Recensione: The Grander Voyage

Di Stefano Santamaria - 6 Agosto 2017 - 0:00
The Grander Voyage
Band: Netherbird
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Immagine riflessa ci mostra volto rigato dal pianto. Sfuggente, il viso scompare nel buio, lasciando dietro di sé un tremolio di mestizia tra la nebbia. 

The Grander Voyage” è la quarta fatica discografica degli svedesi Netherbird, progetto attivo dal 2004, scioltosi nel 2014, per poi rientrare in attività proprio quest’anno. Non conoscevamo questa realtà, e con curiosità abbiamo approcciato ai loro passati lavori discografici. Il sound fu, agli albori, un melodic black metal con sinfonici fraseggi ed ambientazioni tipicamente gotiche. Fascino il loro che ricordava i Cradle Of Filth , e che, nel corso dei loro album, ha perdurato su quella linea. 

L’aspetto gothic del gruppo si è in parte dissolto nell’ ultimo capitolo in analisi, restando nell’ambito del black metal, ma non utilizzando praticamente più fraseggi sinfonici. 

Tanta armonia ed atmosfere ci portano alla mente i Dissection, ma rinvengono oltremodo un’attitudine inaspettatamente norvegese. “Pillars of the sky”  ne è un esempio, epica essenza che emozionandoci, ci riporta alla mente i maestri Bathory.

Non vogliamo sviarvi, ma resta il dato di fatto che tale preghiera, sussurri, non erano presenti nel recente passato degli svedesi, uscendo da alcune strutture delle origini. Meno dinamicità, a favore di più imprevedibilità dei brani, sempre però nel rispetto della tradizione del melodic black metal.  

Già nel capitolo “The Ferocious Tides of Fate” c’era una diversa presa di coscienza di se stessi, ora però pienamente confermata con maturità ed espressività. Emozioni si susseguono in un crescendo di strumenti, tastiere che creano una costante di suoni che non diventa mai invadente.

Ci solleviamo al di sopra di una coltre di nubi nere, in un gelido cielo color turchese, da cui non riusciamo a separarci. Non avvertiamo più nulla, gli occhi si inumidiscono di malinconia, lasciando spazio ad una serenità ora vista dall’anima. Il lavoro delle chitarre è l’immagine più solenne di questo ideale paesaggio, un sole che brucia l’orizzonte di un’alba nuova, un impeto heavy doom che tutto dipinge.

Full-length assolutamente da sviscerare, conferma di una maturità raggiunta e che auspichiamo si confermi via via nel corso degli anni.

Stefanao “Thiess” Santamaria

Ultimi album di Netherbird