Recensione: The Path Untravelled

Di Stefano Usardi - 6 Dicembre 2019 - 11:38
The Path Untravelled
Band: Arx Atrata
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2019
Nazione:
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74

The Path Untravelled” è il titolo del terzo album degli Arx Atrata, one man band britannica dietro cui si cela Ben Sizer, già chitarrista dei Twilight’s Embrace. Il genere che il nostro Ben propone con questa sua creatura è un bel black metal atmosferico, al tempo stesso etereo e sferzante, in cui una certa epicità latente si insinua di tanto in tanto nel tessuto sonoro di partenza, generalmente più orientato verso stati d’animo cupi e malinconici, screziandone con un improvviso tepore le atmosfere desolate e invernali. I tratti salienti del lavoro sono facilmente riconoscibili: sventagliate rapide delle chitarre che, quando non sono lasciate libere di creare vortici sonori tesi e taglienti col supporto di una sezione ritmica incalzante, vengono tenute a bada da arpeggi più malinconici e compassati; il tutto, naturalmente, sotto lo sguardo vigile delle onnipresenti tastiere che, a seconda dei casi, si fanno maestose, inquiete o meste, amalgamando il tutto con la loro grandeur.
La prima cosa che mi è saltata all’orecchio ascoltando “The Path Untravelled” riguarda il bilanciamento dei suoni, decisamente sfavorevole al comparto vocale. Normalmente la cosa mi avrebbe fatto storcere il naso, ma in questo caso ho trovato la scelta azzeccata: fondendosi con i panneggi strumentali – e in alcuni casi addirittura scomparendo alle loro spalle – la voce non distrae l’ascoltatore dal vero fulcro del lavoro, e cioè le atmosfere che crea e le sensazioni che trasmette. Un altro aspetto a mio avviso focale riguarda la lunghezza dei brani: a parte l’opener “MCMLXXVII”, a conti fatti poco più che un’intro, le canzoni che costituiscono questo “The Path Untravelled” sono piuttosto lunghe, superando in alcuni casi i dieci minuti. Un simile minutaggio potrebbe portare l’ascoltatore ad aspettarsi di sentire composizioni articolate, cariche di cambi umorali per mantenere alta la tensione, e invece ciò non accade, se non in sporadici casi: ogni traccia si distende in maniera molto fluida e senza troppi scossoni, avviluppandosi su se stessa in modo (prendete il termine con le molle, stiamo pur sempre parlando di black metal) quasi vellutato. È piuttosto raro, infatti, che le canzoni di “The Path Untravelled” si differenzino tra loro più di tanto o prendano direzioni inaspettate; questo crea una notevole omogeneità lungo l’oretta scarsa che lo costituisce ma, lungi dal rendere il lavoro ripetitivo o noioso, gli dona invece una profondità insospettata, a tratti ipnotica, e permette di concentrarsi sulle brevi ed improvvise pennellate che, di volta in volta, rafforzano o diluiscono l’impatto di questo o quel passaggio con velature più rabbiose, trionfali, contemplative o malinconiche.
Il problema di questo tipo di album è che ormai anche il black atmosferico è stato ampiamente sviscerato in ogni suo aspetto, per cui è diventato davvero difficile proporre qualcosa di originale o particolarmente incisivo, che si imponga sulla miriade di uscite tutte uguali, e per certi versi anche “The Path Untravelled” soffre di questa, diciamo così, carenza di personalità. Ciò nondimeno – e anche al netto di un comparto vocale non particolarmente ficcante ma che, per fortuna, viene lasciato nelle retrovie dalle scelte produttive già descritte – lo ritengo sicuramente un album riuscito, solido ed intenso. Sebbene l’ascolto di “The Path Untravelled” non mi abbia travolto fin da subito, può sicuramente dire la sua grazie alla capacità di dipingere un mondo freddo e inospitale ma, al tempo stesso, permeato da una malinconia trasognata che ne ingentilisce le sferzate gelide rendendole, talvolta, meno glaciali. Il continuo fluire e rifluire di riff burrascosi, aperture sinfoniche maestose ed arpeggi più riflessivi funziona, creando atmosfere emotivamente dense che, nel loro ipnotico susseguirsi, riescono a smuovere senza sforzo sensazioni di un certo tipo, avvolgendo l’ascoltatore in un abbraccio al tempo stesso estatico ed irrequieto.

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