Recensione: The Perfect Machine

Di Gaetano Loffredo - 30 Novembre 2005 - 0:00
The Perfect Machine
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
84

THE PERFECT MACHINE
Quanta impazienza, quante aspettative riversate sul ritorno dei Vision Divine, imponente realtà musicale dell’heavy metal made in Italy.
Col quarto album Olaf Thorsen ha voluto, come si suol dire, fare le cose in grande (intervista), contattando l’amico Mr. Timo Tolkki (Stratovarius) ed offrendogli la possibilità di produrre il disco più atteso, il disco dalle elevate prospettive… il disco perfetto?
Se nel 1999 l’album omonimo di debutto si rivelò una specie di coesione tra i nostrani Labyrinth (Olaf Thorsen) ed i Rhapsody (Fabio Lione), 6 anni dopo l’alone mistico che vegliava costantemente su quel lavoro è svanito irrimediabilmente.
Il chitarrista ha preso in mano la band, ha ridato energia e vigore ai membri effettivi dopo gli immancabili momenti negativi, ci ha fatto scoprire l’incredibile Michele Luppi e la sua emozionante voce e ci ha regalato 2 perle rare: “Stream of Consciousness” (2004) e questo “The Perfect Machine”, testimonianza inconfutabile del momento d’oro del quintetto.  
Quintetto dicevamo… formazione non esente da sorprese. Sulla fotografia all’interno del booklet si nota la mancanza dell’ormai ex batterista Matteo Amoroso che cede il posto all’ex turnista Federico Puleri, chitarrista, che è entrato, a sua volta, in pianta stabile. Chi ha suonato la batteria sul nuovo album? Avete mai sentito parlare di Danil Morini?
L’ex drummer dei Mr. Pig (cover band di Michael Wolves) ha cortesemente registrato le sue parti ai Rodgers Music di Mantova, eseguendo un lavoro preciso, pulito ed esente da imperfezioni.

Facciamo un piccolo passo indietro, ci eravamo adagiati sulle liriche intimiste del “buon vecchio” Olaf, scorgendo l’ipocondria di un uomo che ha voluto esternare le proprie emozioni inventandosi un concept misantropico, cercando di evidenziare i tratti lugubri del suo io e mettendoli a nudo di fronte alla propria coscienza, in una location che non da adito a dubbi: un manicomio, ricordate?
In un certo qual modo, anche su “The Perfect Machine” incontriamo più e più volte la coscienza del bravo chitarrista, ed ecco i suoi sogni ed i suoi incubi prendere forma in un futuro lontanissimo, quattromila anni più in là, dove l’amore, la passione e la felicità, vengono sostituiti dall’ansia, dal pessimismo e dall’indifferenza di una società che ha perso il suo unico Dio… per sempre? Andiamo a scoprirlo nelle righe successive.

IL CONCEPT
The Perfect Machine: anno 2043, un ingegnoso biologo, Arnaldo Mattei, sorprese il World Medicine Congress mediante una scoperta che avrebbe cambiato per sempre le cose.
Dopo aver passato una vita alla ricerca della chiave per decifrare il codice genetico del DNA umano, Arnaldo decifrò il codice citato e, insieme al suo entourage, riuscì a capire la ragione per la quale le cellule umane, ad un certo punto, cessano di riprodursi ed invecchiano fino a morire… Ovvie le conseguenze; Mattei avrebbe potuto ora intervenire direttamente sui geni per curare le malattie, forzare le cellule in modo che continuassero a rigenerarsi ed in modo che si potessero curare, garantendo all’essere umano il dono più ambito: l’immortalità… Ecco creata, insomma, la Macchina Perfetta…

1St Day of a Never-Ending Day: la notizia della scoperta di Mattei fu uno shock per il mondo intero. Tutti caddero in un’irrefrenabile stato di estasi: la morte finalmente sconfitta.
La stessa felicità non si scorse però sul viso del biologo che, cercava un risultato ed una reazione differente e non si aspettava tale entusiasmo poi rivelatosi negativo per il resto dell’umanità.
Lasciato da parte questo pensiero, Mattei poteva ora concentrarsi su suo figlio, caduto in grave malattia, che divenne il primo essere umano aiutato e conseguentemente salvato dalla “nuova” tecnologia. Immortale.

