Recensione: The Secrets Of L.A.

Di Alessandro Ebuli - 4 Dicembre 2013 - 15:30
The Secrets Of L.A.
Band: AOR
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2013
Nazione:
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78

AOR: si può essere più chiari nel proporre un prodotto al pubblico?
Certamente con un nome di tale portata la strada verso il successo potrebbe risultare ancora più irta di difficoltà, considerato il prodotto che si attende da una band con  un monicker così esplicito. Il terreno è oggi ben spianato e la storia degli AOR ci insegna che quando le cose vengono fatte con serietà e passione è possibile ottenere dei risultati importanti.

Questo progetto nasce nel 2000 per merito del chitarrista/tastierista francese Frederic Slàmà, il quale si affida alla collaborazione di numerosi musicisti della scena AOR/melodic rock; anche questo nuovo album, come i precedenti, si sviluppa tra canzoni dal classico sound di matrice westcoast/AOR dalla forte presa radiofonica.

Moltissimi i musicisti coinvolti in questo nuovo progetto: si va dalla partecipazione di Fergie Frederiksen (vocalist importantissimo per la scena AOR, ricordiamo collaborazioni con LeRoux, i mitici Angel, Toto, Joseph Williams, Mecca, Radioactive, già in un paio di album degli AOR, e forte di alcuni album solisti pregevolissimi), Tommy Denander (chitarrista e produttore con all’attivo centinaia di collaborazioni) alla chitarra in tutto l’album, a Jeff Scott Soto (collaborazioni con Talisman, Journey, Axel Rudi Pel, Lita Ford, Malmesteen e moltissimi altri, cantante e chitarrista), Bill Champlin, Mikael Herlandsson (vocalist dei Last Autumn’s Dream), Alessandro Del Vecchio (produttore nonché tastierista e vocalist degli Edge of forever) ai cori, Colin Rodgers alle chitarre ed al basso, tanto per citarne alcuni tra i più importanti.

L’album parte subito alla grande con “Deep Whirlpool”, strepitosa opener dalla melodia affascinante che già dal primo ascolto non potrete evitare di cantare, al pari della successiva, splendida “Stage struck”, dotata però di una linea melodica maggiormente hard. Oppure la perla “Secret in the shadow”, tra le migliori del lotto, che sembra uscita da un album dei Journey; la freschissima, ma ottantiana “Back in San Francisco”, con quel refrain che ti gira nel cervello e quei cori superbi e memorabili.
“Out of the past” è probabilmente la più “classica” tra le classiche, e se da un lato questa classicità è quanto di più “naturale” per una composizione AOR/melodic ci possa essere,  è pur vero che si attesta su un gradino leggermente più basso rispetto alle altre canzoni.

E’ compito della fantastica “The name of the game” rialzare il tiro. Con la sua voce delicata ed evocativa, Tamara Champlin (che vanta collaborazioni con Eddie Money, Phil Collins, Reo Speedwagon e molti altri) potrebbe cantare anche un elenco del telefono, e la performance in questa traccia lo dimostra senza alcun dubbio; è un mid tempo strepitoso, tra i momenti migliori di “The secret of L.A.”.
La successiva “Web of lies” si riavvicina a territori al limite dell’Hard melodico con chitarre vigorose; si ingrana la marcia e si percorrono cinque minuti di autostrade dall’asfalto incandescente. A seguire la magnifica “Hollow triumph”, con quell’intro di tastiere da arena rock che fa balzare indietro di trent’anni in una sola battuta… Ci ridesta dal nostro viaggio temporale “The main attraction”, che corre invece su ruote moderne rispetto a “Web of lies”, con quel suo ritmo incalzante sorretto da tappeti di tastiere mozzafiato e da cori perfetti.

Il compito di chiudere la release va a “Voices in the wind”, una ballad dal sapore “pop” che ad un primo ascolto potrebbe apparire lontana dal tipico sound AOR, ma quando le splendide trame vocali prendono forma e le chitarre si insinuano morbide, non rimane che chiudere gli occhi ed iniziare il proprio viaggio sotto il sole del “Sunset Boulevard di L.A.”.  

Una chiusura di questo tipo chiarisce l’idea di “collaborazione” al quale Mr Slama è legato saldamente dal suo esordio con la band AOR. Questo progetto è talmente variegato, merito delle influenze dei musicisti coinvolti, da apparire una sorta di “raccolta” di canzoni AOR/Westcoast/Hard melodic.
Se cercate un album di classico AOR dalle tinte multiformi, questo disco è ciò che fa per voi. È sufficiente un ascolto per comprendere che un genere come l’AOR, con le sue molteplici influenze e varianti, è ben lontano dal tramontare; certe soluzioni melodiche qui adottate, sono ricercate, raffinate e ben dosate al punto di apparire a tratti innovative anche se collocate in un contesto che per ovvi motivi è legato a canoni stilistici oramai conosciuti ed ampiamente saccheggiati.

Un album come “The secret of L.A.” nel complesso nulla aggiunge e nulla toglie a quanto già detto in passato, ma si tratta pur sempre di una raccolta di brani godibili e freschi, adatti a quel pubblico che nell’AOR esige classicità, ma nel contempo una spiccata varietà stilistica.

Se siete parte di questo pubblico questo album è per voi. Non ve ne pentirete.

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