Recensione: The Odissey

Di Marco Machera - 15 Novembre 2002 - 0:00
The Odissey
Band: Symphony X
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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88

Ogni volta che ascolto un nuovo disco dei Symphony X ho la tentazione di appendere il mio caro basso al muro e di abbandonare definitavamente l’idea di diventare musicista professionista: queste parole basterebbero da sole a descrivere cosa possa essere questo maestoso “The Odissey”! I cinque del New Jersey mi stupiscono di nuovo, con un lavoro egregio in tutto e per tutto, dalla produzione pulita e potente, alle composizioni (stavolta più dirette e meno articolate), fino alle loro rispettive performance, a dir poco spaventevoli. Certo, “V: The New Mythology Suite” rimane per me inarrivabile, soprattutto per la sua imponenza e per gli arrangiamenti curati nei minimi particolari, ma questa nuova realease non è da meno.

Russel Allen ci offre nuovamente una prova fin sopra le righe, incattivendo le sue linee vocali in favore dello stile più chitarristico e roccioso intrapreso con questo album (che in alcuni passaggi ricorda molto “The Divine Wings Of Tragedy”, per i più il loro capolavoro assoluto), conservando tuttavia un ottimo senso della melodia; le sue vocals si incastrano a meraviglia sugli intricati riff dell’enorme guitar hero Michael Romeo (come nell’iniziale “Inferno”, un nome che è tutto un programma), a volte piuttosto pesanti e portati avanti da groove in perfetto stile Thrash (vicini agli ultimi Testament). Il sound dei Symphony X ne giova, oserei dire, anche perchè appare più moderno e poco legato alle scorribande neoclassiche che vanno tanto di moda ultimamente. Proprio per questo motivo, il lavoro di Michael Pinella alle tastiere è meno evidente rispetto al passato. In ogni caso, in pezzi come “Awakenings” o “King Of Terrors”, il tastierista compie un lavoro non indifferente (soprattutto in fase compositiva), rendendosi protagonista con arrangiamenti sopraffini e mai scontati. Ne è ulteriore prova l’attesa “Accolade II”, seguito della bellisima song presente su TDWOT, che presenta una struttura simile alla prima parte, ma con arrangiamenti e un testo differenti. Non male, direi!

La parte del leone la fa sicuramente la grandiosa title-track, una suite di quasi 25 minuti (che mi ha ricordato molto i Rush di 2112), divisa in sette movimenti ispirati dall’Odissea di Omero. In questa piccola opera troviamo tutte le caratteristiche migliori del sound dei Symphony X: passaggi melodici da brivido, ritmiche progressive e articolate dettate dalla ormai collaudata sezione ritmica Jason Rullo – Michael Lepond (più incisive le sue bass lines su questo disco rispetto a quelle di “V”, ma continuo a rimpiangere il mostruoso Thomas Miller), vorticosi duelli tra chitarra e tastiera, cori eseguiti magistralmente… inizio a pensare sul serio che siano degli alieni!

“The Odissey” è un gran disco, non mi sento di aggiungere altro… e secondo il mio parere si posiziona nettamente una spanna sopra a molti dei dischi usciti recentemente in ambito Progressive Metal. Certo, ho storto un pò il naso ascoltando “The Turning”, un pezzo che trovo inusuale per i Symphony X, molto diretto e senza fronzoli (che magari funzionerà alla grande in sede live)… ma non trovo assolutamente altri difetti. Mitici.

Tracklist:

   1.    Inferno (Unleash the Fire)
   2.    Wicked
   3.    Incantations of the Apprentice
   4.    Accolade II
   5.    King of Terrors
   6.    The Turning
   7.    Awakenings
   8.    The Odyssey

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