The Ancestors’ Blood: urgono considerazioni sul senso della nostra esistenza… Essere mortale richiede la riproduzione di noi stessi al fine di preservare il patrimonio genetico in modo che l’eredità congenita non venga ovviamente perduta.
Prima di tutto, tramite il processo di riproduzione, i medici hanno dato ai loro figli la possibilità di andare oltre nella ricerca dal punto dove loro stessi sono stati costretti ad abbandonare per raggiungere finalmente lo scopo finale.
Una volta eterni, essi avrebbero distrutto la catena riproduttiva ed avrebbero  per sempre facendo in modo che i geni fluissero illimitatamente tramite i loro corpi.

Land of Fear: il figlio di Mattei realizzò ben presto che la sua vita, a quel punto, era stata salvaguardata. Immerso nei pensieri negativi (paura di vivere) e positivi (felicità per quanto accaduto) visse gli attimi successivi come la realizzazione di un sogno. Il suo stesso padre lo confortò dicendogli che non c’era nulla di cui preoccuparsi e che finalmente la sofferenza era finita per sempre. Il primo passo era la partenza, l’abbandono dei luoghi e dei ricordi che quelle terre avevano “regalato” loro… mano nella mano alla ricerca di nuovi orizzonti.

God Is Dead: (è Dio che parla) “questo è quello che volevi? Pensi che sia questa la vera ragione per la quale ti ho creato: per la vita eterna su questa terra? Hai creduto perfino di rimpiazzarmi! Dopo quello che hai fatto pensi di sentire il subconscio dell’intero universo e di stringerlo in un pugno vero? Bene, se è quello che vuoi… lo avrai… Angeli, venite a me!”
Le porte del regno dei cieli si chiusero e gli uomini restarono intrappolati nel loro nuovo paradiso perché questa è la loro definitiva scelta di vita…

Rising Sun: il nuovo mondo era realtà… L’ottimismo e l’euforia regnarono sovrani sulla terra. Gli anni passarono e quello che sembrava essere un “Paradiso Perfetto” cominciava a crollare alla base, qualcosa di indefinito lo tormentava.
Il primo a notare questa discrepanza fu lo stesso Mattei; aveva ricevuto tutto ciò che desiderava con la sua scoperta ma non si sentì mai pienamente soddisfatto, e realizzò ben presto che, anche il resto del mondo, era infelice come lui.
Gli uomini sembravano aver perso il desiderio di amare, di combattere per i propri ideali, e per il proprio credo. Mattei fu il primo a fare una domanda a colui nel quale mai aveva creduto: Dio… “E’ questo il reale significato della vita, buon Dio?”
Fu così che il biologo cominciò un viaggio all’interno del suo stesso io (ed è qui che si legge la “sofferenza” di Olaf) concretizzato con un dialogo intimo nonostante fino a quel momento avesse da sempre combattuto in nome della Scienza.

Here in 6048: quattro mila e cinque anni dopo, Congress Hall di Boston, tutti giovani, tutti forti. Nessuno ricordava cos’era la paura di morire, nessuno sapeva cosa significasse ammalarsi e tra gli altri, lo stesso Mattei sopravvisse insieme all’amato figlio. I due combatterono fianco a fianco sino a vincere la “Battaglia Suprema” ma, il più giovane, rappresentò il simbolo del cambiamento del mondo: una vita senza vita, una vita senza speranza, una vita senza ambizioni e senza obiettivo alcuno.
Le crisi esistenziali erano ormai all’ordine del giorno: che motivo c’era di restare in vita quando la vita stessa non poteva portare ad una fine? E per la stessa ragione, per esempio, che motivo c’era di piangere un amore perduto quando c’erano d’innanzi secoli e secoli per trovarne un altro, altre centinaia, altre migliaia? E ancora, perché cadere innamorati? Questo era il 6048, un mondo dove tutto era già stato scoperto e, proprio per questo, un mondo che non aveva nulla. Questa fu, con tutta probabilità, la fredda risposta di Dio all’arroganza umana.

The River: dopo quattro millenni di silenzio, Dio si manifestò ancora una volta, l’uomo aveva ormai realizzato il totale fallimento della propria scoperta. Usando un allegoria, la Terra Promessa poteva essere scoperta tramite un fiume che rappresentava la nostra esistenza, Dio spiegò il fatale errore umano che era (ed è) alla costante ricerca dell’eterna giovinezza: impossibile trovarla se non con le emozioni.

