Recensione: The Will To Kill

Di Matteo Bovio - 11 Dicembre 2002 - 0:00
The Will To Kill
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Anno: 2002
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83

Tornano a stupirci i Malevolent Creation, con un nuovo lavoro in studio; non voglio essere ipocrita venendovi a dire che questo è il loro miglior lavoro di sempre o simili, niente di più falso. Ma devo ammettere che in quest’annata, in cui il Brutal ha regalato buoni lavori ma niente di fenomenale, The Will To Kill può tranquillamente competersi il titolo fittizio di album dell’anno. Senza dover rivedere il proprio suono nè stravolgerlo, la band si è limitata a utilizzare i soliti strumenti per tirar fuori un album di stampo classicissimo, con un totale di 11 brani tra cui sicuramente troverete di che soddisfarvi.

La iniziale title-track è ottima per spiegare le coordinate sonore di questa mazzatona: a differenza dei loro esordi, oggi la band si lascia andare a sfuriate molto più veloci, influenzata forse dal trend imperante oggigiorno. Il riffing è probabilmente accostabile a quello di In Cold Blood, sempre molto vario ed articolato in ogni singola canzone. E quando viene il momento di rallentare, come al solito, i Malevolent Creation danno una spanna di differenza a tutti… La successiva “Pillage And Burn” ci riporta indietro per un attimo ai tempi di Retribution, ma non è su questa impronta che si ferma l’album in sè.

Se vogliamo apprezzare a pieno questo cd è su pezzi come la già citata title-track che dobbiamo fermarci, oppure sulla compatta “All That Remains”: come al solito saremo sommersi da stop improvvisi, riff suonati a 200 all’ora e gusto e compattezza nella stesura dei brani. Non mancano “anomalie” come l’immediatamente successiva “With Murderous Precision” il cui riffing sembra quasi preso da bands come Immolation; ci penserà poi “Rebirth Of Terror” a ricordarci che qui, invece, siamo sempre al cospetto degli unici…

Una sola cosa rimpiango del loro passato: vi ricordate il cantato del già citato Retribution? Ecco… Kyle Symons, neo-arrivato (anche se già partecipava al grandissimo side project dei due chitarristi, gli Hate Plow), esegue una prova professionale e di altissimo livello, ma non riesce ad emulare la grinta e la ferocia propria dei tempi che furono.

Sono sempre stato più che convinto che i Malevolent Creation siano stati sottovalutati all’interno della scena, che non ne sia mai stata riconosciuta l’immensa superiorità rispetto a tantissimi altri gruppi. Spero che il fatto di firmare per una major come la Nuclear Blast possa aiutarli nell’emergere; di sicuro l’impegno da parte loro, con questo nuovo album, è arrivato. Come vi ho già ripetuto, non aspettatevi il capolavoro del secolo, o altro; aspettatevi un grande album che rispetta la tradizione di chi è giunto al 9° (credo di aver contato giusto) album in studio, con alle spalle almeno tre grandi capolavori. Una band che forse ha sempre sofferto troppo il fatto di essere accostata a grandi nomi, e della quale non sono mai state messe in rilievo invece le grandissime capacità; The Will To Kill sarà un ottimo e gradito ascolto per i vecchi fan, e una piacevole scoperta per chi invece si avventura per la prima volta nel loro massacrante mondo.
Matteo Bovio

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