Recensione: The Third Revelation

Di Fabio Gironi - 14 Febbraio 2004 - 0:00
The Third Revelation
Band: Black Flame
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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90

Con un booklet molto curato con tanto di foto e testi mi si presenta il terzo lavoro [dopo i due precedenti demo “Welcome” ed “Orgiastic Funeral”] dei Black Flame, trio torinese formato da membri dalla notevole esperienza e con alle spalle altre esperienze nel campo: Cardinale Italo Martire [voce e chitarre], Serpentrax [basso] e Fog [batteria].
Questo è immediatamente evidente ad un primo ascolto, che ci mostra una band compatta e precisa, valorizzata da una produzione pressochè perfetta, potente al punto giusto. Ho trovato in particolare ottimo il bilanciamento della batteria, corposa ma mai invadente.

Dalle cinque tracce più un intro, un outro ed una cover che compongono il demo [per un totale di circa 35 minuti: praticamente un album a tutti gli effetti] emerge una scelta di un black metal pesantemente influenzato dal thrash anni ’80 e dai primi esperimenti di band come i Venom. Il brano di apertura infatti coglierebbe impreparato un ascoltatore disattento che si aspettasse un disco di raw black metal assalito -come invece sarebbe- da una sfuriata ritmica puramente thrash ed un growling cupo.
Già dal secondo pezzo, al contrario, incontriamo la “seconda anima” del gruppo: un brano più vicino a quelle sonorità spesso definite come “suicidial black metal”, quelle di Shining e Craft per intenderci, dove anche le vocals slittano verso un ringhio più smaccatamente black.
Il disco si snoda intorno a questi due poli musicali, intrecciando gli stili con sapiente uso delle atmosfere e dei cambi di tempo [è infatti davvero maiuscola la prestazione del batterista, per tutta la durata del disco: preciso e potente è il vero motore dei brani] e -cosa rara per il black- facendoci sempre sentitre il basso.
Da nominare l’ottima cover di “Abbot” dei Mortuary Drape, suonata con la collaborazione di Wildness Perversion e Left Hand Preacher in persona.

Per vari ritardi, ho avuto modo di ascoltare questo CD per molto tempo prima di stendere questa recensione e devo ammettere che non è un disco facile. Sulle prime mi ero quasi sorpreso di tutto l’entusiasmo che aveva riscosso tra i “colleghi” di altre testate. Solo con il tempo mi stà conquistando, pur lasciandomi tuttora incapace di avere un opinione nettissima a riguardo. Personalmente preferisco i brani dove il gruppo cerca la costruzione di atmosfere piuttosto che dove sceglie l’aggressione “thrasheggiante” più diretta. Spunti come il piano che chiude “The Creator Failed” o quella splendida chitarra acustica che compare verso la metà di “Memories Of Blood And Sins” [che fa molto Solefald] andrebbero ampliati ed usati più spesso.
Due brani su tutti: “First Litany Of Eternal Nothingness” e “Memories Of Blood And Sins”.

Quello che è certo è che ci troviamo di fronte ad un prodotto di alta qualità, un demo prodotto in maniera impeccabile, suonato una band matura tecnicamente e compositivamete. Tra breve avranno luogo le registrazioni del primo full-lenght: non ci resta che aspettare.

1. Prelude To Panemonium
2. The Creator Failed
3. First Litany Of Eternal Nothingness
4. Memories Of Blood And Sins
5. Essence Of War
6. Furious Morbid Breed
7. Abbot
8. Wandering Hermit

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