Recensione: The Rebel you Love Hate

Di Claudio Casero - 11 Giugno 2003 - 0:00
The Rebel you Love Hate
Band: M.O.D.
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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53

Dopo sette anni dalla loro ultima uscita discografica ritornano sul mercato gli M.O.D. di Billy Milano con questo “The rebel you love to hate”, album che sancisce una netta svolta musicale della band che fino al loro precedente lavoro erano dediti ad un hard core-thrash americano. La formazione del gruppo è totalmente mutata e oggi si presenta con Billy Milano (voce e basso), Joe Affe (chitarra) e Danny ‘DNA’ Burkhardt (batteria).

È molto difficile racchiudere questo album in un genere ben preciso dal momento che prende spunti da moltissimi generi e non si sofferma mai su uno ben preciso.

L’opener “Wigga” combina i suoni delle chitarre molto simili a quelle dei Body Count di “Born dead” con un cantato rappato alla Eminem con chiari riferimenti al rapper bianco americano come per esempio la frase “please stand up” (titolo di un successo di Eminem) che ritorna spesso nel brano. Il ritornello invece ricorda le canzoni dell’ironico Weird Al Yankovic sia per quando riguarda a tratti la voce, sia per i versi e i rumori computerizzati presenti.

La titletrack “The rebel you love to hate” ha dei suoni un po’ più vicini al vecchio sound dei M.O.D. se non fosse per alcuni suoni di chitarra molto vicini al nu metal ed un cantato che, soprattutto nel ritornello, ricorda sempre di più i Body Count. Per dare meglio l’idea, la canzone può tranquillamente essere definita come un esempio di hard-rap.

Nella seguente “Makin’ friends is fun”, Billy Milano canta decisamente con maggiore grinta e il brano potrebbe essere un discreto pezzo di hard core americano se non fosse che, ogni tanto anche in questo caso, saltano fuori i suoni di chitarra molto nu metal e trasformano la canzone in un brano pesante da digerire, fatta eccezione per il ritornello che risulta piacevole.

“De men of stein” inizia invece con uno stralcio di musica techno in tedesco in pieno stile Rammstain per poi introdurre chitarre con riff granitici che fanno ben sperare l’ascoltatore. In questo caso la voce di Billy non è niente male dal momento che in alcuni casi si avvicina a quella del ben noto Chuck Billy; proprio quando però sembra che tutto vada per il verso giusto, ecco che alle mie orecchie giunge un altro pezzo thecno in tedesco che inizia a martellare il cervello senza però convincere per nulla. Tutto viene poi condito da un finale totalmente da discoteca con alcuni secondi di musica campionata.

Per quanto riguarda la seguente “Rage against the mac machine”, credo che il titolo dica già tutto; il brano comincia con un urlato con l’ausilio del megafono molto simile a quello di De La Rocha per poi continuare con una sorta di hard core con suoni di chitarra molto acuti, a sprazzi fastidiosi per le orecchie, e molto simili a quelli che hanno fatto la fortuna dei Rage Against The Machine.

“Get ready” invece è una canzone in tipicissimo stile Kiss, un hard rock fatto solo per divertire l’ascoltatore; il suono del campanaccio ci accompagna lungo tutta la durata del brano e Billy Milano cerca disperatamente di copiare il particolare modo di cantare di Gene Simmons; devo ammettere che talvolta risulta simpatico e abbastanza simile all’originale, mentre in altri frangenti non c’entra assolutamente niente con il suo connazionale. La conferma del fatto che in questo brano i M.O.D. volessero “copiare” i Kiss arriva alla fine della canzone momento in cui si possono sentire distintamente le note dell’inizio di “Detroit rock city”.
L’unico brano suonato completamente in classico stile M.O.D. è “Ass-ghanistan” che tratta del conflitto avvenuto nel 2001 in Afghanistan e condanna come assassini senza scrupoli i terroristi islamici. Musicalmente è una buona canzone di hard core-thrash, con pezzi di batteria veloci, il cantato potente cadenzato e mai stancante; l’unica innovazione presente in questo brano sono alcuni cori polifonici che tutto sommato stanno bene nel contesto della canzone.

La seguente “He’s dead Jim” mi ha lasciato perplesso dal momento che è una discreta canzone thrash se non fosse per il coro “epico” completamente stonato che non lega per nulla bene con il contesto del brano.
Le ultime cinque canzoni non sono altro che le versioni remixate di brani già presenti nell’album.

La domanda che sorge spontanea è questa: ma questo album è fatto in modo da ironizzare sulla musica o è solo una mia impressione? Io propenderei per la prima ipotesi anche a giudicare dalla copertina che vede raffigurato il logo degli M.O.D. praticamente identico a quello dei teutonici MSG.
In conclusione questo cd può essere visto come un buon cd di parodia musicale o un deludente album di musica metal, scegliete voi qual è l’interpretazione più adatta.

TRACKLIST
1. Wigga
2. The rebel you love to hate
3. Makin’ friends is fun
4. De men of stain
5. Rage against the mac machine
6. Get ready
7. Ass-ghanistan
8. He’s dead Jim
9. Get ready (Almost live kinda)
10. The rebel you love to hate (808)
11. Rage against the mac machine (Radio Edit)
12. Wigga (Radio Edit)
13. The rebel you love to hate (Radio Edit)

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