Recensione: The Serpent’s Kiss

Di Elisa Tonini - 2 Giugno 2017 - 18:30
The Serpent’s Kiss
Band: Serpentyne
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2016
Nazione:
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72

Formati nel 2010 da Maggiebeth Sand e Mark Powell, gli inglesi Serpentyne sono autori di una proposta musicale caratterizzata da un “crescendo” di sonorità e di stili. Il loro primo album intitolato “Stella Splendens” (uscito nel 2010) era basato unicamente sulla musica medievale e temi mitici e caratterizzato dall’aulica voce di Maggiebeth Sand e dalla ghironda di Mark Powell. Il loro secondo album intitolato “Myths and Muses” (uscito nel 2014) aggiunse elementi world music  e dance music al sound della band. “Myths and Muses” è un album con uno spirito assai diverso rispetto “Stella Splendens”, più vivace, ritmato, meno “classico”. A settembre del 2016 uscì il qui presente “The Serpent’s Kiss”, che cambia ulteriormente direzione dal punto di vista del sound pur conservando le tematiche mitiche dei precedenti album.
“The Serpent’s Kiss” è costituito da una base symphonic rock/metal che si avvale delle sfumature etniche più disparate pur mantenendo una genuina base “british”, inglese. La ghironda è sempre presente, ma la componente accentratrice è Maggiebeth Sand che con la sua voce sottile, affine a quella di Loorena McKennitt (per l’aria intoccabile) e Candice Night (per la dolcezza) dona un’aura sacra, raffinata, ma di un’emotività estremamente potente alle canzoni. Vi è un incandescente e solare eleganza arabeggiante nell’iniziale brano intitolato “Spirits of the Desert”, esotico stile che vena la title-track “The Serpent’s Kiss” pulsante brano epico, di una misteriosa ed oscura sensualità. La title-track ha però uno stile camaleontico e nella sua struttura vi sono temi melodici da un paio di melodie macedoni.
“Dark Queen” si fa notare per l’ oscurità apocalittica e sensualità quasi perversa ma contemporaneamente di un’epicità non esente da un’epicità entusiasta e grintosa.
“Helen Of Troy” e “Brigantia” si differenziano dagli altri brani per l’incedere battagliero, marziale e l’ epicità solenne. Laddove in “Helen of Troy” pare esservi totalmente infuso il drammatico e severo mito greco, in “Brigantia” ( dea celtica) vi è la vivacità di un tocco celtico, pagano.
“Jeanne d’Arc” per quasi un minuto è occupata dalla sussurrante preghiera (un po’ disturbante a dire il vero) per poi sfociare in un brano in bilico tra  il celtico ed il medievale,  tra la sacralità ed una luminosa ed avventurosa vivacità.
“Lammas Night” e “Morrighan’s Jig” sono accomunate da una vivacità fortemente celtica, pagana. In “Lammas Night” i ritmi sono poderosi e selvaggi, con arrangiamenti di stampo dance music che collegano il brano al precedente album “Myths And Muses”. “Lammas Night” incorpora poi una melodia tradizionale croata. “Morrighan’s Jig” è una cover basata su due jig (forma di folk music vivace diffusa in infinite forme in molte regioni d’Europa) ) dal trascinante ritmo galoppante di struttura power, arrangiamenti medievali, dance e taglienti assoli progressive. The Morrighan o “regina fantasma” è un personaggio del mito irlandese.
“Salterello” è originario dall’Italia del XIV secolo. Quello dei Serpentyne è un “Salterello” energico, con taglienti assoli di chitarra a tratti neoclassic metal, arrangiamenti dance e tocchi di pianoforte dall’aria saltellante.
In “Viking Blood” come da titolo è dominata da influenze vikinghe, nordiche con l’abbontante uso del nyckelharp ( strumento ad arco della tradizione svedese) ed intrecci chitarristici virtuosi, taglienti e tastiere a tratti derivate dal prog-rock. “Viking Blood” è ‘unica traccia in cui alle lead vocals appare Nigel Middleton (bassista del gruppo) autore di una buonissima prestazione vocale.
La conclusiva “Game of Thrones” è  la cover della colonna sonora dell’omonima serie TV, un brano dall’aria solenne e misteriosa, con tocchi di chitarra inizialmente dai rimandi blues. Il brano poi si sviluppa in uno stile sognante puntellato da un appassionato assolo di stampo neoclassico e da leggiadri cori. La cover dei Serpentyne è meglio dell’originale, dotato di una commovente intensità.
Con “The Serpent’s Kiss” i Serpentyne si sono messi decisamente in linea con band symphonic metal come Epica, Within Temptation e Nightwish ma anche con il folk/hard rock dei Blackmore’s Night ed il celtic metal degli Eluveitie. Il symphonic metal dei Serpentyne risulta decisamente meno pomposo dei brani di molti esponenti del genere. La voce di Maggiebeth Sand convince per espressività, tecnica e timbricamente ha una certa certa originalità nel panorama folk/symphonic. Ottima e carismatica anche la voce del bassista Nigel Middleton, che a tratti timbricamente e stilisticamente pare ricordare David Byron degli Uriah Heep (non il falsetto). I musicisti sono tecnicamente molto preparati e “The Serpent’s Kiss” nel suo complesso è un buon album, ben ispirato. L’aver cambiato sonorità su lidi “rocciosi” ha giovato alla band, c’è del buon margine di miglioramento in questa direzione. Promossi.
Consigliati agli amanti del folk metal/rock come ai patiti di metal sinfonico.
 
Elisa “SoulMysteries” Tonini
 
 

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