Recensione: The Power And The Myth

Di Francesco Prussi - 21 Marzo 2004 - 0:00
The Power And The Myth
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Anno: 2004
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70

Ho letteralmente consumato e divorato i primi due dischi degli Americani House Of Lords (soprattutto Sahara secondo album della band), fautori di un hard-rock dai toni pomposi con tastiere regali a contornare il tutto, ma allo stesso tempo mai invadenti. Prodotti dalla Simmons Records il gruppo vedeva tra le sue file dei nomi come: Ken Mary alla batteria, Chuck Wright al basso, Lanny Cordola alla chitarra, James Christian alla voce ed il mago dei tasti d’avorio, nonchè membro fondatore, Gregg Giuffria, che con le sue tastiere contribuiva in maniera marcata al sound pomposo della band. Ora dopo circa due anni dall’annuncio della reunion il gruppo si ripresenta sul mercato forte di un nuovo platter, ma orfani di uno dei suoi membri fondatori; ed è proprio il celebre tastierista ex Angel a non essere della partita. Certamente questo fatto mi ha un po’ spiazzato e condizionato nell’approccio al disco. Session-man di nome come: Derek Sherinian-Allan Okuye-Sven Martin e Ricky Philips, occupano il posto che appartenne a Giuffria ma quello che manca è l’apporto compositivo dell’ex di lusso. Tra l’altro lo stesso Giuffria è atteso al varco con un solo album. Tornando al disco non si può sostenere che sia un brutto album, ma sicuramente era lecito attendersi un prodotto degno del celebre nome tra i più amati del panorama Class-Rock a stelle e strisce.

A mio parere quello che manca al disco è la song trainante, e la mancata continuità al lavoro, poiché alcuni brani si fanno apprezzare più per le esecuzioni dei singoli che per l’effettivo valore del songwriting. D’altronde risentire la voce di James Christian, o la chitarra dell’estroso Lanny Cordola, ed il duo ritmico Mary-Wright è sempre un enorme piacere, perchè si tratta di musicisti che non hanno bisogno di presentazioni ed in grado di offrire prestazioni notevoli. Ma quello che ho trovato nel disco è un hard-rock di maniera, a tratti un po’ modernista dove le tastiere sono regalate ad un ruolo marginale. Non che il suono del gruppo fosse incentrato esclusivamente sui Keyboards, ma Giuffria era in grado di creare un sound di contorno notevole dando ai brani quel qualcosa che ti conquistava.

Notevolmente buona è l’opener Today aperta da un arpeggio acustico e sorretta da un buon drumming, con un’accativante ritornello a contornare il tutto. Altrettanto si può dire della seguente All Is Gone, un hard-rock sicuramente apprezzabile sulla falsariga del precedente brano, con un bel solo di Lanny Cordola. AmThe Only One è un pezzo rallentato ed atmosferico che mi è piaciuto anche per una bell’interpretazione del singer. Il drumming iniziale di Living In Silence mi ha ricordato Sahara, ma il brano si rivela un hard-rock dalle atmosfere un po’ orientaleggianti e prive di mordente. La title-track è un pezzo strumentale dai sapori prog dove il gruppo mostra i muscoli; sopra le righe è Ken Mary autore di un drumming furioso: insomma cinque minuti di classe. Dopo è la volta di The Rapture, brano veloce ed incisivo dove l’axe-man si produce in un ottimo solo che a parer mio è tra i migliori dell’intero lavoro. Il pezzo seguente, The Man Who I Am, è un umorale mid-tempo molto melodico dove si respirano atmosfere quasi da West-Coast: gran bel brano. La seguente Bitter Sweet Euphoria scorre via subito senza colpire in maniera particolare, essendo un pezzo abbastanza anonimo. E’ la dura Mind Trip a risollevare i ritmi soprattutto per via del duo Mary-Cordola che offre una prova di classe salvando il brano dall’anonimato. Termina il lavoro Child Of Rage una ballad niente male forte di un refrain accattivante e fortemente ottantiano.

Per conto mio, il rientro sulle scene degli House Of Lords si è rivelato un disco abbastanza agro-dolce perché non tutto ha funzionato per il verso giusto. Non tutti i brani sono allo stesso livello, le prestazioni dei singoli sono ineccepibili, ma manca ai brani quel giusto mordente che renderebbe questo disco notevolmente superiore a quanto è stato fatto. Peccato davvero, era un disco che aspettavo da qualche tempo e che mi ha lasciato un pò l’amaro in bocca.

Today

All Is One

Am The Only One

Living In Silence

The Power And The Myth

The Rapture

The Man Who I Am

Bitter Sweet Euphoria

Mind Trip

Child Of Rage

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