Recensione: The Jester Race

Di Xtatrank - 12 Maggio 2002 - 0:00
The Jester Race
Band: In Flames
Etichetta:
Genere:
Anno: 1995
Nazione:
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95

Il disco di svolta per gli In Flames, e uno dei loro migliori lavori, insieme all’indimenticabile successivo Whoracle. Il disco che permette loro di acquisire successo a livello mondiale. Suonato impeccabilmente, questo album è un segno indelebile della classe degli In Flames, oserei dire disumana. Se non ci credete, ascoltatevi l’intro acustica della prima traccia, “Moonshield”: dopo pochi secondi vi sarà chiaro che questa band ci sa fare sul serio. Infatti arriva presto la chitarra elettrica col suo bravo distorsore che dà inizio al brano vero e proprio. Il growling di Anders Friden, il nuovo cantante arrivato a sostituire Mikael Stanne (Dark Tranquillity) è ottimo, il cantante darà prove ottime in tutto l’album, e la canzone in sè è uno dei molti picchi: aggressiva ma intensa, quasi una power-ballad: gli inserimenti acustici centrali sono azzeccatissimi. Il disco prosegue con un susseguirsi impressionante di capolavori: dalla geniale “Artifacts of The Black Rain”, con evidenti sfumature di folk nordico, a “Graveland” una grandissima sfuriata, rabbiosa verso l’umanità, che comincia con un volume molto basso che dopo torna normale e ti afferra alla gola e non ti molla più! Segue la bella “Lord Hypnos”, melodica ed evocativa, ma sempre targata con l’energia furiosa alla In Flames.

Mi chiedo spesso come possano queste canzoni essere cattive e violente ma nello stesso tempo orecchiabili e melodiche. L’immensa “Dead Eternity”, quella che viene dopo, non lascia più dubbi: una delle loro canzoni più belle in assoluto, grandissima, con cambi di atmosfera continui, intro da brividi e un testo bellissimo. Segue la title-track, con un intro molto calma che lascia il posto dopo a una canzone veramente cattiva, con pochi spazi alla melodia (ma ci sono) e che non lascia scampo a nessuno. Migliore invece la prossima, “December Flower”, che mi lascia senza parole ogni volta che l’ascolto per l’abilità compositiva e strumentale degli In Flames, che ci regala un brano assolutamente fantastico: l’assolo magnifico è senza dubbi la parte più bella della canzone, ma questo non significa che gli Infiammati si perdano dietro a virtuosismi esagerati. Falsissimo.

Finendo con la strumentale “Way Faerer”, melodica ma sempre tosta e aggressiva, e con “Dead God In Me”, un altra sfuriata violentissima ma capace di fare gli occhioni dolci nello stacchetto centrale. Bellissima. Il livello tecnico è ottimo, così come la produzione, che valorizza ancora di più le canzoni. Rispetto al precedente EP, Subterranean, il sound è più maturo e più tagliente, e posso dire che da questo album comincia una strada in discesa per la band: meritatissima ovviamente. Peccato solo per i continui cambi di line-up, che portano a concentrarsi sulla band attuale lasciando un pò indietro i grandissimi musicisti che hanno suonato in questo classico.
Che si può dire in conclusione? Non so, potrei andare avanti a scrivere per ore su questa magnificenza, ma non mi dilungo troppo. Per un fan degli In Flames: DEVI AVERLO!!!. Per un deathster: dovresti averlo perchè è un disco death tra i migliori che conosco. Per tutti: se lo avrete correrete a comprarvi tutti gli altri album!!! Finendo, mi sento in dovere di consigliarvi Whoracle, il capolavoro assoluto della band, mio disco preferito di sempre e assolutamente indimenticabile. Se avete appena scoperto gli In Flames, preparatevi…nulla sarà più come prima!!! Vi consiglio però di cominciare dalla prima perla del gruppo, Lunar Strain: così vi godrete appieno l’evoluzione sonora della band.

Hail A Tutti! Buon Ascolto!

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