Recensione: The Räuber [DVD]

Di Federico Mahmoud - 21 Gennaio 2009 - 0:00
The Räuber [DVD]
Band: Bonfire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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55

The Räuber è il complemento in DVD dell’omonimo album uscito lo scorso anno su LZ Records. Il dodicesimo Bonfire, sorta di rock opera ispirata a “I Masnadieri” di Friedrich Schiller (“Die Räuber”, appunto), nasceva dalla collaborazione con il regista Pierre Walter Politz, fautore e coadiutore del riadattamento. L’approdo a teatro, sul palco della pittoresca Großes Haus di Ingolstadt, era il passo seguente: un progetto ambizioso e inedito per la coppia LessmannZiller, baciato dal calore delle mura amiche. Il successo è stato tale da incoraggiare numerose repliche, alcune in programma con il nuovo anno e già sold-out.

The Räuber immortala su disco ottico lo spettacolo del 5 maggio 2008; all’interno del doppio DVD, spazio anche a dietro le quinte, videoclip e contenuti bonus di rito.

Disco I

Duecentodieci minuti tra hard rock e recitazione. Uno sposalizio intrigante, linfa vitale di certi predecessori (un nome su tutti, Alice Cooper), che nell’occasione si limita a semplice ma efficace comunione d’intenti. Bonfire e teatro incrociano le proprie strade senza pestarsi i piedi, lasciando agli attori – veri protagonisti della rappresentazione – le luci della ribalta. La dinamica dello show è estremamente lineare: la band compare a intervalli regolari, proponendo in sequenza i brani inclusi su The Räuber. La regia taglia e cuce a piacimento, adattando la messa in scena al turnover delle canzoni e concedendosi qualche licenza narrativa. L’incipit, sulle note di Bells of Freedom, è spettacolare: l’agitazione dei Masnadieri fa da cornice ai riff incandescenti di Hans Ziller, che scuotono il pubblico dopo il prologo recitativo. La performance è brillante e conferma lo status di un gruppo che, al netto delle recenti uscite, ha ritrovato lo smalto dei giorni migliori. Un avvio incoraggiante, peraltro sconfessato dal dilettantismo di chi, di lì a poco, sostituirà Claus Lessmann per ragioni funzionali alla sceneggiatura. Risultato? Una carrellata di “storpiature” che inizia da The Good Die Young, prosegue in Do You Still Love Me (ballata di per sé accattivante) e precipita con il tremendo duetto Lass Die Toten Schlafen. L’imbarazzo degli attori è tale da indurre un sospiro di sollievo allorché, al calare di Love Don’t Lie, il biondocrinito frontman riprende possesso del microfono. Non sorprende, dunque, che gli episodi più convincenti si rivelino le conclusive Black Night e Let Me Be Your Water, rare opportunità di saggiare il talento e il carisma di Lessmann.

Originariamente concepito come dramma in cinque atti (1781), Die Räuber è alleggerito per l’occasione di un’ora e mezzo – con sommo disappunto degli Schilleriani – e riletto in chiave moderna, più consona all’insolita colonna sonora. La trama oppone Karl Moor, rampollo di una nobile casata boema, al secondogenito Franz, che mira a screditare il fratello per rimpiazzarlo nel cuore dell’anziano padre. Karl, diseredato e furioso, assume il comando di una banda di briganti (I Masnadieri) che semina morte e terrore. Di ritorno in patria, Karl smaschera il tremendo complotto del fratello (che muore suicida, colto dai rimorsi) ma affoga la propria rivincita in un bagno di sangue: il padre, pur riconciliatosi col figlio, muore di crepacuore al racconto delle orrende gesta di brigantaggio e la promessa sposa, Amalia, si fa trafiggere dal fidanzato che ha prestato giuramento ai banditi. L’epilogo vede il protagonista, animato da un rigurgito di moralità, consegnarsi a una famiglia di contadini: il bracciante, padre di undici figli, trarrà giovamento dalla taglia pendente su Karl. La regia schiera un manipolo di attori provetti, in testa Richard Putzinger (Karl) e Olaf Danner (Franz), per quanto l’assenza di sottotitoli precluda la visione dello spettacolo a chi non mastica tedesco. Un autogol clamoroso, che taglia fuori l’utenza estera e costituisce senza dubbio alcuno il limite più vistoso del prodotto.

Disco II

Quattro le opzioni di navigazione. Il piatto forte è l’esecuzione integrale di The Räuber sul palco della Großes Haus: ogni brano gode di un videoclip tematico e, nonostante la relativa staticità delle riprese, il repertorio merita la vetrina. Curioso, ma pressoché inutile, l’estemporaneo dietro le quinte: interviste e commenti con attori, band, tecnici e, tanto per cambiare, zero sottotitoli. Completano l’offerta due servizi televisivi (con mini-interviste al regista Pierre Walter Politz e Claus Lessmann) e il nuovo videoclip della hit You Make Me Feel, gemma di Don’t Touch The Light (1986) ripescata dagli autori del videogioco SingStar.

Errori marchiani nella realizzazione pregiudicano la bontà di un prodotto che, per i contenuti espressi, avrebbe meritato ben altra fattura. Non s’intende bocciare la band – tuttora encomiabile in sala d’incisione – ma la superficialità con cui, non di rado, sono immessi sul mercato DVD carenti sul piano tecnico. The Räuber non fa eccezione.

Federico Mahmoud

Disco I (The Räuber – Live):
01 Bells of Freedom
02 The Good Die Young
03 The Oath
04 Blut Und Todt
05 Do You Still Love Me
06 Lass Die Toten Schlafen
07 Drum Solo
08 Hip Hip Hurray (instrumental)
09 Hip Hip Hurray
10 Bells of Freedom (instrumental)
11 Love Don’t Lie
12 Refugee of Fate
13 Let Me Be Your Water (acoustic)
14 Father’s Return
15 Black Night
16 Let Me Be Your Water
17 Hip Hip Hurray (encore)

Disco II:
The Videos
TV Special 1
TV Special 2
Behind the Scenes
You Make Me Feel 2008

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