Recensione: The Infinite Loop

Di Andrea Bacigalupo - 25 Settembre 2019 - 8:30
The Infinite Loop
Band: Sifting
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2019
Nazione:
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85

I Sifting sono una Progressive Metal band proveniente da Los Angeles, che si è già fatta conoscere, con una certa dirompenza, pubblicando gli album ‘All the Hated’ del 2013 e ‘Not From Here’ del 2017.

Quest’anno è la volta di ‘The Infinite Loop’, disponibile via Eclipse Records dal 27 settembre 2019, lavoro che conferma la sua possibilità di sedersi vicino a band del calibro di Rush e Dream Theater, giusto per citare i due nomi che, quando si parla di prog Metal, vengono subito in mente.

Dotato di ottimo talento tecnico compositivo, il quartetto californiano è stato in grado di sfornare dieci canzoni dalle mille emozioni, riuscendo a renderle omogenee ed in giusta progressione con partiture alquanto variabili tra loro.

Una sezione ritmica sempre ad alti livelli, che ha fatto da collante tra le varie parti, chitarre suggestive, sia durante le fasi pesanti che quelle romantiche, ed una voce cangiante, sempre sul pezzo, melodiosa, dolce o determinata a seconda dell’occorrenza senza mai uscire dai toni: questi sono i Sifting.

Sifting 450

The Infinite Loop’ è un opera di Progressive Metal completa, senza mancanze, moderna, che non stanca in nessun momento dei suoi quasi sessanta minuti di durata. Passaggi duri e pesanti si affiancano a trame oniriche, la velocità si fonde con il romanticismo, frammenti orientaleggianti subentrano come danzando, sensazioni di pace interagiscono con l’aggressione sonora. Il tutto sapientemente arrangiato, senza lasciare nulla al caso. Durante l’ascolto, quasi ci si dimentica della grande capacità tecnica che ogni singolo musicista ha dovuto esprimere per dar vita ad un album del genere, tante sono le emozioni che il combo riesce a far entrare nell’anima.  

La traccia che apre il Full-Length è ‘Agony’: l’atmosfera acustica iniziale anticipa un riff di chitarra ed una partenza veloce e dura, seguita improvvisamente da strofe alquanto melodiche ed un refrain aperto a più voci. La melodia prosegue durante l’assolo ma s’interrompe per lasciare il posto ad un interludio granitico ed a una sezione tesa e decisa, nella quale è incorporato un secondo assolo che porta a giochi sonori tra l’epico ed il sinfonico che riconducono il tutto all’inizio. Quasi undici minuti di brano che non ha un momento di cedimento.          

Segue ‘A Critical Affair’, un pezzo veloce e frenetico frammentato da strofe lente, dotato di un assolo oltre misura, complesso ma intriso di un’enfasi che non può lasciare indifferenti. Il testo parla del mondo odierno, che spaventa e dal quale bisogna spesso difendersi facendo sentire la propria voce.

Il terzo brano, ‘Enough’ è una ballata dai temi forti, parlando dei genitori che sostituiscono la compagnia, l’affetto e l’amore per i propri figli con beni materiali. Diciamo che non tutte le famiglie sono così per fortuna … ma il pezzo crea spunti di riflessione che vanno ben oltre il semplice ascolto della musica.

Stop Calling Me Liberty’ è un altro pezzo duro, con la doppia cassa inizialmente in bella evidenza, dimostrando, ancora una volta, che il micidiale tocco del batterista Joey Aguirre è stato determinate per la riuscita dell’album. Il rincorrersi di strofe veloci e refrain melodici, gli assoli lunghi ed avvincenti, l’uso del blast beat per amplificare la dinamica e poi il cambio di tempo che porta ad un’atmosfera tranquilla, poi bruciata da strofe improvvise ribelli rendono il brano avvincente e vincente.

Il lavoro prosegue con la strumentale ‘The Fifth Element’, dove i chitarristi superano gli schemi normali, sia nei momenti duri che in quelli sereni, eseguendo un gioco di note che sfiora la pazzia.

Dopo tanto ardore, superata la metà dell’album, arriva ‘What If (Dichotomy)’ apripista della romantica ‘To Who I Am’.

Si arriva all’ottavo brano con i Sifting che hanno ancora tanto da dire. ‘Ghost of a Lie’ unisce durezza a sofferenza, collegata da quel modo di fare prog di cui i Genesis sono stati maestri, trasportato nel mondo Metal naturalmente. Questa traccia ospita nientemeno che il maestro Derek Sherinian (Sons of Apollo, Dream Theater e molto altro …), che fa sentire il peso della sua esperienza alle tastiere, con un travolgente assolo e poi giocando strenuamente con le chitarre.

Siamo quasi in fondo all’album (si fa per dire, vista la durata dei brani): ‘Emotionless Shells’, che ha un tiro rapido, aggressivo e moderno suonato con buona destrezza, ci porta verso il finale: l’ultimo pezzo, che ha il titolo dell’album, ‘The Infinite Loop’, è un concentrato di oltre tredici minuti di emozioni cangianti e profonde che riassume tutto il repertorio dei Sifting: si passa dal romanticismo alla robustezza, dalla pesantezza ad atmosfere più rilassate, dalla sofferenza alla velocità, il tutto con estrema naturalezza e disinvoltura.

Nel linguaggio informatico il loop infinito è un algoritmo che si ripete continuamente, nella maggior parte dei casi dovuto ad un errore del programmatore,

In questo caso il ripetere più volte l’ascolto di questo magico album non è sbagliato, ma solo la conseguenza di essere stati rapiti dalla magia di questo quartetto che si sta imponendo sulla scena progressive. Bravi Sifting.  

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