ben evidenziata e risulta comprensibile.
Anche se trattasi di un mcd di sole quattro composizioni è bastevole per una critica positiva.
Non è black metal primordiale, quindi forse non appropriato ai blacksters più oltranzisti, ma di qualità. Quindi bravi gli Shadow Season, non rivoluzionatori, niente excursa in campo avantgarde, solo e semplicemente buona musica violenta.
Consigliato questo mini cd in attesa di un full lenght.

Tracklist:

01. Phantoms in the Glass
02. Cataclysmic Ancient Illusion
03. Frozen
04. To Scorn the Suicide Earth

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Genere:
Anno: 2003
70