Recensione: The Triumphant Age Of Death

Di Alessandro Marrone - 3 Giugno 2019 - 8:00
The Triumphant Age Of Death
Band: Dim Aura
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2019
Nazione:
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85

Se pensate ad Israele, molto probabilmente non vi verrà in mente alcun tipo di accostamento con il black metal, neppure se siate provvisti di una fantasia assai bizzarra. I Dim Aura arrivano invece proprio da Tel Aviv e a 6 anni di distanza dal loro primo full-lenght (The Negation Of Existence) sono tornati in studio, perorando la causa del metallo oscuro che in quella che rappresenta la prima metà del 2019 può dirsi pienamente soddisfatta per le nuove e vigorose proposte provenienti dal globo intero. Insomma, se dovessimo invadere un pianeta o un altro sistema solare sulle note degli adepti di Quorthon e soci, avremmo l’imbarazzo della scelta anche solo pescando dalle uscite di questo primo semestre, ma a dirla tutta, potremmo risparmiare la fatica mandando in loop il nuovo The Triumphant Age Of Death, nichilistico album degli israeliani, ormai consapevoli di aver affilato il proprio sound e le proprie qualità con lo strumento.

 

Formazione tradizionale a quattro elementi, quella che nella maggior parte dei casi riesce a sfoderare la profondità e la potenza sonora che le numerose one-man-band non sempre riescono a offrire, ma in realtà l’offerta dei Dim Aura è qualcosa che trascende il semplice concetto di black metal, di musica dura o più semplicemente di assalto ai vostri timpani. Lungo i quasi cinquanta minuti di trionfo misantropico, i Dim Aura sputano fuoco e sangue dalle tonsille di Halm Guseinov, tessendo ritmiche puntualmente sostenute da un’accoppiata basso/batteria impeccabile, non soltanto per la varietà dei ritmi che valorizzano ogni singola canzone, differenziandola ognuna dall’altra, ma anche per la continua ricerca di peculiarità che inserite l’una dopo l’altra all’interno di un contesto sviluppatosi lungo nove canzoni (8, poiché Antinomianism è un semplice quanto azzeccato interludio) riescono a creare un percorso emozionante. L’album non è però solo ottima musica e massima dedizione per la causa, ma la versatilità compositiva e la concretezza degli strumentisti si traducono in un olocausto universale che spazia tra blast beat e parti più cadenzate, o meglio dire marziali, come l’ultimo minuto della eccezionale opener Clockwork Negativism, autentico manifesto per il black metal contemporaneo.

 

L’ascolto scorre veloce e con la più impegnativa Blood Boiling Misanthropy, i Dim Aura mettono in campo anche un lato atmosferico che funge da perfetto contraltare per una copertina che suggerisce che non si tratterà di un assalto suicida dettato da una furia disumana, bensì una serie di colpi più ragionati che al tempo stesso non faranno prigionieri. Dopo pochissimi minuti siamo assaliti dalle prime quattro canzoni, senza dubbio un corridoio d’oro che fa salire una febbre che sarà in grado di placarsi per un paio di minuti, una volta terminata Death, Total Death – e in questo caso mai titolo fu più azzeccato per una deflagrazione totale di ciò che resisteva ancora della nostra sanità mentale. Verso la parte finale il sound dei Dim si fa più lento, concedendosi qualche accelerazione con la conclusiva Mors Vincit Omnia, ma in fin dei conti, i primi 20/25 minuti sono già stati abbastanza per capire che questo disco sarà difficile da scacciare dal nostro lettore cd.

 

Ogni brano gode di vita propria, ogni strofa ha la forza di dire la sua grazie ad un quartetto ispirato e che si immola per spiccare in una marea di proposte più o meno analoghe, ma che raramente riusciranno anche soltanto ad avvicinarsi al lavoro messo a segno dal combo israeliano. Per i puristi del sound o coloro che storgono il naso quando non riconoscono chitarre che sembrano registrare in mezzo al bosco con un Sanyo anni ’90, ho qualche buona notizia in più. The Triumphant Age Of Death suona bene per qualsiasi tipo di ascoltare o di lo-fi nerd – mi spiego meglio: puoi distinguere il basso pur mantenendo le voce e le chitarre al centro dell’attenzione, mentre la batteria ha quel sapore di acustico che tanto manca al metal contemporaneo. Dietro a tutto questo, il risultato complessivo è potente ma pur sempre naturale ed è proprio questo che rende il nuovo album dei Dim Aura ancora più brutalmente pronto ad annientare ogni cosa.

  

 

Brani chiave: Clockwork Negativism / Black Heretic Hate / Blood Boiling Misanthropy

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