Recensione: The Science Of Horror

Di Daniele D'Adamo - 29 Aprile 2015 - 16:21
The Science Of Horror
Band: Nocturnus
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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80

Ci sono dei momenti in cui il compito di un recensore si fa assai arduo, peggio ancora se quest’ultimo è un fan sfegatato della band che si ritrova a dover recensire…

E da sotto questo punto di vista, se volete per un attimo calarvi nei panni del sottoscritto, è davvero difficile (se non quasi impossibile) essere imparziali, obiettivi, lineari: tutti termini che sono sinonimi opposti all’esaltazione di un fan dei confronti di una delle sue band preferite.

In questo caso si parla dei Nocturnus, seminale ensemble di death metal autrice del capolavoro assoluto “The Key”, uscito nel 1990, primo disco di una formazione che non faceva mistero della sua passione per le atmosfere futuristiche e per le tastiere/i sintetizzatori (al periodo viste come un’arma per traditori della corte del vero death metal), riuscendo allo stesso tempo ad utilizzare proprio questi elementi ‘atipici’ come segno distintivo del proprio sound.

Vogliamo poi parlare del successivo “Threshold”? È davvero un signor disco che ogni death metaller degno di questo nome deve posseder… ah, non posso dirlo? Ah già! Ok scusate, qualcuno dalla redazione mi ha appena urlato contro dicendo di lasciare da parte il mio fanatismo e cercare di essere imparziale, pardon! Ma come si può essere imparziali, quando da buon fan sai che la Nuclear War Now ti rilascia una simile raccolta (sebbene questa, alla fine, altro non sia che la riedizione in digitale della raccolta “The Nocturnus Demo”, uscita undici anni fa sotto Karmageddon Media).

Stiamo parlando di “The Science Of Horror”, mirabolante compilation che comprende i primi due demo della band, il primo omonimo “Nocturnus” ed il secondo che dà il nome a quest’uscita. Ed è proprio qui che il compito si fa ancora più arduo, cercando di far capire al lettore/acquirente fino a che punto valga la spesa un prodotto del genere, alla faccia del tuo beneamato fanatismo da quattro soldi.

Le registrazioni sono figlie del loro tempo quindi abbastanza grezze, anche se il risultato rimane decisamente molto più ascoltabile di quanto ci si possa immaginare, specie nei brani dell’omonimo EP posto in apertura: i brani sono perlopiù gli stessi che compariranno nell’epocale debutto, anche se le versioni contenute in “Nocturnus” (contenente due brani rimasti finora inediti, come “Nocturnus” e “Unholy Fury”) rimangono orfane delle tastiere che avevano reso questa formazione così unica, segno che al periodo i loro membri dovevano trovare una loro precisa identità.

Tutt’altra cosa le versioni dei medesimi brani contenute in “The Science Of Horror”, uscito solo l’anno successivo, dove i succitati elementi cibernetici cominciano a fare la loro timida comparsa assumendo una forma più riconoscibile rispetto a quella presente su “The Key”, oltre al timbro di Browning che finalmente comincia ad uscire fuori dal tipico marasma ‘grattuggione’ delle voci della prima epoca del death di fine anni ‘80/inizio anni’ 90.

Non ci sarebbe molto altro da dire a riguardo (mi conviene fermarmi qua, altrimenti rischierei di scrivere un malloppone) se non che questa raccolta si rivela indispensabile per chi, come me, più di dieci anni fa, si fece sfuggire la raccolta rilasciata dalla Karmageddon; per i fan più scatenati della band (sempre come il sottoscritto, of course) e per i deathster completisti più esigenti.

Per tutti gli altri, consiglio dapprima di partire con il più volte citato “The Key”, anche se la tiratura estremamente limitata di quest’uscita risulta comunque un incentivo all’acquisto di portata non indifferente.

In chiusura, giudicando l’importanza storica contenuta tra questi solchi, il voto rimane comunque alto, sebbene sia comunque in conto il fattore demo di vecchia scuola, non certo sinonimo di produzioni dalla qualità sonora cristallina.

Giuseppe “Maelstrom” Casafina

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