Now that You’ve Gone: tutto era infine chiaro: la razza umana è diventata schiava della sua stessa scoperta ma, lentamente, un irrimediabile quanto irrinunciabile ritorno alle origini, costruito sulle speranze e sulle paure dell’uomo, ha portato al concepimento di un bambino. E’ l’alba di un nuovo giorno.
La vera vita ha conseguentemente ripreso il suo cammino cominciato milioni di anni or sono con una fondamentale certezza: l’uomo non è solo…

LA MUSICA
Vi starete chiedendo quali siano le differenze stilistiche tra il nuovo e il vecchio disco della “novella era”, quella di Michele Luppi tanto per intenderci.
Se Stream of Consciousness splendeva per il suo impatto sonoro, per la sua istantanea sensualità e per la linearità che lo ha rappresentato come un unico lungo brano (un’ora abbondante, situazione confermata in sede live), The Perfect Machine torna ad essere un disco formato da 9 pezzi sostanzialmente differenti l’uno dall’altro, dotati però di quel sapore “futuristico” che funge da trait d’union, particolarità che aiuta ad innamorarsi di ogni singolo capitolo del disco, seguendoli in modo automatico uno dopo l’altro; attenendosi rigorosamente alla scaletta stilata.
Si sente forse la mancanza della semplicità e della frenesia di un pezzo come “La Vita Fugge”, tutto sembra molto più ragionato e meno intuitivo a partire proprio dalla grandiosa title track iniziale che, intrisa di atmosfera, si distende egregiamente nei suoi otto lunghi minuti caricando di emotività lo struggente passaggio centrale e correggendolo con un fantastico key-solo del taciturno Oleg Smirnoff (che incanta più in là quando intrattiene con il pianoforte).
L’appassionato, profondo e sensibile momento prosegue con First Day of a Never-Ending Day, altro mezzo tempo che definirei “spirituale” grazie soprattutto alle vocals di Michele che impressiona quando prova a sussurrare le sue emozioni a tre quarti di brano.
Con The Ancestors’ Blood, Olaf ricorda agli ascoltatori che i Vision Divine non sono una semplice band power e, l’eccelsa striatura progressiva, è ben evidenziata nei primi trenta secondi del pezzo, vena artistica che apre ad una melodia culminata con un lunghissimo ed ammiccante ritornello, d’altronde è quello che vogliamo no?
L’album solista di Michele deve aver sortito un effetto piuttosto positivo e, Land of Fear, mette a nudo una componente AOR alla quale “La Visione Divina” non ci aveva spesso abituato in passato (anche se brani come Piece of Time, State of Grace, Taste of a Goodbye, Versions of the Same hanno il medesimo piglio) e si giunge a quella God is Dead che aumenta notevolmente un ritmo sin qui decisamente blando.
Rising Sun, nonostante un progressivo cambio di tempo che trasforma la canzone da ballad a mid-tempo e viceversa, non mi ha convinto nei pressi del chorus, solitamente punto di forza del gruppo… Poco male; Here in 6048 avvolge e coinvolge per questo e per il brano precedente, riuscendo nel tentativo di bissare e per conto mio superare l’ormai nota Identities: momento che non potrei non definire da lacrime.
La vera sorpresa del disco è rappresentata dal brano che segue la sprizzante penultima The River, si tratta di Now That You’ve Gone dove, questa volta è proprio il caso di dirlo, Michele Luppi supera se stesso sperimentando soluzioni vocali inusuali nel genere regalando splendidi acuti a scalare sul bridge ed intercalando dolcemente sulle fasi calde del pezzo. Una vera goduria per le orecchie.
Menzione d’obbligo per i non ancora citati Andrea “Tower” Torricini (basso) e Federico Puleri (seconda chitarra), ancora una volta fautori di prove ineccepibili.

IL RESPONSO
Oggettivamente, The Perfect Machine è un grande album. Non bastano dieci, cento, mille ascolti per assaporarne le preziose rifiniture e le numerose finezze e, di conseguenza a quanto formulato, non mi ha sbalordito quanto Stream of Consciousnes tuttavia ho la certezza che il lavoro sia destinato a perdurare nel tempo inserendosi nella waiting-list relativa ai classici.

Una band che ha in seno un chitarrista e songwriter fuori dal comune, un tastierista abilissimo, un bassista talentuoso e un cantante straordinariamente unico in Italia, a conti fatti, non può sbagliare.
Non vi rubo altro tempo e vi lascio galleggiare in tutta tranquillità tra spazio e tempo, in un futuro lontanissimo ma mai, è proprio il caso di dirlo, così tanto vicino. Fantastici.

Gaetano “Knightrider” Loffredo
 

Tracklist:
01.The Perfect Machine
02.First Day of a Neverending Day
03.The Ancestors’ Blood
04.Land of Fear
05.God is Dead
06.Rising Sun
07.Here in 6048
08.The River
09.Now That You’ve Gone

Ultimi album di Vision Divine

Genere:
Anno: 2007
86
Genere:
Anno: 1999
82