Recensione: The Tatterdemalion Express

Di Giorgio Vicentini - 30 Luglio 2004 - 0:00
The Tatterdemalion Express
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Genere:
Anno: 2004
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74

Cosa potranno avere mai in comune la Finlandia ed il Cile? Ma è ovvio!!! Il Doom. Se me lo avessero detto tempo fa, avrei fatto perlomeno una faccetta perplessa, dopo “The Tatterdemalion Express” so che questo è possibile: la finnica Firebox Rec. ed i cileni Mar de Grises decidono di unire i loro sforzi, per dare alle stampe un più che discreto esordio discografico.

 

Superato il primo momento di sorpresa, dovuto all’inconsueta provenienza geografica abbinata al genere in questione (almeno per il sottoscritto), si passa subito alla musica: un bel doom molto atmosferico ed originale nelle sue strutture ed accostamenti, introdotto senza troppi fronzoli da “El Otro…”, che irrompe prepotente e maestosa. Ho parlato di doom ma è una etichetta di comodo, una categoria di massima dettata più per la preponderanza di andature lente; è chiaro l’intento dei cileni di dare qualcosa in più alle loro forme musicali ed andare oltre le strutture tipiche, pur senza sfuggire dal sentiero-base.

In principio sono rimasto un po’ stranito di fronte a pezzi che sembravano poco coesi, dei quali non riuscivo a cogliere la vera linea guida pur sentendo chiaramente che c’era qualcosa che mi legava a questo disco. La chiave è stata lasciare da parte i preconcetti e i normali canoni di paragone solitamente validi per il genere; capire che le tracks non hanno un costrutto ordinario: non soltanto funeral doom, gothic od altro dalla forma monolitica, bensì un insieme di momenti e di idee, di atmosfere o di passaggi strumentali, racchiusi in una stessa composizione in maniera originale. La materia di partenza, plasmata di volta in volta, ha permesso di dare alla luce sette capitoli dalla durata elevata (fino agli undici minuti), che cambiano linea più volte, passando per riff pesanti e potenti, stacchi acustici, ritmiche ultra slow e quasi funeree come nel caso di alcuni frangenti di “Storm”. Personalmente, apprezzo parzialmente questo eclettismo, che in alcuni casi mi lascia tutt’ora un po’ incerto, preferendo composizioni leggermente più lineari. Comunque, sono sempre più convinto che sia soltanto questione di personale predispozione, perché è innegabile che dietro ad ogni pezzo c’è un notevole lavoro di songwriting e di ricerca della giusta atmosfera.

 

Proprio “atmosfera” è la parola chiave se ci si riferisce a “The Tatterdemalion Express”, in quanto pregno di momenti quasi silenziosi e sussurrati come nel caso della già citata “El Otro…”, durante la quale (ma non solo in essa) è palpabile il richiamo senza tanti veli agli Anathema d’annata (periodo “The Silent Enigma”). Credo sia indubbio che, la prima cosa di cui ci si può innamorare in questo platter, è l’espressività della sezione strumentale, che riesce a comunicare tranquillità, pace, malinconia fino ad essere un sottofondo rilassante grazie alle pause morbide di pianoforte, tastiere e chitarra acustica; un gioco tra chiaro e scuro, che evidenzia ancor di più i lunghi momenti di stasi silenziosa da quelli più roboanti, rabbiosi ed aggressivi (“Be Welcome Oh Hideous Hell”). Per dimostrare l’enorme sensibilità artistica propria dei cinque musicisti, la capacità di toccare le corde dell’emotività, è impossibile non citare l’acustica “Self Portrait No. 1”, morbidissima, raffinata e completamente eseguita al pianoforte (da notare che il cantante-pianista è un autodidatta), oppure la semi acustica “Onirica”, con il suo crescendo delicato e fine che, arrivata al culmine, muore sfumando lenta in un parlato in spagnolo ed un pianoforte soffuso.

 

Unico appunto, che non posso evitare a questo disco, è l’uso non sempre ottimale delle voci che avrebbe dato ancor più forza alle composizioni: alcune volte perfettamente inserite nel contesto e convicenti (il growl vero e proprio), in altri casi non del tutto all’altezza, come certi tratti del parlato o alcuni momenti a mezza via tra voce estrema e non.

 

L’acquisto è consigliato? Sì, consigliatissimo anche solo per il fatto che i Mar de Grises sono una promettente prospettiva per il futuro che, già da ora, mette sul tavolo una serie notevole di credenziali e di capacità.

Tracklist:
01. El Otro…
02. To see Saturn fall
03. Storm
04. Recklessness
05. Self Portrait no1
06. Be welcome oh hideous hell
07. Onírica

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