Recensione: The Vile Conception

Di Pier Tomasinsig - 13 Settembre 2008 - 0:00
The Vile Conception

Terzo full-length per i nostrani Hour Of Penance, “The Vile Conception” è quello che suol definirsi il disco della “consacrazione”. Non solo perchè, dopo anni di sudata gavetta, i nostri finalmente approdano su un’etichetta di rilievo internazionale in ambito death (quella Unique Leader che ha lanciato, tra gli altri, gruppi del calibro di Aeon e Decrepit Birth); ma soprattutto perche “The Vile Conception” ha tutti i requisiti per porsi come il lavoro migliore mai prodotto dalla band capitolina. Dopo due dischi più che validi ma tutto sommato ancora lontani dal raggiungere la piena maturità compositiva quali “Disturbance” (2003) e “Pageantry For Martyrs” (2005), gli Hour Of Penance finalmente ci propongono un album in grado di competere in tutto e per tutto ad armi pari con i nomi più importanti della scena brutal internazionale, confermando appieno le ottime impressioni che aveva suscitato il promo del 2007.

La formazione è stata in parte rivoluzionata rispetto a quella del precedente full-length, con l’inserimento del cantante Francesco Paoli e del bassista Silvano “Nightorn” Leone a sostituire, rispettivamente, Alex “Necrotorture” Manco ed Enrico Schettino. Il cambio di line-up sembra ad ogni modo aver giovato agli Hour Of Penance, che in questo nuovo album suonano compatti e affiatati come non mai. La ricetta a grandi linee è sempre la stessa: brutal-death di stampo americano, tecnico quanto basta, imperniato su violentissime sfuriate in blast-beat, riffing serrato, preciso ed incalzante e tempi molto sostenuti. Un assalto frontale all’insegna della ferocia incondizionata, sapientemente arricchito da pregevoli assoli in cui emerge una vena melodica molto ispirata, che talvolta riporta alla mente lo stile tipico dei Nile.

Le dieci tracce che compongono questo “The Vile Conception” si caratterizzano tutte per notevole varietà e dinamismo, nonchè per una durata media piuttosto contenuta: si punta sulla concretezza e su un impatto devastante, senza perdersi in fronzoli o virtuosismi eccessivi, nonostante il livello tecnico espresso dai nostri sia di prim’ordine. A tal proposito, c’è da dire che il lavoro della sezione ritmica è assolutamente terrificante; in particolare il batterista Mauro Mercurio -vero motore della tremenda macchina di distruzione che risponde al nome di Hour Of Penance- si rende protagonista di una prestazione degna di encomio per potenza, precisione e velocità esecutiva. Ottima anche la prova del nuovo vocalist Francesco Paoli, che con il suo growling feroce e brutale va a sottolineare ulteriormente la di per se già notevole aggressività dei pezzi. Grande professionalità sotto ogni aspetto dunque, anche per quanto riguarda la qualità dei suoni e l’artwork, tanto classico quanto accattivante.

Il mio auspicio è che un lavoro di questa fattura non si perda nel marasma delle numerosissime produzioni in ambito brutal-death di cui il mercato è stracolmo, finendo per passare “in sordina” e venir presto dimenticato a favore di nomi più noti ed altisonanti. In questo 2008 che ha visto l’uscita dei nuovi album di colossi quali Deicide e Hate Eternal, “The Vile Conception” ha tutte le qualità per uscire a testa alta dal confronto con le succitate e ben più blasonate band; anzi, non esito ad affermare che sotto il profilo della freschezza compositiva gli Hour Of Penance hanno dato alla luce un album ben più convincente ed efficace rispetto ad un “Fury & Flames” o a un “Till Death Do Us Part”.
Va detto, per correttezza, che tra i molti pregi di “The Vile Conception” non rientra l’originalità. Certo, gli ingredienti per un ottimo disco brutal-death ci sono tutti: songwriting vario e ispirato, tecnica, violenza a profusione. D’altro canto i nostri ripropongono fedelmente tutte quelle che sono le caratteristiche consolidate del genere. È in questo -a voler essere pignoli- che sta il loro limite, nella misura in cui si può avvertire una sensazione di già sentito, complice anche una produzione che, per quanto quasi impeccabile, può risultare un po’ “spersonalizzata”, determinando un effetto omologante. Del resto si tratta di un limite che affligge gran parte delle release brutal di questi anni e non mi pare il caso di penalizzare troppo gli Hour Of Penance per questo. Resta il fatto che “The Vile Conception” è un gran bel disco, indice dell’ottimo stato di forma di un gruppo che merita assoluto supporto.

Tracklist:

1. Misconception

2. Liturgy of Deceivers

3. Hideously Conceived

4. Drowned in the Abyss of Ignorance

5. Absence of Truth

6. Slavery in a Deaf Decay

7. The Holy Betrayal

8. From Hate to Suffering

9. Conjuration Sworn

10. Hierarchy of the Fools