Recensione: The Nightcomers

Di Filippo Benedetto - 11 Novembre 2003 - 0:00
The Nightcomers
Band: Holocaust
Etichetta:
Genere:
Anno: 1981
Nazione:
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85

La new wave of british heavy metal è stato un movimento che ha dato, nei primi anni 80 molto vigore ad una scena, quella che a quei tempi era etichettata semplicemente “hard rock”, quasi oscurata dall’ondata punk che catturava l’attenzione delle maggiori riviste specializzate. Tutto ciò a quel tempo lasciava ben poco spazio alle band emergenti volenterose di porre all’attenzione del pubblico la loro nuova, per i tempi, proposta musicale. Fu così che la scena underground londinese, culla della NWOBHM appunto, si popolò di un’infinità di bands che come unica via promozionale calcava i palchi dei più rinomati pub e locali “hard rock” del momento. Iron Maiden, Saxon, Angel Witch, Samson e gli Holocaust quindi si mostrarono nella veste più genuina, quella di live bands. Quest’ultima band, diede alle stampe nel 1981 “The Nightcomers”, opera prima di questo combo britannico. Il disco nel suo complesso rivela un gruppo di livello tecnico e strumentale davvero molto buono, con una tracklist che mette in mostra le doti d’ogni strumentista grazie ad un buon lavoro di missaggio dei suoni (e la cosa non è per nulla scontata, dato che si tratta di un album di debutto).
Si parte con “Smokin’ Valves” ed è un vigoroso riff a farla da padrona. La voce è aggressiva al punto giusto, soprattutto nel refrain principale e da notare è il drumming molto pesante che si combina alla perfezione con gli altri strumenti. La band in questo brano già dimostra quello che è un’heavy metal allo stato puro e meglio ancora lo ribadisce nella seguente “Death or glory”. Questa track, dal riff portante cupo e potente allo stesso tempo, è quasi uno di quei brani manifesto dell’ondata della NWOBHM costruito com’è su di un martellante refrain e da una sezione ritmica di livello notevole. Un riff quasi hard rock, ma non per questo meno piacevole, c’introduce a “Come on Back” e la bravura del combo britannico nel saper miscelare le già ottime qualità dei precedenti pezzi in un alternarsi di parti più sostenute a momenti in cui l’armonia gioca un ruolo rilevante
La quarta track, “Mavrock”, porta la band ad esplorare atmosfere cupe e pesanti costruite su un riffing potente e martellante. Il pezzo, ben suonato, forse per questa cupezza profonda merita più di un ascolto anche se, a mio modesto parere, non giova molto la ripetività quasi ossessiva del motivo principale su cui è costruita l’intera song. Con la seguente canzone, “It don’t matter to me”, la band sforna una “cavalcata” di riff molto diretti e di sicuro impatto per una song che riesce ad ascoltarsi tutta d’un fiato. Un riff di nuovo di matrice hard rock ci introduce a “Cryin’ Shame”, pezzo vivace e coinvolgente nel quale si può notare la bravura degli strumentisti, in particolare della chitarra solista, di impreziosire la song con sapienti incursioni armoniche.
“Heavy Metal Mania”, settima song  di questo platter, rappresenta un piccolo gioiello e allo stesso tempo un personale manifesto metal con tutti i classici riffoni che una heavy song deve avere. Da notare il bel refrain che sembra fatto apposta per essere cantato in concerto. Il disco sta per volgere al termine e il combo britannico, con “Push it Around”, ci regala  un altro ottimo brano che viaggia su riff molto grezzi eppure eseguiti in maniera puntuale e soprattutto mai in sequenza ripetitiva fino all’irrompere di un bell’assolo che dona alla track ulteriore vivacità. “Nightcomers”, title track dell’omonimo disco, riporta di nuovo gli Holocaust ad esplorare atmosfere cupe ed angoscianti costruendo un quasi mid tempo che poi trova sbocco, inaspettatamente, in una leggera ma evidente accelerata ritmica che denota una volta di più le potenzialità compositive di questo gruppo.
Con “Love’s power” la band ribadisce con forza la sua indole a metà strada tra un hard rock di buona fattura e un heavy metal ruvido e diretto allo stesso tempo. In sostanza una buona song che riesce ad esprimere tutta la sua forza nel giro di tre minuti scarsi.
“Only as young as you fell”, ultimo brano di chiusura, è un brano semplice e diretto con un bel refrain e un buon lavoro di riffing. 
Il disco si chiude qua e per concludere si può con sicurezza affermare che questo “The Nightcomers” sia un gran bel disco di una band mai abbastanza nominata tra i gruppi punta di un movimento, la New Wave of British Heavy Metal, fondamentale per lo sviluppo a seguire del più generale movimento metal e hard rock.

P.s. Da notare che nella ristampa  del 2000 è presente la “single version” di “Heavy Metal Mania”, come bonus track.

Tracklist:

1. Smokin’ Valves
2. Death or Glory
3. Come on Back
4. Mavrock
5. It Don’t Matter to Me
6. Cryin’ Shame
7. Heavy Metal Mania
8. Push It Around
9. Nightcomers
10. Love’s Power
11. Only as Young as You Feel
12. Heavy Metal Mania [Single Version]

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