Recensione: The savage poetry

Di Paolo Beretta - 22 Settembre 2002 - 0:00
The savage poetry
Band: Edguy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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69

Questo cd è la rivisitazione molto curata (nuova registrazione, nuovi arrangiamenti) dell’omonimo demo degli Edguy uscito nel 1995. Al tempo non ricevette molto successo e i produttori lo definirono (cito le parole nel booklet) “too old fashioned“. A distanza di cinque anni, e con alle spalle lavori di indubbio spessore quali “Theatre of salvation” e “Vain glory opera” gli Edguy, a grande richiesta dei fans riportano alla luce The savage poetry. Un buon lavoro nel quale si intravedono le grandi potenzialità della formazione teutonica che nel 1995 aveva un’età media di soli 17 anni! Ancora adolescenti Tobias Sammet & Co. sono stati definiti, in maniera un po’ affrettata, dalle case discografiche come “A band that has DEFINETLY no future”. Le canzoni proposte sono melodiche e seppur molto orientate verso il Power degli Helloween e dei Gamma Ray godono di una certa identità. Brani che non temono di sfondare i 5 minuti come l’opener Halloweed, che mette in evidenza fin da subito riff abbastanza granitici che tuttavia, come neve al sole, secondo dopo secondo lasciano il posto ad un coro veloce molto riuscito. Più spigolosa la successiva Misguiding your life , dotata di una sezione ritmica imponente che sostiene un cantato molto fitto e pieno di ottimi acuti. Key to my fate gioca a nascondino nelle strofe “strozzate” e originali per poi esplodere invece nel chorus ripreso pure dalle chitarre con decisione nel finale. Sands of time è una ballad triste in cui il piano da solo sostiene la voce, appena sussurrata, di Tobias che esibisce la sua invidiabile pulizia vocale e la sua timbrica particolare. Poi arriva l’Hit dall’enorme potenziale commerciale Sacred Hell. Una cavalcata che dall’inizio alla fine non perde vigore e credibilità con strofe supersoniche magistralmente supportate da un lavoro di riffing e da ritmi mai domi e capaci di cambiare, appesantirsi e subito dopo tornare sfuggenti! In Eyes of the tyrant un mare di note melodiche si fondono le une con le altre in maniera sublime senza mai confondersi. Tutto il gruppo riesce a creare una canzone imprevedibile, melodica, lunga (10 minuti), originale nel lungo break centrale dove ci sono diverse accelerazioni. Frozen candle rispolvera un lavoro di riffing massiccio e un cantato rude, come lo scarno, coro dove Tobias urla sforzando al massimo la sua ugola che raggiunge acuti sporchi e lodevoli che lasciano il segno. Dopo il lento strappalacrime Roses to no one arriva Power and majesty con i suoi tempi galoppanti. Sembra di stare seduti sulla sella di un destriero impazzito mentre avanzano le strofe incalzanti che introducono un coro davvero originale e di riuscito effetto. In definitiva non ci troviamo di fronte ad un lavoro maturo e di ottima fattura come ultimamente gli Edguy ci hanno abituato ma questo Savage poetry è più che godibile. C’e forse troppa differenza tra le Hit migliori e il resto della tracklist ma, come detto all’inizio, rendiamoci conto dell’età irrisoria della band che ha mostrato, a tratti, un songwriting maturo e convincente.

Tracklist:

  1. Halloweed
  2. Misguiding your life
  3. Key to my fate
  4. Sands of time
  5. Sacred Hell
  6. Eyes of the tyrant
  7. Frozen candle
  8. Roses to no one
  9. Power and majesty.

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