Recensione: The Spellbound Sessions [Ep]

Di Stefano Ricetti - 12 Aprile 2011 - 0:00
The Spellbound Sessions [Ep]
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Anno: 2011
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71

Anno nuovo vita nuova, ma fino a un certo punto. Gli Storici Tygers Of Pan Tang del chitarrista Robb Weir – possessore di una delle coppie più famose di baffi della NWOBHM, a giocarsi l’ultimo gradino del podio con i mustacchi di Steve Dawson dei Saxon – raddoppiano l’operazione di restyling e re-playing iniziata nel 2010 con Wild Cat, il primo album della Loro storia, ripercorrendo in cascata la carriera del gruppo, scomodando quindi Spellbound, secondo vagito giallonero.

Disco uscito originariamente nel 1981, vede il cambio di cantante – fuori Jess Cox e dentro Jon Deverill – e l’innesto di un funambolo della sei corde come l’ex Streetfighter John Sykes, a dar man forte al buon Robb. Oltre al resto, netto miglioramento anche del look generale, quindi, con il biondo e vaporoso uomo di Reading in formazione, mentre altrettanto non si può certo dire per la copertina, lontana dal risultare clamorosa.

Musicalmente, nel tempo, Spellbound assume per molti lo status di miglior album in carriera delle Tigri così come viene considerato dall’intellighenzia metallica  imprescindibile per inquadrare al meglio il periodo d’oro della New Wave Of British Heavy Metal. Non ultimo, poi, l’esordio di un talento naturale del calibro di Jon Deverill, addirittura osannato da taluna autorevole critica come l’ugola per antonomasia dell’HM inglese dei primi anni Ottanta.

Dati questi presupposti, il compito di risuonare del tutto sei pezzi su dieci tratti dal disco con la luna raffigurata sulla sfondo risulta particolarmente pericoloso e impegnativo, a partire dall’adrenalinica Gangland. Seguono Take It ed Hellbound, a Loro modo archetipo di molte canzoni NWOBHM, con la seconda a mo’ di manifesto del Tyger-sound. Mirror, un poco differente rispetto all’originale, permane particolarmente suadente e magica. Chiusura affidata all’inno Tyger Bay e all’innovativa, per quei tempi, Don’t Stop By.

La recente rivisitazione offre diversi spunti, a posteriori, primo fra tutti il fatto che i Tygers Of Pan Tang hanno saputo scrivere alcuni brani resistenti alla prova del tempo, degli evergreen assoluti, non a caso ancora considerati dei must all’interno della Loro scaletta on stage.   

I nostalgici integralisti continueranno a martellarsi le orecchie con il crepitio della puntina del vinile targato 1981, trovando masochisticamente – si fa per dire… – sollazzo nella produzione Eighties – comunque particolarmente brillante per l’epoca – da parte di Chris Tsangarides, fra un schitarrata di Sykes piuttosto che qualche sublime passaggio di Deverill. Unica variante consentita la ristampa in Cd con bonus track di qualche anno fa.  

Per il resto del mondo The Spellbound Sessions – 30Th Anniversary Special Edition merita viceversa più di una possibilità, anche solo per il fatto di saggiare che su disco i Tygers di oggi sanno trasformare in adrenalina e feeling espresso gli attributi che dimostrano di avere dal vivo all’interno di antichi cavalli di battaglia, in una sorta di omaggio postumo. Tanto di cappello al Nostro Jacopo Meille, italianissimo singer ufficiale delle Tigri di Whitley Bay, per la coraggiosa e impeccabile interpretazione.       

Stefano “Steven Rich” Ricetti

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Tracklist:
1. Gangland        
2. Take It        
3. Hellbound        
4. Mirror        
5. Tyger Bay        
6. Don’t Stop By                  
        
Line-up:
Jacopo Meille : Vocals
Robb Weir : Guitar
Dean “Deano” Robertson : Guitar
Brian West : Bass
Craig Ellis : Drums     

 

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