Recensione: The Struggle, the Self and Inanity

Di Emanuele Calderone - 17 Giugno 2011 - 0:00
The Struggle, the Self and Inanity
Band: Soulline
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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74

Giovani leve crescono. Così si potrebbe sintetizzare la carriera dei ticinesi Soulline, band attiva dal 2000, che solo a fine 2010 riesce a tagliare il traguardo del secondo album, intitolato “The Struggle, the Self and Inanity”.

Dediti inizialmente al più classico melodic death metal di ispirazione nordeuropea (quello che, tanto per intenderci, portò tanta fortuna a gruppi svedesi come Dark Tranquillity, Arch Enemy e Soilwork), i nostri hanno successivamente spostato la loro attenzione verso territori più melodici, contaminando la loro musica con influenze metalcore e pseudo-progressive.
Messa in questi termini la proposta del combo potrebbe forse sembrare scontata o poco appetibile per un pubblico smaliziato e poco avvezzo a sonorità di facile presa, eppure i sei musicisti riescono a creare un sound discretamente originale, rielaborandolo con gusto e personalità.

Dando un ascolto attento a questo “The Struggle, the Self and Inanity”, il primo aspetto che emerge è un’indubbia e spiccata propensione alla ricerca di melodie che da un lato siano facilmente memorizzabili e orecchiabili e che dall’altro mantengano un’eleganza formale tale da non rendere l’album poco longevo. Musicalmente, ciò si traduce in un rifferama discretamente complesso e articolato, serrato quanto basta ma mai cacofonico, sostenuto da una sezione ritmica piuttosto varia e possente, il tutto a sostegno delle tastiere che tessono i temi musicali dei vari brani, divenendo spesso e volentieri i perni centrali delle canzoni. Conseguentemente a quanto appena detto, anche la voce si adegua ai cambi di registro: nelle parti più tirate e aggressive Klod si destreggia con un  growl ben eseguito e adeguatamente impetuoso, mentre nei passaggi più ariosi e tranquilli il cantante sfodera una voce pulita di ottima fattura, grazie a un timbro caldo e a una buona tecnica esecutiva.

Composto da otto episodi, per un minutaggio di poco inferiore ai 40′, il full-length scorre nelle orecchie dell’ascoltatore con gradevolezza, non annoiando e presentando davvero pochi punti deboli.
I brani non difettano di classe e ferocia, risultando ben bilanciati ed equilibrati in ogni loro parte. Proprio quest’ultima caratteristica permette ai ragazzi di riuscire a comporre un album estremamente semplice da assimilare, pur risultando abbastanza elaborato.
Ascoltando attentamente quanto ci viene proposto, salta subito all’orecchio che le parti meglio riuscite sono quelle più melodiche ed emozionali. Badate bene, con quanto appena affermato non vogliamo assolutamente dire che i passaggi più tirati e aggressivi non siano dotati di fascino, ma se ci sono degli momenti che realmente colpiscono di “The Struggle, the Self and Inanity”, quelli sono proprio le aperture melodiche e i brani più atmosferici.
Ecco dunque che non si può rimanere impassibili quando si viene travolti dal chorus melodico dell’opener “Greed, Sweet Need”, che riporta alla mente quanto fatto dai finlandesi Rain Paint in “Disillusion of Purity”.
Tra i pezzi meglio riusciti figura sicuramente “New Order of Reality”, esaltante e coinvolgente grazie ad uno svolgimento mai banale e scontato. La canzone si muove tra passaggi tipicamente melodic death (l’influenza delle band della scena di Gothenburg è evidente, ma comunque il tutto è sempre ben rielaborato) e momenti più accostabili al metal-core di matrice americana, il tutto condito da una massiccia dose di melodia dal sapore quasi progressive metal. Ottimamente gestito anche il comparto vocale: Klod allieta l’ascoltatore con delle clean vocals di grande pregio, grazie al suo timbro leggermente nasale ma al contempo profondo, alle quali si accosta il growl, anch’esso eseguito con la giusta perizia.
L’unico pezzo che forse non riesce a convincere a pieno è “Still Mind”, dotato anch’esso di un ritornello catchy, ma di strofe poco accattivanti e sviluppate attorno a un numero esiguo di idee.

Ad aggiungere valore al full-length ci pensano poi una registrazione estremamente professionale e pulita, che dona al prodotto un aspetto ancora migliore.
Ottimi i suoni, cristallini ma non per questo posticci: da questo punto di vista sembra di essere al cospetto di un album prodotto da qualche grande major tanto è elevata la qualità.
I ragazzi della band si dimostrano oltretutto dei musicisti estremamente competenti nel maneggiare i propri strumenti, offrendo una prova che non mostra mai il fianco a critiche. Una nota di merito va ai due axe-men Lore e Marco, autori di una performance di altissimo livello, sia nel riffing sia nelle parti soliste, entrambi dotate di gusto, potenza e classe.

“The Struggle, the Self and Inanity”, nonostante alcuni lievi punti d’ombra (qualche passaggio a vuoto e idee ancora non sempre sviluppate al meglio), risulta essere un’opera in grado di competere a testa alta con altre uscite della scena.
Con la piena consapevolezza che il combo possa ancora migliorare per raggiungere così una piena maturità artistica, per ora a noi non resta che promuovere a pieni voti questo cd.
Complimenti.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Greed, Sweet Need
02- Still Mind
03- The Calling Spirit of Purification
04- A New Identity
05- New Order of Reality
06- The Needs of Mankind
07- The House of Enlightenment
08- Hypnotized

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