Recensione: The Spectral Sorrows

Di Federico Reale - 7 Giugno 2012 - 0:00
The Spectral Sorrows

Dopo un debutto carino ma nulla più (“Nothing But Death Remains”) e un altro disco discreto (“Unorthodox”), nel 1993 gli Edge Of Sanity imbroccano finalmente la strada giusta. Mentre i primi due album erano maggiormente basati su un death classico, con lo stile che la rese celebre espresso solo in forma embrionale la creatura dell’enfant prodige Dan Swanö – esordiente all’età di diciotto anni e ventenne alla creazione del platter in questione – dà alle stampe il vero spartiacque della propria discografia: “The Spectral Sorrows”.

Se è vero che anche qui la musica è vicina al death metal dei conterranei Entombed e Dismember, non si può negare che gli Edge Of Sanity comincino a sperimentare adottando, come vedremo più avanti, quell’ecletticità che diventerà una costante di ogni disco e che li porterà a spaziare dal death puro a spezzoni quasi hard rock. Ovviamente siamo ancora lontani dall’eccellenza del capolavoro “Crimson”, e anche di “Purgatory Afterglow”, ma anche solo ascoltando le atmosfere della breve title-track, posta come intro, si capisce subito che qualcosa è cambiato. Impressione confermata da due deflagrazioni di violenza inaudita: “Darkday” e “Livin’ Hell”, due esempi di death metal scandinavo ai massimi livelli impreziositi naturalmente dal growl profondo di Swanö, a parere di chi scrive il miglior cantante di sempre nel genere. Eppure non è semplice death, come dimostrano gli improvvisi break melodici, momenti d’illusorio relax prima della ripartenza delle classiche chitarre a motosega, come si suole dire nell’ambito. La violenza non decresce in altri grandi pezzi come “The Masque”, una delle migliori composizioni dell’intero catalogo Edge Of Sanity (e fidatevi, non è poco), “Waiting To Die”, questa sì più orientata verso un death più semplicistico e casinista, sempre con grandi risultati, e ancora “On The Other Side”, ancora una volta dotata di digressioni melodiche veramente notevoli. A dire il vero c’è anche un brano che poteva essere un po’ accorciato: si tratta di “Across The Fields Of Forever”, non brutta (il verso «in blood we drown» con il rumore del sangue che sgocciola è geniale) ma un pochino prolissa. Tuttavia, la qualità e soprattutto la varietà della proposta fanno in modo da non creare veri e propri momenti di noia: per capire di cosa si parla basta dare un ascolto a “Lost”, caratterizzata da chiare influenze gothic/doom, che saranno poi riprese con successo da Swanö, senza la componente death, nei più orecchiabili Nightingale; o addirittura la new wave di “Sacrificed”, quasi un tributo ad artisti come i Sisters Of Mercy, dove la voce profonda e spiritata del buon Dan, questa volta in clean, la fa da padrone. O ancora l’hardcore punk di “Feedin’ The Charlatan”. C’è spazio, poi, anche per una grandiosa cover di “Blood Of My Enemies” dei Manowar, unico altro episodio dove la voce è pulita, che non perde un grammo dell’epicità dell’originale. “The Spectral Sorrows” finisce così com’era cominciato, con una composizione breve, suggestiva e affascinante, questa volta intitolata con il nome suggestivo di “A Serenade For The Dead”.

Non c’è dubbio sul fatto che ci troviamo di fronte a un’opera molto sottovalutata, probabilmente anche a causa della qualità dei due album successivi, ma è evidente che gli Edge Of Sanity fossero nel pieno della loro evoluzione artistica. Se amate il death più melodico, sperimentale, in qualche modo addirittura toccante, fatevi un piacere e riscoprite “The Spectral Sorrows”.

Federico “Federico95” Reale

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Tracce:
1. The Spectral Sorrows 1:44
2. Darkday 4:27
3. Livin’ Hell 4:18
4. Lost 4:34
5. The Masque 6:38
6. Blood Of My Enemies 3:28
7. Jesus Cries 4:48
8. Across The Fields Of Forever 6:07
9. On The Other Side 5:43
10. Sacrificed 3:50
11. Waiting To Die 3:11
12. Feedin’ The Charlatan 2:45
13. A Serenade For The Dead 2:22

Durata 54 min.

Formazione:
Dan Swanö – Voce/Chitarra/Tastiere
Andreas Axelsson – Chitarra/Basso
Sami Nerberg – Chitarra
Benny Larsson – Batteria