Recensione: The Morning After

Di Nicola Furlan - 2 Marzo 2010 - 0:00
The Morning After
Band: Tankard
Etichetta:
Genere:
Anno: 1988
Nazione:
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87

Chi di voi thrasher non è mai venuto a contatto con la musica dei Tankard? Chi di voi non ha aperto a manetta il volume sulle note di canzoni come “(Empty) Tankard”, “F.U.N.”, “Beermuda”, “Space Beer”, “Slipping from Reality”, piuttosto che “The Morning After”?
La lista sarebbe infinitamente lunga perché, nel corso degli anni, la band capitanata dallo showman Andreas ‘Gerre’ Geremia ha sempre sfornato dischi che rispecchiavano in tutto e per tutto il profondo significato della definizione “thrash metal”, calamitando inevitabilmente le attenzioni degli affezionati.
Provocatoriamente anzi, verrebbe da affermare che, ad ogni latitudine, davvero poche sono state le band paragonabili al combo germanico, in grado di sintetizzare così bene le intenzioni e le attitudini di chi ha amato, seguito e vissuto questa scena musicale dai connotati semplici e stradaioli.
Dall’altra parte dell’oceano, infatti, non tutti riuscirono a centrare l’obiettivo perché viziati e condizionati dalla voglia di eguagliare fama e successo di chi, in quel momento, stava spopolando a tutti i livelli con dischi che sarebbero stati poi considerati i “presunti” unici classici del genere.
Dalle tematiche legate alla festa, alle bevute in compagnia, ai problemi sociali, al maligno profumato “d’acqua di rosa”, tutto è sempre stato preso con la consapevolezza che ogni problema ha una soluzione. Basta rapportarsi con spensieratezza ai grattacapi e tutto si supera.
Un’attitudine che la band conserva ancora oggi, quasi trent’anni dopo quelle prime suonate nel garage della vecchia casa di Frankfurt am Main.

“The Morning After” è il terzo studio album prodotto dai Tankard, ed arriva dopo le soddisfacenti uscite di “Zombie Attack” e “Chemical Invasion”, dati alle stampe rispettivamente nel 1986 e 1987, rivelandosi, con ogni probabilità, come l’episodio più convincente della prima parte della carriera.

Una carriera che ha preso una svolta a metà anni ottanta – quando l’attenzione per gli aspetti produttivi ha cominciato a stuzzicare le voglie di band che, fino a quel momento, identificavano nell’impatto, nella velocità e nei suoni graffianti, un vero e proprio credo integralista – rendendo davvero notevole l’evoluzione proposta in questo nuovo capitolo. Ritmiche veloci ma anche ben congegnate, supportate da sezioni soliste di tutto rispetto e da un cantato tagliente e caratteristico. Un contributo vocale di solito valorizzato da chorus incalzanti, in grado di porre in risalto i ritornelli così come abitudine delle thrash-core band statunitensi.
A differenza del passato insomma, il songwriting s’impreziosisce di brani dal purissimo flavour hardcore grazie alle ispirazioni che dettavano i texani D.R.I. prima, e i newyorkesi S.O.D. poi.  Questi ultimi, squadrone della morte ai comandi dei geniali Scott Ian (Anthrax) e Danny Lilker (Nuclear Assault, Brutal Truth, Exit-13, Venomous Concept, Anthrax), per molte thrash metal band, un punto di riferimento fondamentale, sia per le evoluzioni musicali nella direzione del thrash-core, sia per quelle orientate al crossover.

È sufficiente ascoltare brani come “F.U.N.” e “Mon Cheri” per comprendere quanto i Tankard (e pure la scena europeo-teutonica in genere) facessero riferimento ai maestri a stelle e strisce durante la stesura di alcune canzoni.
Ottima la produzione affidata ad Harris Johns dei berlinesi Musiclab Studio: il missaggio ha, per la prima volta, messo in evidenza dei livelli di potenza che fino a quel momento non erano riusciti a colpire nel segno, soffocati da volumi decisamente inadeguati. Suoni di miglior qualità, hanno consentito a “The Morning After” di presentarsi quale primo full-length dei Tankard, davvero capace di render omaggio alla grande ed intensa energia celata dietro le intenzioni dei cinque.

Caratteristica anche la copertina realizzata dal grafico Sebastian Krüger, autore di un manifesto vero e proprio, in cui tanti ragazzi si saranno riconosciuti dopo una serata a un concerto o su una panchina a far festa.

Questo disco può, senza alcun dubbio, esser considerato un ‘must’ imprescindibile per ogni thrasher che abbia compreso la vera filosofia di questo movimento. Raro da trovare nella versione originale pubblicata dalla Noise, nel 2005 è stato ristampato da Sanctuary Records con l’aggiunta del validissimo EP “Alien”, uscito nel 1989.
Una buona occasione per integrare due prodotti con un unico acquisto.

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Tracklist:

01 Intro        
02 Commandments    
03 Shit-Faced    
04 TV Hero    
05 F.U.N.    
06 Try Again
07 The Morning After    
08 Desperation
09 Feed the Lohocla    
10 Help Yourself
11 Mon Cheri    
12 Outro    

Line-up:

Andreas “Gerre” Geremia: Voce
Axel Katzmann: Chitarra
Andy Bulgaropulos: Chitarra
Frank Thorwarth: Basso
Oliver Werner: Batteria
 

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