Recensione: The Greatest Wonder

Di Mauro Gelsomini - 22 Febbraio 2008 - 0:00
The Greatest Wonder
Band: Khymera
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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75

Raggiunto il terzo capitolo, il progetto melodic rock/aor di Daniele Liverani può ormai dirsi libero dal rischio meteora, essendosi stabilizzato nel sound e nella line-up.

I gemelli inglesi Tom e James Martin (House of Lords, Ted Poley) si occupano del songwriting, al basso e alla voce ritroviamo Dennis Ward (Pink Cream 69), alla chitarra e alla batteria i fidati Tommy Ermolli e Dario Ciccioni, per confezionare quello che ormai è il più fulgido esempio di melodic rock europeo prodotto in Italia. Gli ingredienti ci sono tutti, quasi a mo’ di cliché, impavidamente sbandierati in ogni sheet promozionale: produzione cristallina, vocals suadenti e melodie accattivanti… Tutto vero, tra l’altro, a consolidamento e maturazione delle basi che erano state gettate dal precedente A New Promise.

La sensazione sarebbe stata ancor più dirompente se dietro il microfono avessimo trovato ancora quello Steve Walsh (Kansas) che aveva aperto la breccia qualche anno fa con il debut omonimo, ma dobbiamo dire che Dennis Ward si è rivelato una gradita scoperta in un ruolo per lui relativamente “nuovo”, e forse è grazie alla timbrica non proprio “clear” del singer tedesco che il sound dei Khymera oggi non è assimilabile all’aor più puro, anche se la malizia e la ruffianaggine di certi arrangiamenti e di certe linee sono sicuramente aumentate rispetto al passato. Difficile estrapolare qualche song dal contesto, perché l’album si mantiene su livelli qualitativi altissimi per tutta la sua durata, e proprio dovendo fare un nome, additerei in “Borderline” un papabile singolone strappaconsensi… Non me ne vorranno gli amanti delle sonorità più oscure, romantiche o soffuse, che troveranno comunque pane per i loro denti (“Burn Out”, “Love Has Been And Gone”, “Stay Forever”…).

Pregevole come sempre il lavoro raffinatissimo del nostro Daniele (intervista), senza rivali nel nostro paese in fase di arrangiamento, in un genere che, possiamo dirlo, non gli oppone praticamente concorrenti. Puntuale e dirompente Dario Ciccioni, una sicurezza, forte dell’esperienza europea con Hartmann. L’importante è non esagerare in qualche eccesso di zelo fuori luogo, come il finale tellurico di “Burn Out”, ma trattasi comunque di peccatucci veniali!

Tracklist:

  1. Ablaze (intro)
  2. Beautiful Life
  3. Borderline
  4. Burn Out
  5. Since You Went Away
  6. Love Has Been And Gone
  7. No Sacrifice
  8. The Greatest Wonder
  9. Fight For Yesterday
  10. If I Can’t Be
  11. Love Will Find You
  12. Stay Forever
  13. The Other Side

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