Recensione: The Headless Children

Di Alessandro Zaccarini - 4 Maggio 2005 - 0:00
The Headless Children
Band: W.A.S.P.
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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86

Annunciata dalla continua maturazione delle composizioni e delle lyrics, rinviata di album in album, predestinata da un continuo avvicinamento, e attesa un po’ da tutti quelli che avevano dedicato attenzione agli hard-rockers di Los Angeles, ecco la svolta che sin da alcuni frangenti di The Last Command muoveva lenta i suoi passi verso la conquista della mente di Blackie Lawless e di conseguenza di tutta la musica della band californiana. I W.A.S.P. cambiano, e mettono nel cassetto (che verrà riaperto in occasione dell’accattivante Helldorado) la maggior parte dei loro cromosomi animaleschi e perversi, dedicandosi a un approccio inusuale, se non inedito, tanto da giustificare l’ingresso in formazione di un tastierista: Ken Hensley.

È l’aprile 1989.

Se pensate che i W.A.S.P. si siano puliti il visino e abbiano intrapreso la via del tecnicismo, vi state sbagliando di grosso. Lo stile rimane quello crudo e incalzante tipico della band, nonostante ci si ritrovi ad aprire il disco una pseudo-suite di oltre sette minuti come The Heretic (The Lost Child). A questo punto il buon Blackie intende omaggiare ancora una volta i mostri sacri del rock classico: dopo aver tributato gli Uriah Heep con la cover della fantastica Easy Livin’ in Inside The Eletric Circus, e prima di fare altrettanto con l’immortale Locomotive Breath dei Jethro Tull (pubblicata come bonus in quest’album), inaspettata e in una posizione quanto mai inusuale per una cover, troviamo la spettacolare The Real Me dei grandi The Who.
Passato il gradevolissimo episodio, si torna nella produzione 100% W.A.S.P. con la splendida title track The Headless Children, l’anomala ma riuscita Thunderhead e l’intermezzo acustico e classicheggiante intitolato Mephisto Waltz. Certo la voce di Lawless è meno selvaggia e graffiante dei tempi passati, la bella Forever Free può suonare da ballatona rock dell’epoca e i testi sono incentrati su denuncia sociale, analisi introspettive o problematiche politiche, ma pezzi stracolmi di carica come Mean Man non intendono passare senza mietere vittime. Per frugare gli ultimi dubbi a riguardo ci sono il rock’n’roll della bella Maneater e la rude energia di Rebel In The F.D.G., accoppiata finale di pezzi che più di tutto il resto del lotto si ricollega ai lavori passati della band.

I W.A.S.P. continuano a non sbagliare un colpo: The Headless Children è un’altra grande creatura di Blackie Lawless, il quale, oltre a riproporre l’hard’n’heavy ormai celebre della band californiana non scontentando i vecchi fan, apre nuove porte, soprattutto morali e attitudinali, in vista della definitiva maturazione che giungerà con il secondo grande capolavoro della band (insieme al debut), ormai prossimo…


Tracklist:

01. The Heretic (The Lost Child)
02. The Real Me (The Who cover)
03. The Headless Children
04. Thunderhead
05. Mean Man
06. The Neutron Bomber
07. Mephisto Waltz
08. Forever Free
09. Maneater
10. Rebel In The F.D.G.

Bonus track (presenti nella remaster del 1997):
11. Locomotive Breath (Jethro Tull cover)
12. For Whom The Bell Tolls
13. Lake Of Fools
14. War Cry
15. L.O.V.E. Machine (live)
16. Blind In Texas (live)

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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