Recensione: The Princess’ Day

Di Simo Narancia - 7 Dicembre 2001 - 0:00
The Princess’ Day
Band: SkyLark
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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75

Conosco gli SkyLark sin dal loro esordio con l’autoprodotto “The Horizon & the Storm” (’95/’96) e devo dire che non mi hanno mai deluso.
Sono stati tra i primi a proporre in Italia il symphonic/power con influenze classiche (molto prima di band ora più conosciute) e lo hanno sempre fatto con onestà e coerenza (e sopratutto con belle canzoni).
Infatti anche questo nuovo “The Princess’ Day ” rimane fedele al loro modo di intendere la musica senza la forzatura, ormai tanto di moda e da me non condivisa, di “incattivire” il sound a tutti i costi.
Passando al contenuto di questo nuovo lavoro inizierei subito con l’unico aspetto negativo: la produzione. Più che un difetto è ormai un marchio di fabbrica. Come al solito ci troviamo di fronte ad un suono delle chitarre ritmiche e della batteria troppo leggero per il genere proposto. Ma già dopo i primissimi ascolti ci si fa l’orecchio e tutto sommato questa produzione rende il tutto più “fresco” ed arioso. L’unica cosa che potrebbe infastidire veramente è la doppia cassa stile elicottero.
Il cd si apre con la title track sparata e melodica quanto basta per risultare uno dei pezzi migliori del disco. Ritornello azzeccato, da cantare a squarciagola e breve intermezzo a due voci che vede come protagonisti Fabio Dozzo,da sempre nel gruppo , e Chintia DiGennaro (nel ruolo della Principessa della Neve).
Si prosegue con la doppietta “I will cry tonight” e “Journey through the fire” altri due bei pezzi lanciati, melodici e sinfonici come ormai ci hanno abituato i nostri. Si rallenta un po’ (ma non troppo) con la successiva“Another life” ed è ancora lo Skylark style ad imperare con le tastiere di Eddy Antonini sempre in evidenza a tessere trame di stampo classico.Questo brano ci introduce alla succesiva suite divisa in tre parti. La prima,“Hope”, è una intro epica. La seconda è “Rufus”, già apparsa sul solista di Antonini. Anche questa volta troviamo Folco Orlandini come guest vocals e, addirittura lo stesso Eddy alle backing vocals(!) per una nuova versione, completamente risuonata. Per chi non l’avesse ma i sentita, si tratta di una canzone veloce impreziosita da un lungo break orchestrale. Un bel pezzo davvero. Infine la terza parte è “Symbol of freedom”un bel mid tempo (per i canoni dei nostri) con un break centrale veramente azzeccato.
Chiudono il cd la lunga “The tragedy” che nonostante sia un bel pezzo è forse un pelino sotto alle altre e la sparatissima “White Warrior”, un po’ più “cattiva” del solito,con l’onnipresente doppia cassa/frullatore ed un bel finale per voce e piano dove si può apprezzare appieno l’espressività vocale di Fabio. La versione in mio possesso (digipack formato A5) contiene una bonus, che altro non è che la versione strumentale per sola “orchestra” di “Princess of the Snow” uno dei migliori pezzi di sempre degli SkyLark apparso su “Dragon’s Secrets”.
A livello di liriche si conclude la saga divisa in quattro capitoli che vedeva come protagonista “White Warrior” e sorpresa delle sorprese ….muore proprio il protagonista!La copertina è ancora una volta di Royo.
Un disco che conferma quanto di buono gli SkyLark riescono a proporre da 5 o 6 anni a questa parte, ed è un vero peccato che qualche major non sia ancora intervenuta in favore di uno tra i migliori gruppi in Italia (ovviamente senza nulla togliere alla mitica Underground Symphony).In conclusione: se siete amanti delle melodie mai banali,della velocità delle orchestrazioni…insomma degli SkyLark allora l’acquisto è d’obbligo altrimenti…..beh evitatelo!!!

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