Recensione: The Horrific Case Of Bloody Hammers [EP]

Di Simone Volponi - 9 Luglio 2017 - 20:21
The Horrific Case Of Bloody Hammers [EP]
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2017
Nazione:
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70

Il duo svedese dei Bloody Hammers torna puntuale sul mercato, stavolta con un EP di sei tracce distribuito in copie limitate nel solo formato vinile. La copertina e la grafica di “The Horrific Case Of Bloody Hammers” catturano subito l’occhio con un design che ricorda da vicino le produzioni della Hammers, quei fascinosi e macabri film di un tempo interpretati dai vari Christopher Lee, Vincent Price, Peter Cushing. L’horror è un tema caro alla band formata dal luciferino Anders Manga e dalla di lui consorte Devallia (più un batterista mascherato di ignota provenienza e nome), come già appurato nelle uscite precedenti, e mantiene anche in questo intermezzo il ruolo di protagonista nelle atmosfere oscure proposte.

I cancelli di questo piccolo inferno si aprono con “Gates Of Hell” dal riff pesante e una bella andatura che riconcilia i Bloody Hammers con le loro prime produzioni. Il sapore è quello di un doom anni ‘70, vintage, con la voce misteriosa e potente di Manga a guidare la cerimonia (c’è anche un accenno di growl) seguita lungo il percorso dai sintetizzatori di Devallia a creare la giusta atmosfera da thriller. Si nota poi la presenza corposa di sinfonie intonate dall’organo, sempre manovrato dalla parte femminile dell’infernale duo, caratteristica che ricorrerà in tutto l’EP.
Il primo singolo “Blood” dal riff insistito e la batteria pesante come ferro, offre un refrain accattivante e un passaggio di organo davvero suggestivo, tanto che sembra di muoversi tra gli antri oscuri e freddi del castello di un certo conte… Il lato più soffuso e gotico della band, che spiccava maggiormente nell’ultimo album “Lovely Sort Of Death”, lo troviamo in “Beyond”, una sensuale sinfonia dai toni pop che deve molto ai The Cure, con la voce di Manga a farsi suadente come un moderno Robert Smith avvolto da arcane nebbie grigie.
Vultures Circle Overland” riprende l’andazzo più spinto, sempre a base di riff cruenti e martellate di batteria, spezzata da un altro bel momento di organo orrifico, mentre “All The Colors Of The Dark” precipita in un gorgo di pura suspance; mentre Anders Manga ritorna al tono dark alla Robert Smith (ma anche un po’ Peter Steele) si può benissimo immaginare il volto spaurito di un uomo che attraversa qualche misterioso bosco con gli occhi sgranati, temendo da un momento all’altro la comparsa di uno spettro dietro la corteccia umida di un albero. Suggestiva.
The Bloodsucker Leads The Dance” è la degna chiusura di questo breve cortometraggio in musica, il basso pulsante sostenuto dal ritmo tribale della batteria, la voce da narratore di incubi e vampiri, la concupiscenza ossessiva dell’organo, il tutto degno di un sabba consumato intorno al fuoco sacrilego di chissà quale antico demone.

The Horrific Case Of Bloody Hammers” è una gelida discesa attraverso le pericolose e scure montagne della Transylvania, verso riti di sangue e stregonerie assortite. La Napalm definisce i Bloody Hammers come horror sleaze rock, ma siamo più dalle parti di un rock intriso di doom e dark, dove comunque il termine “horror” è la chiave di lettura del tutto.
Le sei tracce proposte sono affascinanti grazie a un incedere sacrale e sinistro, la nostalgia per certe atmosfere da thriller anni ‘70 andate perse nel tempo viene riprodotta alla perfezione, e l’ascoltatore finisce inesorabilmente per restarne ammaliato.
Insieme a Rob Zombie, ma con altri modi e un diverso approccio, i Bloody Hammers sono a oggi i migliori esponenti della musica dura che pesca dai b-movie e dal loro vecchio immaginario; le zanne del vampiro, i teschi, le donne con gli occhi bianchi pronte per il sacrificio, le candele e tutte le icone riportate nella bella copertina sono indizi chiari.
Inoltre i due sanno comporre e realizzare canzoni valide, che si prestano a un ascolto duraturo nel tempo, il che è cosa sempre più rara. 300 copie in vinile sono state messe sul mercato, il consiglio, per chi non si accontenta del non-formato digitale, è di accaparrarsene una al più presto.

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