Recensione: The Long Way

Di Stefano Santamaria - 12 Febbraio 2017 - 0:00
The Long Way
Band: Klee Project
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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75

Prima uscita  discografica per il progetto nostrano Klee Project, le cui intenzioni prendono possesso letteralmente dell’ascoltatore sin dalle prime note: adrenalina, entusiasmo, e voglia di coinvolgere. Tutto ciò ci fa subito presagire che la componente live, visto il tipo di sound proposto, sarà un elemento distintivo degli artisti, o perlomeno ce lo auguriamo. Le tracce hanno melodie e ripartenze che di certo si adatteranno perfettamente a quel tipo di dimensione.

Addentrandoci maggiormente nel full-length, possiamo dirvi che il sound dei nostri è un alternative metal, con forti connotazioni rock e divagazioni southern. In mezzo poi a tutto ciò, ecco balenare lucenti elementi electro pop e sinfonici, grazie anche alla presenza di una vera e propria orchestra. Insomma, tutti gli elementi sono al posto giusto per parlare di uscita di altissima qualità e di connotazione internazionale. 

The Long Way” è un viaggio lungo un’autostrada nel deserto, in cui i passeggeri guardano con speranza al futuro, lasciandosi andare serenamente e trasmettendo quella spensieratezza tipica delle band anni ottanta. A livello tecnico, il disco non si discute, vista la sontuosa line up presente: Roberto Sterpetti  ed Enrico “Erk” Scutti (ex Cheope, ex Figure Of Six), alle voci, Marco Sfogli (Pfm, James La Brie) alle chitarre, Lorenzo Poli (Vasco Rossi, Nek) al basso, Antonio Aronne (Pavic, Figure Of Six) alla batteria, il Maestro Francesco Santucci a dirigere l’orchestra con il contributo della violoncellista Tina Guo (Foo Fighters, Cirque Du Soleil, John Legend).  Non manca la componente emotiva, trasporto che come già accennato sopra, ci porta idealmente in un concerto in cui le teste ciondoleranno.

 La proposta, rocciosa e concreta, è però al contempo poliedrica grazie alle molte influenze e divagazioni che potrebbero incuriosire anche i non amanti del rock e del metal. Chiaramente questi molteplici compromessi non faranno la gioia dei puristi old school o di chi non ama il ritornello o l’approccio easy, ma non si può accontentare sempre la totalità del pubblico. Complimenti per espressività e calore ai Klee Project, pezzi quali “If You Want” o “The Prisoner” resteranno impressi nella memoria di molti, ne siamo certi. Vedremo come evolverà una proposta che è ancora in parte indefinita, ma che incide già marcatamente.

Stefano “Thiess” Santamaria

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